Quest’anno lo reputo migliore di quello scorso. Il meglio del 2009 (su tutti Megadeth; Saxon; Stratovarius; Andre Martos e Sonata Arctica) non raggiunge il meglio del 2010. Siamo ad un livello realmente alto, dove molti gruppi si sono impegnati davvero a sfornare prove artistiche con la A maiuscola. Nota interessante è il fatto che vecchie glorie date per perse, come Ozzy Osbourne e Ross The Boss, hanno invece stupito tutti per energia e idee. Altra nota curiosa è che i tre gruppi fondatori del metal storico tedesco (Scorpions; Accept; Helloween) sono usciti insieme come se si fossero messi d’accordo, e con dischi niente affatto noiosi, anzi, molto validi ed efficaci, superando le aspettative, e con dischi migliori di quelli di molti giovani attuali. Ma la germania non dorme mai, e lo dimostra il fatto che per me il migliore dell’anno è l’album dei Blind Guardian. Da tenere presente che sia le vecchie quanto le nuove sonorità hanno prodotto ottimi lavori. Il metal quindi non è finito e regge anche senza l’apporto dei Mass-media alquanto silenti verso il genere. Altra considerazione: l’Italia (con Rhapsody of Fire; Arthemis e Deva su tutti), per vitalità e creatività non è peggiore degli altri paesi, anzi….. Delusioni ? Tarja; Avantasia; Tankian; Killing Joke; Gamma Ray…ma forse perchè ci si aspetta troppo da loro; infatti, almeno per Tarja e Avantasia, la delusione è relativa. Per me è stato molto difficile decidere la graduatoria.
P.S. Come potete notare, quest’anno ho ascoltato molto poco fuori dal Metal.
10
1. AT THE EDGE OF TIME Blind Guardian
Dopo quattro anni dall’ultima opera (perchè per questo gruppo epico, ogni album può ben definirsi “opera” quasi fosse un lavoro di musica classica) esce uno stupendo album che per essere assimilato necessita di molti ascolti. E’ un disco difficile da descrivere in quanto piuttosto complesso. Nessun brano è da considerare minore, infatti tutto l’album è riuscito appieno. Rispetto al passato il disco è molto cantato e minore spazio è dato alle parti solo strumentali, sebbene sia estremamente ricco anche dal punto di vista strumentale. Il loro Metal si è poi fuso col sinfonismo in modo maggiore rispetto a come ci avevano abituati, hanno sempre avuto più uno stile epico che sinfonico, mentre stavolta hanno leggermente deviato, senza però perdere nulla delle loro vecchie caratteristiche. I “bardi” tedeschi fanno del loro nono album da studio un capitolo di alto livello, più alto rispetto al disco precedente anche se non il più alto della loro carriera (visto che “Nightfall in the middle-earth” del ’98 non potrà mai essere superato).
2. WILDERNESS HEART Black Mountain
Spegnere la luce, sedersi in poltrona e tenere gli occhi aperti nel buio. Questo disco va ascoltato così, perché il sound è ipnotico e avvolgente. Un forte senso di fluttuazione che trascina l’ascoltatore in un viaggio onirico. Una dimensione musicale in cui Black Sabbath; Led zeppelin; Deep Purple; Pink Floyd; David Bowie; Patti Smith ma anche altro (soprattutto anni ’70) sono le preponderanti tracce cui i membri del gruppo si ispirano; c’è però anche molto “Stoner” stile anni 2000. Il suono è ovattato ma cola denso, attraverso una chitarra corposa e una tastiera sinuosa. Nonostante le tante influenze inglesi, centrale rimane la presenza americaneggiante di questo lavoro, sottolineata anche dalla voce maschile. Si, perché qui si trova l’uso di due voci, maschile e femminile, due cantanti perfettamente inseriti nella trama compositiva che delle loro ugole ne fanno un uso superlativo senza virtuosismo ma con una sensibilità musicale eccellente. Fanno un ottimo effetto quando cantano insieme nello stesso momento. A volte quella maschile ricorda Bowie o gli Oasis (senza dimenticare la voce dei Pink F. che si sente prepotente nel brano calmo “The space of your mind”), mentre quella femminile a volte fa venire inmente i Pretenders o Patti Smith.
Questo lavoro però non è un ricopiaticcio, ma una riuscita rielaborazione di sonorità mai sopite. L’album è morbido e duro al tempo stesso; ad ammorbidirlo le varie tracce soft ma anche l’assenza di violenza all’interno dei brani duri.
