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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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468. L’ANTISEMITISMO NON E’ UN MITO di Sky Robertace Latini
Leggere tante
parole sull’ebreo, ma anche sentirne, è spesso fastidioso anche per me che non
sono ebreo. Fastidioso perché si cerca sempre, anche inconsciamente di
rinforzare il pregiudizio. Quando ascolto che si parla degli ebrei come gente
“brava a gestire i soldi” mi rivolto immediatamente: “Ma cosa significa una
frase del genere? E’ senza senso!”. Come se invece tutto il resto della
popolazione se ne fregasse del denaro. L’antisemitismo e l’antiebraismo non
sono morti, non sono finiti, non sono cosa del passato. L’antisemitismo non è
un mito del tempo che fu, è invece una concreta realtà attualissima. Daniel
Goldhagen (scrittore statunitense), nota addirittura che “con la
globalizzazione l’antisemitismo è diventato mondiale”. Un antisemitismo spesso
celato da anti-israelianesimo, che dà meno nell’occhio perché si prende di mira
la politica di uno stato; invece si capisce molto spesso che è una scusa per
prendersela indirettamente col popolo ebraico che è dentro quello stato. Un
tipo di antisemitismo fu di origine religiosa in cui la Chiesa ebbe una sua
parte di responsabilità, non permettendo agli ebrei di avere proprietà e poi
realizzando i ghetti, e altro ancora, ma poi questa ignominia passò al mondo
non religioso. Infatti se il razzismo contro gli ebrei non è un mito, spesso è
mito l’opposto. Cioè si inventano figure moderne come illuminate e purificate
dai preconcetti, quando invece esse portano lo stesso germe pericoloso del
passato. Voltaire è uno di questi miti. Egli è considerato maestro di fraternità,
ma come dice Messori: “fu un maestro sì, ma di un antisemitismo tra i più
beceri”. Joel Barroni (storico dell’università ebraica di Gerusalemme) dice:
“Il feroce dileggio di Voltaire contro gli ebrei non fu più dimenticato in
occidente, aprendo un nuovo capitolo, quello dell’antisemitismo laico”. Leon
Poliakov (storico russo) si stupisce che “Voltaire resti nel ricordo degli
uomini come il principale apostolo della tolleranza”. Nel dizionario filosofico
di Voltaire si trova un passo che definisce gli ebrei: “popolo ignorante e
barbaro, che unisce la più sordida avarizia all’odio incrollabile per tutti i
popoli che li fanno arricchire”, e aggiunge che è “il più abominevole popolo
del mondo”. E a poco serve poi leggere successivamente che per lui i negri sono
peggiori degli ebrei. E i nazisti? I nazisti derivano da questi pensieri
illuministi e rivoluzionari, che in realtà erano poco illuminati e poco nuovi,
solo che da ora in poi si ammantano di scienza. E’ scientifica infatti la
metodologia filosofica del nazionalsocialismo per affermare il razzismo
antisemita. Ma se allora il nazismo mise in pratica il genocidio, forte di una
scienza razzista, non è che oggi questa tentazione sia scomparsa. Citando di nuovo Goldhagen: “L'antisemitismo
odierno è senza dubbio potenzialmente genocida”. Il 28 novembre 2014 Omar Abu
Sara (predicatore musulmano), proprio nel cuore di Israele, cioè Gerusalemme,
nella moschea di Al-Aqsa arringa con queste parole: “Ebrei, io vi dico forte e
chiaro, il tempo di uccidervi, di massacrarvi è arrivato”. E non è un appello
gridato solo dai vicini di confine che si sentono schiacciati dalle forze
d’Israele, è un appello che fuoriesce da ogni luogo dove dei predicatori urlano
la loro esplicita follia. Il 25 luglio dello stesso anno, a San Donà di Piave
(Venezia), l’Imam Abd Albarr Al-Rawdhi, dopo aver denigrato in pubblico il
popolo ebreo, prega: “Oh Allah, porta su di loro ciò che ci renderà felici,
contali uno ad uno e uccidili fino all’ultimo”. Tutti sono portati a
minimizzare, ma già minimizzarono gli ebrei stessi quando la Germania cominciò
questa paurosa china; una china che portò ai forni crematori. Minimizzare porta
sempre a non prendere sul serio un problema se non quando è troppo tardi. Ora è
tornato quindi coi musulmani un antisemitismo religioso che si mischia con
quello politico. Il partito palestinese di Hamas, che governa la striscia di
Gaza, nell’articolo 7 del suo statuto scrive le parole che essi considerano recitate
dal Profeta Maometto: “L’ultimo giorno non verrà finché tutti i musulmani non
combatteranno contro gli ebrei, e li uccideranno”. Il giornalista Magdi Allam,
