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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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471. CONSIDERAZIONI SULL'ATTENTATO DI PARIGI A CHARLIE HEBDO di Roberto Rapaccini
Alcune
considerazioni sull’attentato di Parigi a Charlie Hebdo pubblicate su Facebook.
8
gennaio 2015
Parigi,
il giorno dopo. Nei fatti di ieri la Polizia francese è apparsa un po’
maldestra. L’intelligence poi si è dimostrata inefficace. Sarebbe opportuno che
tutti gli Stati – almeno quelli europei – mettesero a disposizione
reciprocamente il proprio patrimonio informativo attraverso la costituzione di
un intelligence sovrannazionale. Una vera intelligence e non un organismo
burocrativo. Come sanno gli esperti del settore, questa è una strada quasi
utopistica, difficile da percorrere fino in fondo. Forse basterebbe potenziare
soprattutto Europol, Interpol ed Eurojust. Almeno per ora. La risposta
operativa è un problema dei singoli Stati, anche se lo scambio di ‘best
practices’ può aiutare molto. I francesi nella circostanza mi sono sembrati un
po’ incerti e confusi. I terroristi al contrario erano molto addestrati e
sicuri. Hanno anche loro commesso alcuni errori e incertezze. Forse alcuni
erano solo grossolani tentativi di depistaggio. Purtroppo poi il network
informativo del fondamentalismo islamico è efficace e impenetrabile, complice
una lingua che nelle varianti dialettali è compresa bene solo dai madrelingua.
Nonostante questa analisi non benevola, credo che la minaccia del terrorismo di
matrice islamica possa essere efficacemente contrastata. In Italia all’inizio
le BR colsero di sorpresa lo Stato, che seppe poi reagire organizzandosi
efficacemente, ricostituendo anche un consenso e una solidarietà intorno a sé.
Ora è importante evitare un emotivo odio indiscriminato per l’Islam, un
risentimento figlio dell’ignoranza, della disinformazione e della superficialità.
Ad un pregiudizio non se ne deve sostituire un altro, all’intolleranza non si
può rispondere con analoga intolleranza. Molti islamici e imam stanno dando
segnali di dissociazione. Mi sembrano importanti le parole di Nasrallà, leader
degli Hezbollah, che ha dichiarato: "I terroristi offendono l’Islam più
delle vignette”. Sembra però che in occidente, molti, per continuare a
sostenere le proprie tesi, non vogliano tenerne conto. La via del dialogo con l’Islam
– non con i terroristi - è lo strumento per isolare il terrorismo di matrice
islamica, e quindi è la premessa di un suo efficace contrasto.” RR
11
gennaio 2015
Parigi,
tre giorni dopo. L’attentato di Parigi continua a farmi venire in mente le
iniziative delle BR e il noto dilemma iniziale di allora della gente comune “né
con le BR, né contro”. Sono sicuramente due realtà lontane. Tuttavia, mentre
nel caso dell’11 settembre 2001 l’attacco veniva dall’esterno, gli autori dell’attentato
di Parigi erano cresciuti in Francia. Perciò si è concretizzata una minaccia
interna al sistema, come fu quella delle BR in Italia. Poi gli attentati
cruenti delle BR portarono la gente a solidarizzare con lo Stato che rispose
democraticamente. Meglio una democrazia imperfetta e contaminata dagli interessi
privati di alternative autoritarie e liberticide. Così l’attentato di Parigi è
stato uno spartiacque che ha dimostrato che il terrorismo non ha né religione,
né colore politico. Chi contribuisce alla conoscenza - dagli insegnati ai
giornalisti - ha un delicato compito. Informare in maniera corretta e
oggettiva. La conoscenza è il presupposto di un’opinione libera, l’ignoranza
emotiva ne è la negazione. RR
12
gennaio 2015
Parigi,
un po’ di giorni dopo. Per gli amici di Facebook – qualora fosse di qualche
interesse – vorrei precisare che, pur unendomi e solidarizzando con chi ha
scritto ‘Je suis Charlie’, non condividevo la linea editoriale della rivista C.
H. che conoscevo da tempo. Infatti, non sono d’accordo con Dario Fo' – che
stimo per il suo impegno civile e sociale, e la sua sensibilità artistica – che
afferma che il diritto di satira non ha regole. Il primo - e forse unico limite
- è non diffamare e non offendere ingiustificatamente. Aggiungo che è opportuno
non irridere con leggerezza la sensibilità spirituale e religiosa. Tuttavia
nulla giustifica il grave fatto criminale che si è consumato a Parigi e quindi
con ‘Je suis Charlie’ volevo dissociarmi con chi più o meno velatamente ha
pensato e scritto “se la sono voluta”. RR
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ROBERTO
RAPACCINI
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