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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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467. NOVEMBRE 2014 - PRESENTAZIONE DI 'VIAGGIO NELLA MIA VITA' di Roberto Rapaccini - SINTESI DELL'INTERVENTO DI MICHELE LEPRI GALLERANO
Per il terzo
anno consecutivo Roberto Rapaccini ci regala un libro, diverso dai due
precedenti. Già questo è indicativo del
carattere di Roberto.
I primi due
erano il frutto di approfondite ricerche e conseguenti valutazioni. Questo parla della sua vita partendo dal momento in
cui la malattia, che lo costringe su una
sedia a rotelle , lo ha colpito.
Malattia insorta
per una banale febbre trascurata poiché la sua priorità era quella di portare a
termine e bene gli incarichi affidatigli.
E’ un libro
molto bello, che ci fa rivivere con
grande efficacia i ricordi, gli stati d’animo, i pensieri del protagonista, nonché
i sentimenti e le aspettative vissute nel corso dei primi giorni della malattia
che lo inducevano a ritenere – in base alla esperienza positiva della vita
passata – che come al solito vi sarebbe stato un ritorno alla normalità.
Come afferma
Roberto nel libro : ma "microscopici golia indisturbati avevano cominciato
a fare breccia nel .. sistema nervoso centrale".
Dal libro emergono i molteplici interessi ed il saper
gustare la vita di Roberto: dal piacere di fare colazione con kraffen alla crema, alle passeggiate a cavallo, ad
ascoltare buona musica, a passeggiare a piedi nudi, a vivere le emozioni che la
natura offre.
Ciò che mi ha fortemente colpito è la formidabile capacità
comunicativa e descrittiva, tale da trasmettere al lettore sensazioni, luci e
suoni.
Al riguardo
consiglio la lettura del capitolo "Un concerto" al quale assiste con
la moglie Cristina, dal quale traspare l’amore di Roberto per Cristina e
viceversa.
Mi hanno poi
particolarmente colpito per l’efficacia descrittiva i ricordi delle giornate trascorse al mare ed
a Mirabilandia con la famiglia, dove è palpabile la
gioia dell'intera famiglia per quelle giornate spensierate.
Roberto, che fra
l’altro ha la percezione dei sensi molto
attenuata, attratto in gioventu’ da libri che esaltavano l’affrancarsi dai
sensi causa di dolore e sofferenze, ci porta ad apprezzare momenti
della vita quotidiana oggetto spesso del
nostro lamento, come ad esempio il caldo ed il freddo.
Nel libro
afferma: "Ricordo il desiderio estivo di una bibita fredda , o il piacere
di rifugiarmi nella frescura di una chiesa per trovare riparo non solo a false
premure ma anche alla calura estiva. Ripenso
alle difficoltà di arginare l’avidità nei confronti della birra e di alcuni
cibi. Ora mi rendo conto che l’imperfezione dovuta alla dipendenza
dall’emotività sensoriale era una invidiabile schiavitù".
Il volume che
oggi presentiamo mostra in modo chiaro come Roberto abbia affrontato la
malattia con una forte volontà positiva sostenuta da una
fede vissuta impregnata d’amore per l’altro.
Il Cristianesimo,
come viene affermato, è essenzialmente amore, amore per l’altro e non un
insieme di doveri. Questo è stato ed è pienamente vissuto da Roberto e da tutta la sua famiglia
che ho sempre visto disponibile, affettuosa e ricca di attenzione verso l’altro.
Ama il Signore Dio tuo, ama il prossimo
tuo.
Dallo scritto
appare chiaro come Roberto, che ha avuto una vita fortemente attiva , dinamica , dalla grande
mobilità , avverta la sofferenza morale per le limitazioni che lo hanno colpito
all’improvviso, ma che le accetta con Fede, dando un senso alla sua
malattia.
