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chi è la più bella del reame?".
"O mia regina, tu sei bella, ma in mia fe',
al di là dei monti e dei piani
presso i Sette Nani,
Biancaneve è più bella di te"
Se però pensiamo l'invidia come una particolare forma di dolore mentale tutto diventa più chiaro. L'invidia, infatti, è uno specifico dolore mentale, è una specifica emozione dolorosa che è adeguata alla percezione che noi non siamo o non abbiamo qualche cosa di buono, ammirato, desiderabile o desiderato che altre persone invece sono o hanno. Prendiamo a prestito la favola di Biancaneve.
La Strega cerca di uccidere Biancaneve al fine di annullare, appunto, il dolore per la differenza (di bellezza) con svantaggio per lei stessa. Il dolore per la constatazione del confronto con proprio svantaggio è così grande che la Strega non può tollerarlo, tanto che, per cercare di annullarlo, cerca addirittura di uccidere la rivale, nel tentativo di eliminarne la fonte. Sembra chiaro che in questa storia la cosa che fa scattare il dolore per il confronto con svantaggio e le modalità di gestione così estreme è ben più rilevante che non la pura e semplice bellezza: la Strega, la sua sofferenza e i suoi modi di gestirla qui simbolizzano l'invidia in generale. Un metodo sostanzialmente analogo è quello che mira a danneggiare la cosa o la persona che suscita il dolore mentale invidioso. Il danneggiamento può essere diretto sulle qualità della cosa o della persona invidiate, o indiretto, su altre qualità. In questo caso il soggetto cerca di realizzare una sorta di riequilibrio fra vantaggi e svantaggi agendo sui beni posseduti, cercando di diminuirne nel rivale, anziché di acquisirne lui. L'invidia fa la sua comparsa nella letteratura psicanalitica fin dalla nascita della psicanalisi stessa. È infatti Sigmund Freud a chiamare ripetutamente in causa questo affetto, inizialmente in termini alquanto generici, in seguito con la formulazione del concetto più tecnico di 'invidia dell’organo genitale maschile”. Freud non procederà mai a una sistematizzazione di tale concetto, né a una sua trattazione specifica. La trattazione dell'invidia, soltanto abbozzata da Freud, viene successivamente portata avanti da Karl Abraham, suo allievo ed erede intellettuale. "L'invidioso - secondo Abraham - non mostra soltanto di desiderare quel che l'altro possiede, ma unisce a questo desiderio impulsi di odio contro il privilegiato". Abraham rintraccia l'origine dell'invidia in una lunga e variegata serie di situazioni, tra le quali domina comunque, come oggetto dell'invidia, il rapporto gratificante tra madre e fratello minore. Sono state le teorie elaborate da Melanie Klein sull'invidia a regalare a questo affetto un posto di primo piano all'interno della teorizzazione psicanalitica. Al sentimento invidioso l'autrice dedica il testo Envy and gratitude (1957), in cui all'invidia viene riconosciuto lo status di emozione in grado di influenzare profondamente le primissime esperienze del bambino. La Klein distingue nettamente il sentimento invidioso da quello della gelosia, notando come, anche tra gli psicanalisti, si tenda di frequente a confondere i due concetti. L'invidia sarebbe, a parere dell'autrice, un vissuto più precoce, una delle emozioni più primitive e fondamentali. La gelosia infatti si fonda sull'amore, mira al possesso dell'oggetto amato e all'eliminazione del rivale: questo presuppone un rapporto triadico, che si instaura in una fase piuttosto avanzata dello sviluppo psichico. L'invidia, invece, si colloca all'interno di una relazione duale, in cui l'invidioso invidia un possesso o una qualità all'invidiato. Dato che l'emergere dell'invidia viene collocato agli albori della vita psichica del soggetto, è naturale chiedersi che cosa sia ciò di cui il piccolo bambino invidia il possesso, e a chi lo invidi. Per la Klein l'invidia originaria è quella che si prova verso il primo oggetto d'amore, vale a dire la madre. Un eccesso di invidia impedisce anche il formarsi dell'immagine interna della coppia genitoriale, perché quanto più intenso è il sentimento invidioso, tanto più difficile risulta accettare l'esistenza di una relazione affettiva tra la figura del padre e quella della madre. L’invidia non è una carica energetica che si lega alla rappresentazione, non è un'entità psichica, ma è un processo psichico complesso, costituito da molte componenti, fra cui quelle cognitive, motivazionali, espressive, performative, strutturanti il Sé e l'identità (personale, di coppia, di gruppo). Ed è un processo così rapido, che spesso è stato colto come un tutto unico non articolato e le sue componenti sono state spesso tra loro confuse. Spingendo all'azione, l’invidia deve essere gestita . La capacità di gestione di questa emozione si struttura nei processi relazionali a partire dalle relazioni fondanti di base. L'invidia è quella particolare forma di dolore mentale che è connessa alla percezione della differenza con proprio svantaggio. La questione dell'invidia risiede principalmente nella gestione del dolore mentale invidioso. Molti sono i modi attraverso cui si può cercar di annullare, prevenire o lenire tale dolore, fra cui uno, il più appariscente, il più dannoso (e il più studiato), è quello di distruggere o danneggiare la cosa o la persona che lo suscita. Bambini e adulti che siano stati esposti in modo ripetitivo, rigido e traumatico al dolore mentale invidioso possono strutturare un particolare assetto mentale (quasi) permanente - l'assetto mentale invidioso - che ha la paradossale caratteristica di essere finalizzato a prevenire e combattere ogni situazione che potrebbe esporre al dolore mentale invidioso, ma che, di fatto, fa vivere il soggetto perennemente immerso nei sistemi intrapsichici e relazionali dell'invidia. Ed infine, dopo Biancaneve e la strega, ecco altri personaggi di fantasia: Paperon de' Paperoni cerca di prevenire non la povertà direttamente, ma il dolore mentale dell'invidia. La cosa che più lo mette in crisi, in effetti, è la possibilità che il suo rivale Rockerduck possa sopravanzarlo nella ricchezza e nel successo. E la stessa Banda Bassotti cerca di derubarlo non per arricchirsi, ma per mettersi a fare come lui i tuffi nelle monete d'oro ed essere finalmente come lui. Si tratta quindi di “ universi invidiosi”. CHIARA PASSARELLA
1 commento:
L’invidia, in effetti, è una delle forme di quel vizio, in parte morale, in parte intellettuale, che consiste nel non vedere mai le cose in se stesse, ma soltanto in rapporto ad altre.
Bertrand Russell
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