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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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431. RIFLESSIONI SUL 'NUOVO' CALIFFATO ISLAMICO di Roberto Rapaccini
Nel 2012 ho
scritto un libro, Paura dell'Islam[1],
che partiva dal seguente presupposto. Si andava profilando in Occidente, dopo i
tragici fatti dell'11 settembre 2001, un confronto sempre meno pacifico con l'Islam.
Il sottotitolo del libro così precisava i contenuti del saggio "Il
travisamento della cultura islamica nella genesi del terrorismo". L’Islam non è soltanto una religione, ma rappresenta anche una realtà
geopolitica, ed è erroneamente
considerato una monade unitaria. Diversamente l’Islam è un mondo estremamente
composito e disomogeneo, nel quale tra l’altro manca un’autorità capace di
esprimere una posizione ufficiale su ogni specifica questione. In proposito, la
Lega Araba non ha mai avuto la forza per svolgere una leadership. Dall'11 settembre 2001 si diffuse un senso di paura nei
confronti del mondo islamico, che spingeva a individuare in ogni musulmano un
potenziale terrorista. Ma l’Islam non coincide con una ridotta frangia che
pratica il ricorso alla violenza come strumento di affermazione di una
malintesa fede religiosa. Al contrario
esistono tanti Islam analogamente a quello che avviene nel Cristianesimo, nel
quale convivono, ad esempio, cattolici, protestanti,
ortodossi. Mi sembrava inoltre irragionevole che due grandi culture, come quella
musulmana e quella cristiana si fronteggiassero con tanta acredine. Così ho
pensato che alla base di tante incomprensioni ci fossero i danni di una visione
etnocentrica, che spinge ognuno a
giudicare le altre culture e ad interpretarle in base agli unilaterali criteri mutuati dalla propria. Pensavo,
inoltre, che in Occidente ci fosse un difetto di conoscenza che portava alla
facile assimilazione fra islamici in generale e cellule fondamentaliste. Così l'obiettivo
che si proponeva Paura dell'Islam era
strettamente divulgativo; in altri termini era necessario favorire una corretta conoscenza, almeno degli
elementi di base del mondo islamico, propedeutica
a che ognuno potesse maturare posizione libere da preconcetti. In pratica, non
intendevo favorire un giudizio positivo o negativo sul mondo musulmano, ma
semplicemente integrare le premesse affinché detto giudizio fosse informato,
cioè supportato da un'adeguata formazione. Non è raro che le guerre siano
originate da malintesi, contraddizioni, ignoranza. Su YouTube è possibile
vedere un cortometraggio intitolato 2men 1war nel quale un cristiano ed un
musulmano raccontano di essere ora amici e di lavorare insieme, dopo essersi combattuti
su fronti opposti ignari l'uno dell'altro, per trentatre anni durante la guerra
civile libanese[2].
All'inizio del video si legge una frase di Lao Tsu: knowing
others is wisdom; knowing the self is enlightenment[3]. Le vicende
belliche, con le loro logiche perverse, si impongono sulle coscienze
individuali che spesso aspirerebbero alla solidarietà e alla comprensione
reciproca. Oggi purtroppo la situazione a livello geo-politico è molto
cambiata. Già Osama Bin-Laden aveva concepito il progetto della creazione di un Califfato islamico, ovvero di una vasta area territoriale nella quale la Sharia
si sostituisse a qualsiasi forma di normazione ordinaria, con conseguente
creazione di un ambito territoriale con caratteri fortemente fondamentalisti e
di intolleranza nei confronti delle altra religioni a cominciare da quelle 'del
Libro' (Ebraismo e Cristianesimo)[4].
Nel mondo musulmano fondamentalista infatti non trova posto il concetto di
pluralismo religioso. L'Islam è l'unica religione. Corollario di questo è la
difficile comprensione del termine 'laico', confuso con la nozione di 'ateo', e
la difficile percezione della differenza fra secolare e religioso. Il progetto
del Califfato che, fino alla morte di Bin Laden, sembrava un astratto obiettivo
programmatico del Fondamentalismo islamico, sta avendo un'attuazione pratica
con la creazione dell'Isis e le iniziative
del suo leader Abu Bakr Al Baghdadi[5].
Corollario dell'attuazione di questo progetto è la cacciata e la strage di
cristiani, nonché altri gravi atti di intolleranza e violenza nelle aree
assicurate al costituendo Califfato[6].
