anche ai film di serie b. Anche guardando le loro facce truccate verrebbe da pensare ad una musica horror adatta allo stile buffo della “Famiglia Addams”, ma non è così, il loro sound è terribilmente serio e corrosivo. “Black Metal” con influenze doom sabbathiane e con evocazioni corali rarefatte per evanescenti suggestioni che sfiorano il Gothic. La band ha aspettato ben cinque anni per tirare fuori questo nuovo lavoro; “In your blood” era uscito nel 2007. Ma l’attesa non ha deluso poiché il disco è ben costruito e i brani sono di qualità. “FLOWERS IN FIRE” fa iniziare l’album in una atmosfera inquietante partendo da voci e suoni raccapriccianti per poi inserire un suono di basso e una voce femminile algida. Quando entra il doom e la chitarra distorta la voce maschile roca fa il suo mortifero ingresso. Ma poi anche la voce femminile acquista maggior tono e durezza. Cambi di tempo, variazioni sul tema, suoni diversi distorti e acustici, tappeti tastieristici, linee vocali miste; c’è anche un assolo chitarristico: il pezzo è ammaliante e assolutamente velenoso. “THE NIGHT’S THEATRE” scuote subito con una ritmica corposa. Black Metal con inserti melodici che però non diventano soft. Un blocco sonoro che unisce pesantezza e leggiadria, soprattutto per la linea vocale femminile, la quale dona un che di gotico. Si evidenzia un bell’assolo di chitarra arioso dentro la corrosione, breve, e sempre nel finale, come anche nel brano precedente. “THE DAYS OF THE AFTER AND BEHIND” suona middle-time. Ma è fluido e, nonostante l’ossessività, riesce comunque ad attirare nella sua trama. Si percepisce una sensazione trascendente ed evocativa. “THE ORACLE (OF THE FOG)” possiede un groove sabbathiano oscuro, ma anche una verve BlackMetal che il blasting batteristico, quando interviene, aumenta. Ma si inserisce anche una parte acustica molto efficace che alza il livello grazie anche alla linea vocale femminile che apre una parentesi leggermente epica. “REQUIEM” si snoda tra riff e vosi strascicate e suadenti; accordi armonici e velocizzazioni improvvise danno inquietudine e incrementano l’oscurità sonora. Il brano termina con un cantato in italiano: “Accogliete la sua anima e presentatela davanti al trono dell’Altissimo”. “HYPNOTIC PSYCHOSIS” è il brano finale del disco e più che metal sembra rock punkeggiante alla Patti Smith (talvolta la voce femminile vi assomiglia), in una ritmica ballabile quasi Industrial (eccetto nel blasting feroce di alcuni passaggi). In realtà siamo di fronte ad un miscuglio molto originale che attanaglia l’ascoltatore fino alla fine, in una energia elettrica breve ma ad effetto. Il suono dell’album è molto distorto ma mai sporco; anzi, la distorsione appare soffice (se così si può dire) eppure ben presente, quindi mantiene la sua durezza. Le voci, quella rauca e quella pulita, si alternano continuamente e costruiscono momenti sempre accattivanti. Tali voci sembrano un po’ soffocate dagli strumenti ed è chiaramente una scelta artistica, scelta perfettamente azzeccata, infatti tutto ciò che è inserito nel contesto compositivo, qualsiasi tipo di passaggio e inserto, mantiene un proprio incisivo carattere senza che le voci possano coprire. Di solito il cantato “growl” non mi piace, se devo scegliere preferisco lo screaming. Il growl è troppo piatto a causa della tecnica eccessivamente gutturale. In questi Cadaveria il cantato roco è a metà tra le due tecniche, molto più simile ai Venom che non ai gruppi attuali, talvolta vicino alla modalità Death, per cui l’ho apprezzato in maniera particolare, in quanto diviene un valore aggiunto (spesso il Growl invece pare non dare quel qualcosa in più alle canzoni). Da notare che tutti i due tipi di voce sono prodotti dall’ugola femminile di Cadaveria (la leader dà il suo soprannome a tutto il gruppo). Talvolta si sentono cose meno personali, ma i brani migliori (quelli citati) non sono affatto impersonali. Tra Metal ed Hard Rock, pur trattandosi di musica estrema, la sonorità non è eccessivamente violenta, strizzando l’occhio anche all’accessibilità; rimane a tutti gli effetti un disco da situare nel panorama meno commerciale. Sky Robertace Latini
per numero di band che per qualità compositiva. L’Italia ha una centrale cultura cattolica, e forse proprio per contrapposizione il “male” in musica è cantato e suonato così appassionatamente. Nomi ormai mitici anche all’estero sono i sabbathiani Death SS di Pesaro (nati nel 1977); gli scabrosi Bulldozer di Milano (nati nel 1984); i trashers Necrodeath di Genova (nati nel 1985). I seminali anni ’80 sono un periodo di culto nascente, ma nei decenni successivi il mondo “nero” tricolore è stato molto prolifico fino ai giorni nostri. Quest’anno i piemontesi Cadaveria hanno aggiunto un nuovo paragrafo alla storia metallica più oscura. Però essi usano meno l’effetto malefico del diavolo, affrontando invece temi horror classici sempre sfruttati dal cinema.Around me bewildered glances, stunned by fear,
Ghosts with bruised bodies.
Faces obscure and sting.
in his theatre he becomes actor, spectator of himself
Every night the man rises his imaginary stage
The man is dreaming.
You bite our hips we undergo your second level effects
You sunk us in your vortex, you cyclically return
to molest our certainty.
I reject repetitions, I cannot keep abreast
of my thoughts, too fast…
Timid essence of an ancestral ego
I had the visions of an enchanted world
Mucked up by the vile actions of men.
I abandoned the oasis of fragility in the desert of my confusion.
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