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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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74. L’INSOSTENIBILE LEGGEREZZA DELLA PERFEZIONE di Roberto Rapaccini
Questo post è diverso dagli altri perché riguarda aspetti strettamente personali. Molti libri, precipitato di solide filosofie e religioni, insistono sulla necessità che l’uomo si affranchi dai sensi per la sua evoluzione spirituale. La mia attuale condizione mi ha spinto a riconsiderare questo principio. Premetto che, per motivi inerenti alla mia salute, è molto ridotta (spero transitoriamente) la mia capacità di rilevare stimoli esterni e interni. In altri termini, molte mie funzioni non si regolano sulla base di afferenze sensitive, ma sono programmate. Per essere più chiari, in concreto non mangio e non bevo per fame e per sete, ma in momenti prestabiliti e predefiniti. Il caldo ed il freddo non mi causano disagio in quanto sono scarsamente percepiti da me; tuttavia il sudore o i brividi mi segnalano quando il mio abbigliamento non è adeguato. Eppure, ripensando a tante mie letture, questa mia condizione di non dipendenza dai sensi non mi sembra un’evoluzione. Mi viene in mente l’indescrivibile desiderio, soprattutto estivo, di bere una bibita fredda, o il piacere di rifugiarmi nella frescura di una chiesa per trovare riparo alla calura estiva; o la difficoltà di arginare l’avidità nei confronti di alcuni cibi. L’imperfezione umana dovuta alla dipendenza dai sensi, mi sembra ora un patrimonio piuttosto che un limite. Mi viene in mente una sequenza del film “Il Cielo sopra Berlino”. Damiel, uno dei due angeli che hanno una funzione ‘notarile’, cioè registrano le contingenze, apparentemente futili, dell’esistenza degli uomini, invidia la caducità e la precarietà dell’esperienza umana, piacevolmente dipendente dagli appetiti sensoriali. Significativamente il film è in bianco e nero per sottolineare la visione degli angeli asetticamente distaccata dalle emozioni. Gli uomini percepiscono invece la realtà attraverso l’indefinitezza e la ricchezza soggettiva della visione cromatica. La spiritualità è monocolore, mentre la sede del contingente è piena di forme e colori, lo spirito è ristretto dal tempo e dallo spazio. L’angelo Damiel, attratto dalla città ed, in particolare dalle gioie e dalle sofferenze degli umani, rinuncerà all’immortalità per provare le emozioni dell’imperfezione. Turbato dalla disperata solitudine di Marion, una trapezista dal cuore puro, sente un amore discreto per lei e decide di viverle accanto, lasciando l’ordine e l’armonia del cosmo cui appartiene, per assumere, attraverso la condizione umana, una nuova identità spirituale. ROBERTO RAPACCINI
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WEBMASTER: Roberto RAPACCINI
A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.
(Carl Gustav Jung)
4 commenti:
In molti film la superiorità evolutiva degli extraterrestri viene concepita come controllo totale sulle emozioni come in una assenza dalla dipendenza da essi, e le percezioni sono di tipo cosmico e quindi globali, piuttosto che legate a sensazioni contingenti. La supposta superiorità delle astrazioni piuttosto che della contestualità è, appunto, solo supposta. Ciò sarebbe per molti la possibilità di conoscere il bene, si andrebbe verso il bene quindi solo liberandosi dalle passioni transitorie, per raggiungere una completa conoscenza solo coi legami mentali (nemmeno fisici).
Tutta mentalità orientale che vive nella letteratura e filmica fantascientifica.
Roberto Sky latini
Roberto ha toccato un agomento che a mio avviso meriterebbe una bella discussione (tipo forum)su il continuo oscillare dell'essere umano tra l'anelito alla perfezione e l "avventura" della navigazione nel contingente e precario sensoriale. Siamo degli Ulisse in continua ricerca.
Lancio una proposta: perchè non postiamo in molti le ns impressioni su questo argomento e apriamo una discussione?
Che ne dici Roberto?
Chiara
E' un'ottima idea, Chiara!
Questo approccio mette in discussione tante idee consolidate, ma che evidentemente non hanno riscontro nella realtà. Aspiriamo ad essere solo spirito, ma siamo anche carne... per fortuna!
Roberto
Ciò che tu, Roberto, dici di te, della tua privazione sensoriale, non ti esclude dalla vita di carne, che fluisce utilizzando molto dei cinque sensi, nonostante tutto. Non ti fa angelo fuori del mondo, e non ti esclude dalle percezioni per quanto parziali. Anche i sordo muti ciechi, pur molto esclusi dalla vita del mondo, percepiscono a modo loro, se non altro se stessi.
Un uomo senza corpo non esiste...almeno per il momento, esiti di coma compresi.
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