9,5
3. THE FROZEN TEARS OF ANGELS Rhapsody of Fire
Rispetto al loro ultimo lavoro del 2006 (“Triumph or agony” risultava piuttosto morbido nei suoni), questo riporta ai toni più duri dell’esordio, con una visione molto metal. Le chitarre distorte tornano a farsi sentire, e pur non essendoci novità stilistiche particolari, l’energia è quella verace del vero metal kid. Si trova persino un cantato growleggiante che sferza l’atmosfera di uno dei brani (“Reign of terror”). Come al solito si sente la loro propensione verso la musica classica. Insomma un ottimo album, in cui si è costruito un progetto forte sia dal punto di vista sinfonico che da quello rock, aumentandone parallelamente entrambe le caratteristiche rispetto all’ultima produzione che invece aveva dato maggiore importanza al lato classicheggiante. Aumentata anche quantitativamente oltre che qualitativamente la parte strumentale, nel senso di assoli costruiti con grande tecnica senza eccedere in virtuosismi che avrebbero potuto penalizzare il senso musicale compositivo dei singoli assoli. Nota interessante è la partecipazione al disco dell’attore Cristopher Frank Carandini Lee, famoso perché ha interpretato il conte Dracula e il Conte Dooku in Guerre Stellari. Egli ha recitato le parti narrative. Al riguardo ecco le sue parole: “Il metal è uno stile di vita; sono stato metallaro per molti anni…solo che non ne sapevo nulla…e malgrado il divario generazionale, io e le persone implicate nel progetto condividiamo gli stessi valori”.
4. ORDER OF THE BLACK Black Label Society
L’album è una granata che esplode e le canzoni sono le schegge taglienti che piovono sull’ascoltatore…e lo colpiscono.
Con questo dinamismo, il nuovo disco dei B.L.S. risulta quest’anno uno dei migliori del panorama metal.
Zakk Wylde, creatore e leader della band, è stato a lungo il chitarrista di Ozzy Osbourne, ma parallelamente ha portato avanti con successo il proprio progetto. La cosa buffa è che finchè è stato con Ozzy il sound del suo proprio gruppo si discostava molto da quello, oggi che non è più il guitar-hero del grande matto, si sente nei B.L.S.,invece, molto di più la presenza ozzyana, soprattutto nel modo di cantare, forse anche perché ora che si è operato alle corde vocali (per via dei polipi) la voce di Zakk può raggiungere tonalità più alte mentre prima intonava un canto profondo e cupo. Nonostante ciò è una delle migliori prove che la band ha mai sfornato. In questa opera si sente l’america, ma anche un po’ d’Inghilterra. I momenti che sfiorano gli anni ’70 hanno uno stile comunque perfettamente inserito nel contesto anni 2000. I B.L.S. rappresentano la vera evoluzione di vecchie sonorità che divengono moderne sia tecnicamente che concettualmente. Una sfuriata compositiva che conserva tutta la carica rock and roll della tradizione Hard and Heavy. Da sentire e risentire. La voce di Zakk, affascinante, è aiutata da molti cori e doppie voci assolutamente ben inserite. Il fatto che si percepisca molto Ozzy può essere fuorviante, il suono è quello di un album moderno, molto originale rispetto alla realtà rock attuale, e nessuno dimentichi, cosa parecchio importante, che Zakk componeva moltissimo nei dischi di Ozzy. Allora chi assomiglia a chi?
5. POETRY FOR THE POISONED Kamelot
Stavolta gli statunitensi Kamelot hanno deciso per un suono parzialmente più computerizzato; nonostante i campionamenti le composizioni appaiono più sentite rispetto agli ultimi pur ottimi lavori. Linee vocali eleganti come al solito, ma mai molto virtuose; il vocalist Roy Khan ha preferito il sussurro e melodie morbide. Si tratta di un album davvero bellissimo, dalle sfumature affascinanti, in cui, sorprendentemente, la band è riuscita a superare se stessa.
6. X Royal Hunt
Album che dimostra una grande attenzione ai particolari, e il risultato finale è denso e maestoso. Lo stile a cui più si potrebbero avvicinare è forse quello che dai Deep Purple si è poi suddiviso in rivoli che vanno dai Rainbow ai Whitesnake. Invero essi sono i gruppi da cui hanno preso lo spunto (e qualche riff), per realizzare però uno stile molto personale di Hard Rock Metal ad altissimo pregio. Tutto è cesellato, ogni inserto è realizzato ad arte. Non si limitano a seguire la traccia compositiva, ma a riempire di note ogni passaggio, lasciandosi andare a momenti strumentali raffinati, e tra una frase ed un’altra, tra il ritornello e uno stop, tra una ripresa ed un ponte, l’arrangiamento prevede sempre qualcosa di più. I testi sono anche parzialmente impegnati, parlando di droga, dell’avidità umana e di altri concetti estrapolati dalle esperienze dei musicisti. Quindi vuole essere una opera d’arte a tutto tondo, e ci riesce, soprattutto per la forma musicale che riesce ad essere di personalità, obbiettivo non semplice e facile da esprimere, in una realtà produttiva relativamente massificante anche nel rock duro. Loro ci sono riusciti pur essendo al decimo album. C’è libero spazio per tutti gli strumenti musicali presenti.