La sua prima preoccupazione è stata quella di non voler aggiungere dolore ai famigliari ed
a coloro che lo circondano, fino a
"mi sentivo in colpa nei confronti dei miei figli e di Cristina in quanto
stavo privando loro della normalità del rapporto con me." La Fede vissuta è amore, amore ed
attenzione all’altro ed il voler fare la volontà di Dio, anche accettandola
quando non ci piace. Facile a dire , in particolare quado fatti spiacevoli
capitano ad altri come dice Roberto, ma non a fare.
Il darsi agli altri è ciò che realizza l’uomo sia
umanamente che spiritualmente. Rischiamo infatti continuamente
l’infelicità quando ci ripieghiamo su noi stessi e desideriamo essere i registi
della nostra vita. Da tale disposizione derivano il nervosismo ed il malessere per i progetti mancati, le aspettative
disattese, i veri o falsi torti subiti.
L’uomo è per sua
natura un essere sociale, di relazione. L’uomo si realizza nella relazione con
gli altri , che Roberto ha sviluppato anche tramite internet ed i suoi blog.
Questa si esalta
con l’amicizia fondata sulla
comprensione reciproca e sulla stima. Penso che il motivo per il quale siamo
presenti così numerosi è l’affetto, la stima e l’ammirazione per Roberto anche per come ha saputo affrontare con positività
la malattia.
La volontà, la
determinazione è stata tale che già nel periodo della terapia intensiva ha
ripreso lo studio del tedesco. L’autore nel libro cerca di sminuire i propri
meriti affermando che ciò è stata la conseguenza delle capacità donategli da
madre natura e dall’ambiente nel quale è cresciuto. Era pertanto predestinato
ad un simile comportamento.
Si sofferma
pertanto sulla predestinazione ed il libero arbitrio . Guidato anche dalla Fede
- pur ritenendo che il suo comportamento sia il frutto dei talenti regalatigli
dalla Provvidenza - rifiuta l’idea che gli
avvenimenti siano il risultato di uno stretto ed ininfluenzabile rapporto di
casualità ed evidenzia che nelle determinazioni umane esiste sempre un margine
di discrezionalità. Diversamente non vi sarebbe nessun merito o demerito o
responsabilità positiva o negativa nelle azioni dell’uomo . Ciò , come afferma
l’autore , è difficile da accettare.
Guidato dalla Fede
trova una conferma a quanto detto ricorrendo a San Paolo ed al Terzo Segreto di
Fatima. Il Primo infatti afferma nella lettera agli Efesini che Egli "...ci
ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi ed immacolati di
fronte a Lui nella carità …". Questo, come l’esperienza ci insegna, non
sempre è vero . L’uomo infatti è dotato della libertà di scegliere il bene o il
male, ed a volte sceglie il male.
Nel Terzo
Segreto di Fatima la profezia prevedeva
l’uccisione di "...un vescovo vestito di bianco". Molti hanno
individuato il vescovo in Giovanni Paolo II , che però è sopravvissuto per
intercessione della Madonna. Ci possiamo
discostare dalla predestinazione grazie alle potenzialità di una scelta.
Questo scritto è
un invito a comprendere il senso della vita ed a come realizzarsi come persona. Siamo infatti
portati a comportarci come persone salite su un treno in corsa che non sanno
dove stanno andando. Rincorriamo una serie di obiettivi, anche importanti, come
la carriera, un maggiore benessere ed altre cose simili come se fossero il fine
della nostra realizzazione personale, ma che sono solo strumenti di servizio
all’altro, con il quale ci mettiamo in relazione.
Sono cose che
possono venire meno da un momento all’altro, che hanno una importanza relativa.
Papa Francesco ha affermato che non ha mai visto un camion da trasporto dietro
ad un carro funebre.
Penso che
Roberto sia un esempio ed un modello per tutti noi per come si deve affrontare
la vita con le sue piccole o grandi difficoltà e realizzarsi come persona
credente o meno.
MICHELE LEPRI
GALLERANO
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