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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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187. ELISA E DAVID di Cristina Spera
Elisa avrà cinque o sei anni al massimo. E’ con la
nonna. Nella sala d’attesa del Santa Lucia sembra essere a suo agio. Apre lo
zainetto, tira fuori i quaderni e un po’ di fogli sparsi; prende l’astuccio
zeppo di pennarelli e, sedendosi a terra a gambe incrociate, si mette a
disegnare, utilizzando la poltroncina come banco. Dice che ha sete. La nonna
prontamente estrae dal borsellino qualche spicciolo e spedisce David, il
fratello maggiore (ma di poco) al distributore. David torna dopo qualche minuto: una Fanta
ghiacciata per Elisa, un pacchetto di noccioline per lui. Apre la confezione e
comincia a gustarle ad una ad una, leccandosi le dita dal sale, così da non
sporcare il game boy. Anche lui
sembra essere sereno. Ad un tratto l’armonia viene turbata dall’arrivo della
fisioterapista che con accento straniero: “Guardate chi c’è, ragazzi: la mamma!
Via la carrozzina! Oggi cammina sulle sue gambe!”. Di li a poco compare una
donna con tuta rossa e capelli neri. Arranca a fatica caricando il peso su di
un tripode metallico. Per portare avanti la gamba destra è costretta a
sollevare l’anca e a ruotare il bacino. Ma lo fa ubbidiente. Gli occhi languidi
incollati a quelli della fisioterapista. Il braccio destro, rattrappito e
raccorciato, trova collocazione all’interno di un tutore di cuoio: quasi fosse
una pistola dentro la fondina. Si ferma; riprende fiato e si gira verso i
ragazzi. Niente saluto con le mani: una è completamente fuori uso, l’altra
concentrata nel sostenere il peso di tutto il corpo. Niente voce. Il linguaggio
se n’è andato quando è arrivato il sangue. Non può chiamarli. Quante volte
l’avrà fatto con tono interrogativo, dubbioso, confidenziale. Una voce d’amore
che li rincorreva sulle scale, per le strade, in riva al mare. “Avete visto
com’è brava la mamma?” I ragazzi però non la pensano allo stesso modo. Il
grande spegne il game boy impiegando
un tempo un tempo esagerato. Vuota il pacchetto di noccioline sul palmo della
mano; se le spinge tutte in bocca e lentamente mastica senza inghiottire. Non c’è fretta. Elisa è più esplicita: “Vengo
dopo! Devo finire il disegno!” “Che bello, è per la mamma, non è vero?”. “Sì,
sì, è per lei” ribatte infastidita ed urtata. Ma siamo proprio sicuri che
quella è la mia mamma? Quella che mi accompagnava all’asilo dopo aver messo
nello zainetto il panciok e la mia bratz preferita? Quella che con mano
ferma mi imbacuccava, cappello sciarpa e guanti “Brrr che freddo. Vedi di non
ammalarti proprio per il Natale! Forse si va in montagna!”. Quella che mi
salutava con gli occhi grandi, un cenno
della mano e quell’immenso sorriso? Mentre finisce il disegno, con la coda
dell’occhio scandaglia e cerca un particolare, qualcosa di conosciuto che la
renda familiare. Trova il sorriso. A metà. CRISTINA SPERA
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WEBMASTER: Roberto RAPACCINI
A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.
(Carl Gustav Jung)
2 commenti:
Un sensazione di freddo, di inquietudine. Una descrizione vicina alla realizzazione di un pessimismo. Di una sofferenza implicita, di una distanza tra le parti. I mondi che non collimano. Poche righe che non scoppiano, tese nonostante la circostanza familiare travestita da normalità, in realtà pulsazione aliena.
Sky
devo dire che il racconto mi ha colpito per numerose assonanze con situazione a me molto vicina. Per questo motivo non riesco a essere completamente oggettiva e quindi non mi avventuro in alcuna considerazione di carattere "tecnico" ma semplicemnete lodo l'inconfondibile stile di Cristina che non si smentisce mai.
Un abbraccio moltiplicato all'ennesima.....
Chiara P
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