9
7. HEROES Arthemis
Gli Arthemis sono una potente powermetal band italiana dalla struttura tradizionale ma dal sound moderno. L’adrenalina heavy e l’orecchiabilità che rimane lontano da ammiccamenti commerciali, creano una miscela esplosiva di grande impatto. Tutte le parti sono curate, dal riff alla voce, dagli assoli di chitarra alle tastiere, all’arrangiamento nella sua globalità. Gli assoli e le parti strumentali valgono quanto le parti cantate; la chitarra e l’ugola si compenetrano, e se in qualche momento la voce perde consistenza, la chitarra rimane ricca bilanciandosi adeguatamente nelle composizioni. Tutto l’album è bello, ma sono quelli più duri a risultare migliori, in quanto nei soft si percepisce una leggera perdita di personalità (perdita molto relativa). Gli Arthemis non assomigliano né ai Vision né ai Labyrinth, con questo disco li superano e, “Heroes”, è uno dei migliori del 2010 anche fuori dall’Italia.
8. THE GUESSING GAME Cathedral
Un gran bell’album, e finalmente inglese. Ma guarda caso non è un gruppo nuovo, che ormai tutto nasce in Europa fuorchè in Gran Bretagna. Lee Dorrian ex-cantante di band molto violente, decise poi per un tipo di metal differente e formò i Cathedral suonando il lentissimo doom metal. Successivamente verranno inserite atmosfere variabili andando verso momenti folk e stoner. La loro carriera vedrà la pubblicazione di 8 album da studio a partire dal 1991, quest’anno è arrivato il decimo che è addirittura doppio (ma erano cinque anni che non facevano uscire nulla). Se si vuole sentire che suono fa la Roccia, cioè la traduzione del termine Rock, questa band ha il sound sporco al punto giusto. Si può sentire il doom sabbathiano e la sonorità stoner che la fanno da padroni. Ma vengono coinvolte anche influenze psichedeliche (che avrei voluto ancora più consistenti) e caratteristiche anni ’60, con tastiere che ammorbidiscono la durezza dell’album, creando però flash surreali e non dolcezze mielose.
Insomma è un album di stoner metal, che però si permette di giocare con inserti sonori poco tradizionali. In conclusione un lavoro non commerciale ma artistico che è costruito per i veri amanti della Musica, i quali nel rock duro non vogliono trovare la solita solfa.
9. TIME TO BE KING Masterplan
Se n’è andato Ronnie James Dio ed uno come lui non è facilmente sostituibile. Dobbiamo accontentarci di Lande, singer dei tedeschi Masterplan, che Nel cantato, Lande usa una modalità canora che si rifà con discreto successo a Ronnie James Dio, e talvolta, come in “The dark road”, a reminescenze bluesate alla Coverdale (ex-voce dei Deep Purple poi Whitesnake). Rispetto a Ronnie è leggermente più roco, però la sua bravura, che non si discute, si associa ad ottime composizioni che non fanno il verso a quelle di Dio, facendoci assaporare energica personalità. Ma non poteva essere che così visto che il batterista ed il chitarrista sono dei fuoriusciti degli Helloween, gruppo tedesco di alto lignaggio, anzi “metallaggio”. Lo stile è quello hard rock vecchia maniera, per esempio dei Rainbow del periodo Dio (appunto), che si sente bene in “Far from the end of the world” che nel ritornello, per un attimo, sembra “Gates of Babylon” del 1978. Tale prerogativa però si sposa al Power Metal generando potenza. Non siamo di fronte a plagio o ricopiaticcio, ma ad una vera prosecuzione di una tradizione che si evolve in un atteggiamento sonoro costruttivo. Il disco testimonia il loro alto livello compositivo e le capacità d’arrangiamento adeguate a valorizzare al meglio il prodotto, non apparendo mai scontato. Un disco che dà il giusto riconoscimento alla vecchia scuola, ma con nessuna nostalgia e con l’intelligenza di comporre senza retorica. Lavoro attuale, prodotto e realizzato con grande abilità tecnica e inspirazione artistica.
