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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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179. LA POLITICA DEL BUON VICINO di un'Americana a Venezia
Sono arrivata a Venezia ben prima dell'inizio
dell'immigrazione di massa in Italia. Per lungo tempo ero fra i pochi stranieri che
abitavano in una zona della terraferma una volta popolata quasi esclusivamente da
gente in fuga dalla laguna oppure dalla vicina campagna. Oggi lo stesso quartiere è multi-etnico. Però, anni fa, i residenti mi studiavano con
interesse e insistevano, "Non ti mancano i tuoi? Non hai nostalgia di casa?". Nella loro realtà ancora omogenea, sembravo
fuori posto. Ben presto ho capito una
delle differenze culturali fra noi, una differenza che riguarda il senso di appartenenza
ed anche di sopravvivenza. Gli italiani
appartenevano ad una famiglia. Full
stop. Gli americani appartenevano ad una
famiglia, e poi ad una comunità, e poi ad uno dei 50 stati, e poi ad una
nazione dove tutti, tranne qualche sacca molto resistente di cinesi e ispanici,
parlavano la stessa lingua. Non sapevo
ancora spiegare che negli USA era normalissimo vivere lontano dai familiari per
motivi di studio e di lavoro. Oppure, che
melting pot stava a significare il
pentolone in cui tutto si scioglie e che tutti gli americani tranne i Native American hanno avuto le loro radici
estirpate da un'altra parte. Non precisavo
che quando gli immigranti andavano in America, non portavano necessariamente con
sè l'intero clan come avevano fatto i locali quando si erano trasferiti in terraferma. Non ho mai risposto alle solite domande spiegando
che per un americano, non è comune rimanere per tutta la vita nel posto in cui
è nato, e nemmeno di vivere da adulto accanto alla mamma. Ma soprattutto, non avevo ancora capito che
per sopravvivere nel mio Paese non era necessario avere i familiari sotto mano
quando, invece, esistono i buoni vicini che spesso diventano buoni amici. Ecco un'enorme differenza fra l'Italia e gli
Stati Uniti: in Italia s'ingabbia la
propria casa con un recinto nella speranza che si avrà poco o niente a che fare
non solo con gli sconosciuti che passano in strada ma anche con le persone che
abitano accanto. In America, invece, con
l'eccezione delle metropoli, la gente tende a rispettare gli spazi altrui senza
dover costruire recinti. Infatti, i
vicini di casa tengono gli occhi aperti a favore della collettività partecipando
ai progetti di Neighborhood Crime Watch, la
vigilanza del vicinato e alternandosi nel ruolo di capitano. Poi, quando una famiglia trasloca, spesso arriva
il Welcome Wagon, il carro del benvenuto,
un riferimento indiretto ai tempi dei pionieri.
Qualcuno bussa alla porta dei nuovi vicini per dare piccoli regali dai
mercanti locali e offrire utili informazioni.
Una volta, quando le donne lavoravano meno fuori casa, era solito
trovarle a turni da una vicina, al coffee
klatch, le chiacchiere alla tavola di cucina. In qualche quartiere, i vicini ancora organizzano
block parties in cui i residenti
della strada fanno festa assieme. Poi,
quando periodicamente si fà un garage
sale, tipico mercatino di famiglia davanti casa, cosa legale in America, si
può essere sicuri che i vicini compreranno qualcosina, e si offriranno di
aiutare con l'allestimento. Non è
insolito in America affidare pet e
chiavi di casa ad un vicino di fiducia. Quando
si va in ferie, spesso è il vicino a raccogliere la posta e dare acqua alle
piante. E' normale che i giovani del
quartiere offrano di tagliare l'erba o di fare i babysitter a prezzi modici.
Quando la neve accumula, i vicini si aiutano. Quando la macchina è rotta, il vicino offre un
passaggio. Quando manca qualcosa in cucina
all'ultimo minuto, si rivolge alla vicina. E quando manca un membro della famiglia, nei
giorni del lutto i vicini pensano ai pasti.
Molti vicini si aiutano anche in momenti di grave malattia ed altre
difficoltà. Una volta non sapevo
raccontare agli italiani tutte queste cose.
Le prendevo per scontate. La good neighbor policy del mio Paese,
ovvero, la politica del buon vicino, non è il noto trattato di politica estera. E' un modus
operandi fra cittadini. E' una delle
cose che più mi manca dell'America. Come ha detto
tempo fa un nostro anziano senatore, "The
impersonal hand of government can never replace the helping hand of a neighbor." Che
vuol' dire, la mano impersonale del governo non può mai sostituire l'aiuto di
un buon vicino di casa. UN’AMERICANA
A VENEZIA
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