È naturale che l'Occidente, oltre allo sdegno per queste violenze, avverta la
costituzione del Califfato come un grave attacco. Tuttavia credo che questa
situazione geo-politica non debba influenzare la convivenza[7]
pacifica con le comunità islamiche nei nostri territori per due motivi: innanzi
tutto continuo a credere che le frange fondamentaliste non rappresentino tutto
l'Islam, ma una minoranza che per le sue eclatanti iniziative è maggiormente
oggetto di attenzione da parte dei media. Inoltre mi sembra totalmente fuori
luogo applicare la reciprocità nei confronti dei fedeli dell'Islam, come purtroppo
non pochi, anche a livello politico, propongono. In altri termini l'intolleranza
non giustifica la nostra intolleranza che sarebbe il ripudio di decenni di
cultura, soprattutto illuministica. Resta il grave problema geo-politico
caratterizzato dai gravi fatti che provengono dall'Iraq e dalle altre aree
interessate dal costituendo Califfato: la questione dovrebbe essere oggetto di
una seria ed imparziale (ovvero non inquinata da particolaristici interessi
politico-economici) considerazione nelle competenti sedi internazionali. Sarebbe
altresì auspicabile che settori moderati dell'Islam prendano le distanze e si
dissocino dal Fondamentalismo. Purtroppo sembra che questa possibilità sia
remota: di fronte alle violenze pseudo - religiose, generalmente la rimanente
parte del mondo islamico, pur non solidarizzando, non prende le adeguate
distanze. Come è stato detto in precedenza, va altresì considerato che l'Islam
a differenza di altre religioni non ha un vertice che possa esprimere una
posizione ufficiale, ad esempio, analogo al magistero cattolico, in quanto,
soprattutto l'Islam sunnita (il 90% circa), ha un carattere orizzontale in
quanto non prevede intermediari fra l'uomo e Dio. Nel quadro attuale tragico e
particolarmente negativo vanno considerati alcuni elementi positivi, ovvero la
dissociazione dell'Islam asiatico dal progetto del Califfato e timidi segni di
solidarietà nei confronti dei cristiani che spontaneamente alcuni ambienti
islamici stanno manifestando[8].
Anche in questo caso non voglio suggerire una posizione. Spero di aver dato
degli elementi di riflessione che possano frenare irrazionali reazioni
istintive. ROBERTO RAPACCINI
[1] Roberto Rapaccini, Paura dell'Islam, Cittadella, Assisi,
2012.
[2] Il link: https://www.youtube.com/watch?v=Fq0SGkrBYvs
[3] Conoscere gli altri è saggezza;
conoscere sè stessi è illuminazione (ndt)
[4] Vedi voce Califfato, Enciclopedia Treccani.
[5] Giordano Stabile, Al Bagdadi da jihadista a califfo, La
Stampa, 3/7/2014.
[6] Andrea Milluzzi, Mosul, Iraq. Cristiani in fuga dalls case
contrassegnate, L'Huffington Post, 21/7/2014.
[7] Preferisco i termini convivenza
e rispetto, ai termini tolleranza e integrazione, che mi
sembrano corollari di una visione etnocentrica.
[8] Benedetta Frigerio, Giornalista musulmana va in onda con la
croce al collo contro la persecuzione dei cristiani, Tempi.it, 30/7/2014.
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(Carl Gustav Jung)
8 commenti:
come appena scritto per l'articolo POP S&M, MORE SMOKE & MIRRORS by un'Americana a Venezia, anche in questo caso tanti spunti per riflettere. Spunti ben documentati che ci offrono l'occasione per ragionare, meditare, riflettere. Nel silenzio delle mie passeggiate mattutine un motivo in più per pensare.
Grazie Roberto!
Chiara P.
Grazie Chiaretta!
ciao Roberto quindi se ho capito bene gli islamici non hanno un vero è proprio "capo " e quindi anche intavolare delle trattative di pace diventa impossibile.
Ciao Nicola, è proprio così. Per questo anche a livello nazionale gli accordi fra lo Stato italiano e la comunità islamica sono difficili in quanto nessun organo è rappresentativo di tutti. Nella Chiesa cattolica il Papa esprime il punto di vista ufficiale nell' Islam non cè un'autorità equivlente.. Questo vale per i Sunniti (il 90 %) mentre gli Sciti (sono soptattutto in Iran) hanno una gerarchia politico religiosa, gli ayatollah.
Ciao Nicola, è proprio così. Per questo anche a livello nazionale gli accordi fra lo Stato italiano e la comunità islamica sono difficili in quanto nessun organo è rappresentativo di tutti. Nella Chiesa cattolica il Papa esprime il punto di vista ufficiale nell' Islam non cè un'autorità equivlente.. Questo vale per i Sunniti (il 90 %) mentre gli Sciti (sono soptattutto in Iran) hanno una gerarchia politico religiosa, gli ayatollah.
Ciao Nicola, è proprio così. Per questo anche a livello nazionale gli accordi fra lo Stato italiano e la comunità islamica sono difficili in quanto nessun organo è rappresentativo di tutti. Nella Chiesa cattolica il Papa esprime il punto di vista ufficiale nell' Islam non cè un'autorità equivlente.. Questo vale per i Sunniti (il 90 %) mentre gli Sciti (sono soptattutto in Iran) hanno una gerarchia politico religiosa, gli ayatollah.
Ciao Nicola, è proprio così. Per questo anche a livello nazionale gli accordi fra lo Stato italiano e la comunità islamica sono difficili in quanto nessun organo è rappresentativo di tutti. Nella Chiesa cattolica il Papa esprime il punto di vista ufficiale nell' Islam non cè un'autorità equivlente.. Questo vale per i Sunniti (il 90 %) mentre gli Sciti (sono soptattutto in Iran) hanno una gerarchia politico religiosa, gli ayatollah.
Ciao Nicola, è proprio così. Per questo anche a livello nazionale gli accordi fra lo Stato italiano e la comunità islamica sono difficili in quanto nessun organo è rappresentativo di tutti. Nella Chiesa cattolica il Papa esprime il punto di vista ufficiale nell' Islam non cè un'autorità equivlente.. Questo vale per i Sunniti (il 90 %) mentre gli Sciti (sono soptattutto in Iran) hanno una gerarchia politico religiosa, gli ayatollah.
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