10. SLASH Slash
Questo suo da solista è un lavoro dal carattere molteplice, nonostante lo stile unitario. Come Sammet con gli Avantasia, anche Slash prova l’arma del disco pluripartecipato, ma qui gli ospiti sono più attivi sia nella composizione che nella libertà espressiva. La chitarra è preponderante in questo lavoro, ma lo spazio lasciato ai singoli musicisti intervenuti è ampio, così da portare nell’album molto di loro stessi. Lo dice lo stesso Slash in una intervista rilasciata alla rivista Metal Hammer: “…ho fatto tutto da solo per le traccie strumentali. Quando invece mi sono occupato delle voci, ai cantanti davo soltanto delle direttive, lasciandoli liberi di esprimersi come meglio credevano. I testi, invece sono completamente opera loro. Ciascuno ha scritto il suo”. Comunque non ci sono assoli chitarristici stanchi, Slash ci si è dedicato con impegno, e non si è messo troppo in secondo piano rispetto agli altri, il disco è rimasto suo, e si sente che lui era la vera anima dei Guns and Roses. In conclusione, il vecchio sound ne racconta ancora delle belle, ma l’inserimento di linfa mista crea risultati efficaci di rinnovamento. Continua così Slash!
8,5
11. OMEGA WAVE Forbidden Quando il Thrash è davvero originale
12. SCREAM Ozzy Osbourne Una vecchia gloria ringiovanita
13. BETWEEN LIFE AND DREAMS Deva Progressive metal italiano di classe
14. ABRAHADABRA Dimmu Borgir Oscuro e sofisticato sinfonismo malefico
8
15. RETURN TO HEAVEN DENIED II Labyrinth Tecnica e cuore
16. 7 SINNERS Helloween Quando il metal è frizzante
17. BLOOD OF THE NATIONS Accept Risorti e vincenti
18. HAILSTORM Ross the Boss Come dovrebbe essere un album dei Manowar
19. WORLD IS YOURS Motorhead Non veloce ma molto corposo
20. THE OBSIDIAN CONSPIRACY Nevermore Metal artistico ed espressivo
21. THE FINAL FRONTIER Iron Maiden Molta bravura compositiva senza bisogno di rinnovarsi
7,5
22. THE LEGEND OF THE SHADOW-KING Freedom Call Il potere dell’epicità
23. WHAT LIES BENEATH Tarja Voce meravigliosa un pò sottotono
24. BLACK COUNTRY Black Country Communion Il superuomo Hughes colpisce ancora
25. RED SILENT TIDES Elvenking Quando essere commerciali non è un difetto
26. SPLIT YOUR LIPS Hardcore Superstar Freschezza alla Ratt ed energia alla Guns N Roses
27. COAT OF ARMS Sabaton Canto alla Virgin Steele tra sinfonico ed epico
28. RETURN TO ZERO Spiritual Beggars Niente Stoner, diventa tutto D.Purple/Whitesnake e un pò B.Sabbath
29. INFESTATION Ratt Manca la ciliegina ma è una gran buona torta
7
30. ANGEL OF BABYLON Avantasia Se non è Power è comunque vibrante
31. A STAR CROSSED WASTED-LAND In This Moment Lo screaming femminile vale quanto quello maschile
32. SOLITAIRE Edenbridge Il symphonic metal nasconde ancora sorprese
33. RED VELVET CAR Heart Le signore dell’Hard blues tornano senza fallire
34. BELOW THE BELT Danko Jones Mettete la quinta e divertitevi
35. KISKE-SOMERVILLE Kiske/Somerville Due voci, due diamanti sonori
36. JUPITER Atheist Il vero rinnovamento del Thrash/Death
37. STATIC IMPULSE James LaBrie Raffinatezza e immediatezza
38. NIGHTMARE Avenged Sevenfold Suono rock in una perfetta mescolanza moderna
6,5
33. EXHIBIT B: THE HUMAN CONDITION Exodus Duri e puri
34. SINGULARITY Epic Fuel Cantare growl e non essere ordinari
35. STREETS OF ROCK’N’ROLL Keel Non siamo mai stanchi di vero rock’n’roll
36. 7th SYMPHONY Apocalyptica Violoncelli alla riscossa senza senso d’inferiorità
37. THE GRAVE OF CIVILITATION Void of silence Sonorità distruttive elaborate costruttivamente
38. SKINTIGHT Liv Kristine Non è metal ma è bello
39. AXIOMA ETHICA ODINI Enslaved Una polverosa stordente forza solitaria
40. THE WICKED SYMPHONY Avantasia Ottima grinta ma troppa morbidezza
41. WE RULE THE NIGHT Sonic Syndicate Feeling commerciale con rude melodia
42. THE COLD EMBRACE OF FEAR Rhapsody of Fire Poca carne al fuoco per alzare il voto
43. COLD DAY MEMORY Sevendust Talvolta troppo mielosi, talvolta acidi e rabbiosi
