Sotto l’ombrello dell’arte e della spiritualità, cadono le lacrime per la mancanza a Montreux, città del jazz, di Lucio Dalla. Ha fatto il “cantautore,” l’elegante parola italiana per quello che in America si chiamerebbe “singer-songwriter.” Il cantautore italiano però, a differenza del tipico singer-songwriter, riesce a fare di vero mestiere il poeta. Il suo lavoro è di farci sognare con lui, di toccarci, di incoraggiare la povera psiche collettiva a volare un pò. Oggi, il 1° marzo, 2012, senza preavviso, il cuore di muscolo e carne nel petto di un cantautore italiano gli ha fatto cadere la tenda. Ora, mentre scrivo, tanti cuori in tutta l’Europa, e forse anche in America, si aggrappano alle melodie e ai testi che lui, Lucio Dalla, ha fatto galleggiare come boe luminose nel mare profondo della sua creatività, accompagnate dalla sua voce indimenticabile che per decenni insisteva, e insisteva, e insisteva ancora. Sono tante le canzoni importanti che ha scritto, ma confesso qui che non ho mai saputo ascoltare la struggente “Caruso” senza lacrime agli occhi; ha lo stesso effetto su di me come certe arie di Puccini. Nell’ascoltare in queste ore di fresco lutto non solo i suoi brani ma anche i ricordi di tante persone che l’hanno conosciuto, ci diventa apparente che Lucio Dalla amava la vita quanto la musica. Una volta ha risposto durante un’intervista, quando qualcuno gli ha chiesto delle sue ferie, che la sua vita era già una vacanza. Poi, diceva a tutti che per lui, la morte era solo la fine del primo atto. Davanti la scomparsa di quest’uomo libero, com’è stato descritto, io sento fortemente che sia il caso di riconoscere il suo contributo, di ringraziarlo per i suoi decenni di poesia, e di auguragli uno splendido viaggio verso la Happy Ending. Un’Americana a Venezia
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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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146.VERSO LA HAPPY ENDING: UN SALUTO A LUCIO DALLA da un’Americana a Venezia.
Un saluto a Lucio Dalla, pieno di profonda spontaneità, da un'Americana a Venezia. (RR)
Sotto l’ombrello dell’arte e della spiritualità, cadono le lacrime per la mancanza a Montreux, città del jazz, di Lucio Dalla. Ha fatto il “cantautore,” l’elegante parola italiana per quello che in America si chiamerebbe “singer-songwriter.” Il cantautore italiano però, a differenza del tipico singer-songwriter, riesce a fare di vero mestiere il poeta. Il suo lavoro è di farci sognare con lui, di toccarci, di incoraggiare la povera psiche collettiva a volare un pò. Oggi, il 1° marzo, 2012, senza preavviso, il cuore di muscolo e carne nel petto di un cantautore italiano gli ha fatto cadere la tenda. Ora, mentre scrivo, tanti cuori in tutta l’Europa, e forse anche in America, si aggrappano alle melodie e ai testi che lui, Lucio Dalla, ha fatto galleggiare come boe luminose nel mare profondo della sua creatività, accompagnate dalla sua voce indimenticabile che per decenni insisteva, e insisteva, e insisteva ancora. Sono tante le canzoni importanti che ha scritto, ma confesso qui che non ho mai saputo ascoltare la struggente “Caruso” senza lacrime agli occhi; ha lo stesso effetto su di me come certe arie di Puccini. Nell’ascoltare in queste ore di fresco lutto non solo i suoi brani ma anche i ricordi di tante persone che l’hanno conosciuto, ci diventa apparente che Lucio Dalla amava la vita quanto la musica. Una volta ha risposto durante un’intervista, quando qualcuno gli ha chiesto delle sue ferie, che la sua vita era già una vacanza. Poi, diceva a tutti che per lui, la morte era solo la fine del primo atto. Davanti la scomparsa di quest’uomo libero, com’è stato descritto, io sento fortemente che sia il caso di riconoscere il suo contributo, di ringraziarlo per i suoi decenni di poesia, e di auguragli uno splendido viaggio verso la Happy Ending. Un’Americana a Venezia
Sotto l’ombrello dell’arte e della spiritualità, cadono le lacrime per la mancanza a Montreux, città del jazz, di Lucio Dalla. Ha fatto il “cantautore,” l’elegante parola italiana per quello che in America si chiamerebbe “singer-songwriter.” Il cantautore italiano però, a differenza del tipico singer-songwriter, riesce a fare di vero mestiere il poeta. Il suo lavoro è di farci sognare con lui, di toccarci, di incoraggiare la povera psiche collettiva a volare un pò. Oggi, il 1° marzo, 2012, senza preavviso, il cuore di muscolo e carne nel petto di un cantautore italiano gli ha fatto cadere la tenda. Ora, mentre scrivo, tanti cuori in tutta l’Europa, e forse anche in America, si aggrappano alle melodie e ai testi che lui, Lucio Dalla, ha fatto galleggiare come boe luminose nel mare profondo della sua creatività, accompagnate dalla sua voce indimenticabile che per decenni insisteva, e insisteva, e insisteva ancora. Sono tante le canzoni importanti che ha scritto, ma confesso qui che non ho mai saputo ascoltare la struggente “Caruso” senza lacrime agli occhi; ha lo stesso effetto su di me come certe arie di Puccini. Nell’ascoltare in queste ore di fresco lutto non solo i suoi brani ma anche i ricordi di tante persone che l’hanno conosciuto, ci diventa apparente che Lucio Dalla amava la vita quanto la musica. Una volta ha risposto durante un’intervista, quando qualcuno gli ha chiesto delle sue ferie, che la sua vita era già una vacanza. Poi, diceva a tutti che per lui, la morte era solo la fine del primo atto. Davanti la scomparsa di quest’uomo libero, com’è stato descritto, io sento fortemente che sia il caso di riconoscere il suo contributo, di ringraziarlo per i suoi decenni di poesia, e di auguragli uno splendido viaggio verso la Happy Ending. Un’Americana a Venezia
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(Carl Gustav Jung)
2 commenti:
Una persona speciale, che non ha mai smesso di cercare
Sono metallaro...ma la musica di Dalla ha avuto un posto importante nella mia vita (anche se le ultime cose non mi sono piaciute).
Un vero artista e una anima vera.
Sky
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