da musulmano (ora è un convertito cristiano) prese atto di questo inutile odio
antisemita del proprio popolo e decise di respingerlo: “Israele emerge come un
valore da diffondere; Israele si afferma come il discrimine tra la civiltà e la
barbarie”. Barbarie che fu anche di Maometto, il quale, ancora in vita, formò
lui stesso un esercito con il quale azionò un atto antiebraico. Messori cita:
“La tribù giudaica Medinese fu sterminata a freddo. I discepoli di Maometto
impiegarono parecchie ore per sgozzare tutti i maschi adulti (oltre 600),
mentre le donne e i bambini furono venduti come schiavi”. L’arabista italiano
Francesco Gabrieli scrive che: “questo inutile bagno di sangue resta come la
più perturbante macchia nella carriera religiosa del profeta”. Tale azione
ricorda sinistramente le teste recise dall’Isis, degli ostaggi di questi ultimi
mesi. l’Islam prese da quel giorno in poi ad esempio questo trattamento
inflitto agli ebrei in Arabia Saudita. Messori ricorda anche che fu un capo
islamico, El Mutawakil, a inventare i segni per riconoscere i giudei per strada
(abito giallo) e il ghetto, e non la inventarono quindi né la Chiesa, né i nazisti:
“invenzione, quella del ghetto, imposto ai giudei nel Marocco nel 1434, un
secolo prima della sua istituzione in terra cristiana, a Venezia”. E tornando
ai decenni nostri, Oriana Fallaci rammenta che i terroristi musulmani: “da
mezzo secolo massacrano con monotona e coscienziosa quotidianità” gli
israeliani. E ancora: “Soltanto dalla seconda intifada mille israeliani”, e la
seconda intifada non era cessata quando lei lo scriveva. Le razze umane non
esistono. Luca Cavalli-Sforza (scienziato genetista) scrive: “Non esiste una
costanza adeguata a soddisfare la
definizione di razza”. Il razzismo antiebraico si è mosso da quello culturale -
religioso a quello fisico e di nuovo a quello culturale - religioso, senza mai
perdere davvero forza. La forza del pregiudizio antisemita è sempre in agguato,
ed è l’emblema di tutti i razzismi. Il pregiudizio religioso è applicabile
anche ad altre religioni (c’è anche verso il cristianesimo); anzi, il
pregiudizio nasce anche dal mondo ateo fondamentalista e perde lo spirito
laicista. In questa ottica anche il senso ebraico di comunità, legata alla
propria religione, viene osteggiata, in una mentalità che rinforza sempre di
più i pregiudizi favorendo l’omologazione della popolazione. Si sta creando
insomma un substrato culturale ancora più razzista, dove l’espressione pubblica
religiosa viene sempre più spesso ostacolata (quindi deprimendo la libertà
democratica di espressione). Il tutto non è ammortizzato dall’era del computer,
anzi, come abbiamo detto è rivitalizzato da esso perché globalizzato. Nella
rete i messaggi sono amplificati se continuamente postati, cioè se la loro
frequenza è alta e se più messaggi vanno in una stessa direzione; essi vengono
considerati reali e realistici in quanto molto diffusi e mischiano documenti
veri con documenti falsi. Rapaccini
scrive: “Tutto quello che è su internet è nella continua disponibilità dei
destinatari, ovvero si presta ad accessi ripetuti e quindi, in concreto, ha
maggiori occasioni di persuasione”. Ciò che in pubblico non sarebbe possibile,
per la legge che non permette esternazioni razziste, diventa proprio nel web
possibile e non facilmente reprimibile, ovvero l’antisemitismo, anche quello
nazifascista, dilaga incontrastato. Infatti scrive ancora Rapaccini nel suo
libro “Il pregiudizio religioso sul web”: “Se si distribuiscono volantini di
contenuto antisemita vietato, probabilmente seguirà l’irrogazione di sanzioni.
Ma se si mettono in rete gli stessi contenuti, molto probabilmente l’iniziativa
non avrà nessun seguito giuridico”. Per concludere non illudiamoci che la
barbarie non possa tornare, nessuno pensava che dopo pochi anni dalla prima
guerra mondiale, ci sarebbe stata la seconda, e invece è accaduto. Il razzismo
antiebraico è simbolo di una attitudine umana che cerca un diverso da
contrastare, attitudine sempre pronta a riemergere. Socci afferma: “I demagoghi
ce l’hanno con gli ebrei”. Attenzione a guardare solo all’antiebraismo
islamico, il resto del mondo non vive meno di pregiudizi, e c’è un peccato che
non è meno grave di quello fatto a parole ed opere, cioè quello di omissione.
No, l’antisemitismo non è un mito, è ancora realtà odierna, e fatta anche di
parole e opere. SKY ROBERTACE LATINI
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