44. THE CLANS WILL RISE AGAIN Grave Digger Muro sonoro e tradizione classica del PowerMetal
45. MADE OF METAL Halford Ottimo ritorno ma manca il brano di punta
46. ANGEL SECRET MASQUERADE Dark Horizon Assenza di virtuosismi ma elegante presenza
47. STING IN THE TAIL Scorpions Vecchi ma giovani
6
48. IN THE NIGHT Dream Evil Soltanto un onesto e genuino metal
49. AUTUMN SKY Blackmore’s Night Buono, ma niente di nuovo
50. ADDICTS BLACK MEDDLE PT. II Nachtmystium Buoni spunti originali e niente di più
51. SEVENTH STORM Fromuz Non male
52. A WAY AWAY Indica Pensavo peggio
53. COUPE DE GRACE Treat Orecchiabilità con vigorosa anima rock’n’roll
54. LAWLESS DARKNESS Watain Raffinato Black Metal
55. DAYS OF DEFIANCE Firewind Momenti potenti alternati a pezzi poco personali
56. THE SHOWDOWN Allen-Lande(Karlsson) Bellissime interpretazioni vocali per brani nella norma
57. ALL NIGHT LONG Buckcherry Energia interessante, serve più originalità
58. IMPERFECT ARMONIES Serj Tankian Non è punk nè metal, calo generale
SKYROBERTACE Roberto Latini
6 commenti:
Classifiche Metal e differenti apprezzamenti
Parametri per la valutazione di una opera d’arte di musica Metal - considerazioni
Sono sconcertato da come persone diverse possano valutare diversamente stesse opere, e per la musica, stessi album. Mi succede di vedere su varie riviste questa cosa rispetto ad addetti al lavoro che sembrano amare lo stesso tipo di musica; ed inoltre capita anche a quello che penso io di un lavoro rispetto ad amici e conoscenti e agli stessi giornalisti.
E’ quello che mi è capitato per esempio con l’ultimo degli Stratovarius (anno 2011), “Elysium”. Su “Rock Hard”, la rivista mensile di Metal, c’è una rubrica dove 4 album vengono ognuno singolarmente recensiti in contemporanea da tre giornalisti diversi. “Elysium” ha ricevuto un 6, un 6,5 ed un 7. Se si va in internet…“Metallized” ha dato un 5,5 e “True Metal” un 8,5; io ho dato 9,5 (in realtà nessuno ha il coraggio di dare più di 9, pare che la cosa vada riservata ai dischi del passato, ma io mi rifiuto di accettare questa tradizione).
In parte la cosa si spiega con il fatto che alcuni fan del metal amano solo un genere, quindi se ascoltano il Power Metal melodico degli Stratovarius, essendo invece appassionati solo di Death Metal, allora è chiaro il risultato del voto. Ma la cosa mi pare surreale se ci troviamo al cospetto di tipi a cui piace tutto il metal. Io sono uno di questi; amo ogni tipo di sonorità rock, ed in particolare ogni genere metallico, dal più leggero AoR; Pop metal e Class/Art metal, fino al più truculento ed esasperato Black/Death/Hardcore.
Cosa cerco di tenere presente quando faccio una valutazione? Sono tre gli elementi che mi fanno decidere.
1. Originalità
2. Gusto personale
3. Tecnica
Punto originalità: fermo restando il fatto che l’ invenzione di un nuovo genere non è possibile, e quindi ormai l’innovazione è limitata, se gli accordi, i passaggi o la linea melodica sono troppo comuni (il tipico “già sentito”), allora il voto scende. Peggio ancora se ci troviamo al cospetto di vero e proprio plagio di parti considerevoli (l’arcopiaticcio) come è successo nel 2010 con i Gamma Ray che hanno fatto brani assolutamente riferibili a brani di altri gruppi.
Punto gusto personale: ciò che si preferisce come stile o genere incide fortemente sull’ascoltatore, anche il più oggettivo. In parte ciò è conscio e in parte è inconscio. Io preferisco la N.W.O.B.H.M. (Diamond Head/Saxon) oppure il sinfonico (tipo Nightwish) e l’epico (tipo Manowar), oppure certo Hard Rock (tipo Deep Purple/Led Zeppelin), o certi vecchi misti metal punkeggianti (tipo Motorhead), o il Thrash alla Metallica, per cui un mezzo punto in più (e talvolta uno intero) certi bei dischi se li beccano. Non amando il cantato Growl (sebbene talvolta ci stia bene), i gruppi che ne fanno uso, un mezzo punto in meno lo ricevono.
Punto originalità: fermo restando il fatto che l’ invenzione di un nuovo genere non è possibile, e quindi ormai l’innovazione è limitata, se gli accordi, i passaggi o la linea melodica sono troppo comuni (il tipico “già sentito”), allora il voto scende. Peggio ancora se ci troviamo al cospetto di vero e proprio plagio di parti considerevoli (l’arcopiaticcio) come è successo nel 2010 con i Gamma Ray che hanno fatto brani assolutamente riferibili a brani di altri gruppi.
Punto gusto personale: ciò che si preferisce come stile o genere incide fortemente sull’ascoltatore, anche il più oggettivo. In parte ciò è conscio e in parte è inconscio. Io preferisco la N.W.O.B.H.M. (Diamond Head/Saxon) oppure il sinfonico (tipo Nightwish) e l’epico (tipo Manowar), oppure certo Hard Rock (tipo Deep Purple/Led Zeppelin), o certi vecchi misti metal punkeggianti (tipo Motorhead), o il Thrash alla Metallica, per cui un mezzo punto in più (e talvolta uno intero) certi bei dischi se li beccano. Non amando il cantato Growl (sebbene talvolta ci stia bene), i gruppi che ne fanno uso, un mezzo punto in meno lo ricevono.
Punto tecnica: quello tecnico per un non addetto ai lavori come me è più ostico da analizzare. Certo se uno è un virtuoso lo si capisce e se la registrazione e la produzione del disco sono scarse, altrettanto istintivamente lo si sente. Nonostante la povertà in tal senso però, si può trovare gente che compositivamente è di alto livello, allora guadagnano punti lo stesso. Dipende quindi molto dai due punti precedenti. Io qualcosa levo se il suono del disco non è all’altezza, e se le cappelle e le stonature risultano eccessive (avveniva persino sui primi album degli stratosferici Stratovarius).
Fin qui sembra tutto chiaro e condivisibile. Ma voglio sottolineare una sfaccettatura dell’argomento. Chi è che è maggiormente in grado di analizzare un pezzo artistico musicale?
Tenendo presente tutta la musica, io credo che il giudizio più veritiero sia quello che fanno i fruitori e non i compositori o i musicisti (sebbene alcuni musicisti siano contemporaneamente autori e fruitori, fan appassionati). Questo principalmente per due ragioni: primo sono troppo dentro ciò che hanno scritto o suonato per essere davvero oggettivi, secondo perché la musica è fatta proprio per i fruitori. Qui entra in gioco cosa sia l’ “opera d’arte”, quindi cosa sia l’arte, ma non è questo che adesso voglio analizzare quindi soprassiedo. Tornando al tema verso chi sia indirizzata l’opera, anche se ci fosse qualcuno che suona solo per se stesso, di solito è difficile che pubblichi dischi, e comunque sono persone rare. Quindi il fruitore è colui che decide chi e cosa valga; e non parlo del fruitore superficiale, quello che si ascolta Lady Ga Ga per una moda, parlo dell’appassionato di musica che segue in modo continuativo e approfondito il genere o la tipologia di musica che gli piace.
Punto originalità: fermo restando il fatto che l’ invenzione di un nuovo genere non è possibile, e quindi ormai l’innovazione è limitata, se gli accordi, i passaggi o la linea melodica sono troppo comuni (il tipico “già sentito”), allora il voto scende. Peggio ancora se ci troviamo al cospetto di vero e proprio plagio di parti considerevoli (l’arcopiaticcio) come è successo nel 2010 con i Gamma Ray che hanno fatto brani assolutamente riferibili a brani di altri gruppi.
Punto gusto personale: ciò che si preferisce come stile o genere incide fortemente sull’ascoltatore, anche il più oggettivo. In parte ciò è conscio e in parte è inconscio. Io preferisco la N.W.O.B.H.M. (Diamond Head/Saxon) oppure il sinfonico (tipo Nightwish) e l’epico (tipo Manowar), oppure certo Hard Rock (tipo Deep Purple/Led Zeppelin), o certi vecchi misti metal punkeggianti (tipo Motorhead), o il Thrash alla Metallica, per cui un mezzo punto in più (e talvolta uno intero) certi bei dischi se li beccano. Non amando il cantato Growl (sebbene talvolta ci stia bene), i gruppi che ne fanno uso, un mezzo punto in meno lo ricevono.
Punto tecnica: quello tecnico per un non addetto ai lavori come me è più ostico da analizzare. Certo se uno è un virtuoso lo si capisce e se la registrazione e la produzione del disco sono scarse, altrettanto istintivamente lo si sente. Nonostante la povertà in tal senso però, si può trovare gente che compositivamente è di alto livello, allora guadagnano punti lo stesso. Dipende quindi molto dai due punti precedenti. Io qualcosa levo se il suono del disco non è all’altezza, e se le cappelle e le stonature risultano eccessive (avveniva persino sui primi album degli stratosferici Stratovarius).
Fin qui sembra tutto chiaro e condivisibile. Ma voglio sottolineare una sfaccettatura dell’argomento. Chi è che è maggiormente in grado di analizzare un pezzo artistico musicale?
Tenendo presente tutta la musica, io credo che il giudizio più veritiero sia quello che fanno i fruitori e non i compositori o i musicisti (sebbene alcuni musicisti siano contemporaneamente autori e fruitori, fan appassionati). Questo principalmente per due ragioni: primo sono troppo dentro ciò che hanno scritto o suonato per essere davvero oggettivi, secondo perché la musica è fatta proprio per i fruitori. Qui entra in gioco cosa sia l’ “opera d’arte”, quindi cosa sia l’arte, ma non è questo che adesso voglio analizzare quindi soprassiedo. Tornando al tema verso chi sia indirizzata l’opera, anche se ci fosse qualcuno che suona solo per se stesso, di solito è difficile che pubblichi dischi, e comunque sono persone rare. Quindi il fruitore è colui che decide chi e cosa valga; e non parlo del fruitore superficiale, quello che si ascolta Lady Ga Ga per una moda, parlo dell’appassionato di musica che segue in modo continuativo e approfondito il genere o la tipologia di musica che gli piace.
Punto originalità: fermo restando il fatto che l’ invenzione di un nuovo genere non è possibile, e quindi ormai l’innovazione è limitata, se gli accordi, i passaggi o la linea melodica sono troppo comuni (il tipico “già sentito”), allora il voto scende. Peggio ancora se ci troviamo al cospetto di vero e proprio plagio di parti considerevoli (l’arcopiaticcio) come è successo nel 2010 con i Gamma Ray che hanno fatto brani assolutamente riferibili a brani di altri gruppi.
Punto gusto personale: ciò che si preferisce come stile o genere incide fortemente sull’ascoltatore, anche il più oggettivo. In parte ciò è conscio e in parte è inconscio. Io preferisco la N.W.O.B.H.M. (Diamond Head/Saxon) oppure il sinfonico (tipo Nightwish) e l’epico (tipo Manowar), oppure certo Hard Rock (tipo Deep Purple/Led Zeppelin), o certi vecchi misti metal punkeggianti (tipo Motorhead), o il Thrash alla Metallica, per cui un mezzo punto in più (e talvolta uno intero) certi bei dischi se li beccano. Non amando il cantato Growl (sebbene talvolta ci stia bene), i gruppi che ne fanno uso, un mezzo punto in meno lo ricevono.
Punto tecnica: quello tecnico per un non addetto ai lavori come me è più ostico da analizzare. Certo se uno è un virtuoso lo si capisce e se la registrazione e la produzione del disco sono scarse, altrettanto istintivamente lo si sente. Nonostante la povertà in tal senso però, si può trovare gente che compositivamente è di alto livello, allora guadagnano punti lo stesso. Dipende quindi molto dai due punti precedenti. Io qualcosa levo se il suono del disco non è all’altezza, e se le cappelle e le stonature risultano eccessive (avveniva persino sui primi album degli stratosferici Stratovarius).
Fin qui sembra tutto chiaro e condivisibile. Ma voglio sottolineare una sfaccettatura dell’argomento. Chi è che è maggiormente in grado di analizzare un pezzo artistico musicale?
Tenendo presente tutta la musica, io credo che il giudizio più veritiero sia quello che fanno i fruitori e non i compositori o i musicisti (sebbene alcuni musicisti siano contemporaneamente autori e fruitori, fan appassionati). Questo principalmente per due ragioni: primo sono troppo dentro ciò che hanno scritto o suonato per essere davvero oggettivi, secondo perché la musica è fatta proprio per i fruitori. Qui entra in gioco cosa sia l’ “opera d’arte”, quindi cosa sia l’arte, ma non è questo che adesso voglio analizzare quindi soprassiedo. Tornando al tema verso chi sia indirizzata l’opera, anche se ci fosse qualcuno che suona solo per se stesso, di solito è difficile che pubblichi dischi, e comunque sono persone rare. Quindi il fruitore è colui che decide chi e cosa valga; e non parlo del fruitore superficiale, quello che si ascolta Lady Ga Ga per una moda, parlo dell’appassionato di musica che segue in modo continuativo e approfondito il genere o la tipologia di musica che gli piace.
Senza continuare con gli esempi (perché ve ne sono molti da poter essere fatti) non so come spiegare la cosa. E’ vero che le menti umane sono diversissime tra loro e che ai gusti non si comanda. La disquisizione su quanto sia oggettiva o soggettiva l’arte è infinita; ma fermarsi al gusto vuol dire non poter più discutere; è un luogo comune da non prendere in considerazione in modo acritico. Se mi piace il taleggio, quando trovo taleggio avariato non mi piace, così se mi piace il doom ma trovo doom scarso, allora non mi piacerà.
L’unica risposta che mi sento di dare sul comportamento di questi lavoratori della carta stampata, comunque bravi, è che si facciano trainare troppo dai gusti personali, sebbene mi rimanga il dubbio di come faccia a piacere “Blak Masses” pure ad uno che ami quel genere. Se vado a vedere da chi è composta la lista dei primi 10 album di Stefano Cerati (questo il nome del giornalista), oltre agli E.Wizard troviamo: i Black Mountain ( che lui ha messo al 2° posto così come ho fatto io), che sono di una tipologia antica legata all’Hard Roch anni ’70 come lo sono gli Electric W. (sebbene con generi diversi); i Killing Joke (che ha messo al 3° mentre io al 70°), legati anch’essi al passato, sebbene dal lato più punk/wave rispetto agli altri due gruppi citati. E poi i Nachtmystium (che ha messo all’8° mentre io al 57°) che sono si, piuttosto moderni, ma con attitudine a guardare indietro. Le altre band non le conosco (Ihsahn/Quest for Fire/Triptycon/Lesbian/Deathspell Omega), ma sembra insomma che sia un appassionato dei tempi andati. Ho notato che anche le liste degli altri suoi colleghi appaiono piuttosto monocorde (chi più thrasher, chi più street roller, chi più classicamente Heavy, ecc…).
Ma in effetti, anch’io tra i miei primi dieci ho messo una tendenza univoca (Hard Rock e Metal sinfonico/epico vecchio stampo), sarebbe meglio vedere questi stessi giornalisti, su circa 50 album cosa hanno sistemato e come. Nella mia classifica, la prima band dal suono veramente moderno lo troviamo già all’undicesimo posto con voto 8,5; si tratta dei Forbidden con “Omega Wave”, un Thrash molto attualizzato e quindi molto originale. Vado poi a vedere sulle liste dei giornalisti, e trovo che uno solo, Alessio Oriani, l’ha messi tra i primi dieci al 6° posto, e la classifica è piena di Thrash; Death e Black. Come volevasi dimostrare….ma forse all’undicesimo ha sistemato i Blind Guardian che io ho messo primi ? E tra i secondi dieci dei miei ascolti potete trovare altri due gruppi fortemente moderni (i già citati Dimmu Borgir e i Nevermore). Potrei trovare delle sorprese sui loro secondi dieci ?
Il mio monologo non vuole essere esaustivo, ma credo che sia interessante porsi questi quesiti. Mi viene in mente la massa di gente che scrive poesie, veri artisti forse pochi, ma è la cosa più facile da attuare dal punto di vista del materiale e del tempo (scrivere un romanzo risulta troppo impegnativo), e così, anche se non le legge nessuno, le scrivono tutti. Anche nella musica compongono e registrano in tanti (oggi il digitale ha abbassato i prezzi e i genitori pagano spesso ai propri figli corsi di chitarra o di canto), ma a comporre come si deve sono in pochi, e ancora meno ad ascoltarli. In fondo le classifiche possono farle tutti, anche quelli che ascoltano solo dieci dischi l’anno, e se sentono solo dischi scarsi, metteranno al primo posto un disco scarso; molta gente poi fa le classifiche di un album solo avendo ascoltato una sola singola canzone del medesimo album. Quello che si trova in internet quindi non è affidabile. Invece resto perplesso sulle classifiche di giornalisti della stampa specializzata che penso riescano a sorbirsi almeno il doppio della musica che sento io.
Ma non importa, ora che ho scoperto il poco valore di Electric Wizard; Strangeways e Time Impala, tempo per loro non ne spreco più in futuro (anche se va a finire che non sarà così perchè io sono sempre curioso e potrei trovarmi di fronte ad una loro evoluzione positiva). E a leggere le riviste continuerò, visto che ne traggo piacere (soprattutto per le interviste e per notizie particolari).
Roberto Latini
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