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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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631. MAGGIO, GIORGIO CAPRONI di Chiara Passarella
Maggio
Al
bel tempo di maggio le serate
si
fanno lunghe; e all’odore del fieno
che
la strada, dal fondo, scalda in pieno
lume
di luna, le allegre cantate
dall’osterie
lontane, e le risate
dei
giovani in amore, ad un sereno
spazio
aprono porte e petto. Ameno
mese
di maggio! E come alle folate
calde
dall’erba risollevi i prati
ilari
di chiarore, alle briose
tue
arie, sopra i volti illuminati
a
nuovo, una speranza di grandiose
notti
più umane scalda i delicati
occhi,
ed il sangue, alle giovani spose.
Giorgio Caproni – 1936 – raccolta “Come un’allegoria”
Giorgio
Caproni fu il primo nell’ambito della poesia italiana a capovolgere il binomio
natura- uomo, ponendo proprio la natura protagonista: la poesia di questo mese
ne è un esempio. Caproni amava soprattutto la femminilità della natura che
indentificava nelle città in cui visse e nell’estetica delle stagioni che
scandivano lo scorrere del tempo.La grandezza di questo poeta fu
soprattutto nell’ esplorare gli abissi dell’essere umano, mentre i suoi versi
nascevano quasi sempre da un confronto con il quotidiano, con il paesaggio
naturale. Del resto per Caproni nel “linguaggio poetico non soltanto le parole
non sono più natura ma nemmeno, come nel linguaggio logico, concetti”. Nato il
7 Gennaio 1912 a Livorno, Giorgio Caproni è stato senza alcun dubbio uno dei
massimi poeti del Novecento. Di origini modeste, il padre Attilio è ragioniere
e la madre, Anna Picchi, sarta. Giorgio scopre precocemente la letteratura
attraverso i libri del padre, tanto che a sette anni scova nella biblioteca paterna
un'antologia dei Poeti delle Origini (i Siciliani, i Toscani), rimanendone
irrimediabilmente affascinato e coinvolto. Nello stesso periodo si dedica allo
studio della Divina Commedia, dalla quale s'ispirò per "Il seme del
piangere" e "Il muro della terra". Nel periodo della Prima
Guerra Mondiale si trasferisce insieme alla madre e al fratello Pierfrancesco
(più vecchio di lui di due anni) in casa di una parente, Italia Bagni, mentre
il padre è richiamato alle armi. Sono anni duri, sia per motivi economici sia
per le nefandezze della guerra che lasciano un profondo solco nella sensibilità
del piccolo Giorgio.Finalmente nel 1922 terminano le amarezze, prima con la
nascita della sorellina Marcella, poi con quello che sarà l'avvenimento più
significativo nella vita di Giorgio Caproni: il trasferimento a Genova, che lui
definirà "la mia vera città". Terminate le scuole medie, s'iscrive
all'Istituto musicale "G. Verdi", dove studia violino. A diciotto
anni rinuncia definitivamente all'ambizione di diventare musicista e s'iscrive
al Magistero di Torino, ma presto abbandona gli studi. Inizia in quegli anni a
scrivere i primi versi poetici: non soddisfatto del risultato ottenuto strappa
i fogli gettando via tutto. E' il periodo degli incontri con i nuovi poeti dell'epoca:
Montale, Ungaretti, Barbaro. Rimane colpito dalle pagine di "Ossi di
seppia", al punto di affermare: "... saranno per sempre parte del mio
essere." Nel 1931 decide di inviare alcuni suoi componimenti poetici alla
rivista genovese "Circolo", ma il direttore della testata, Adriano
Grande, li rifiuta invitandolo alla pazienza, come a dire che la poesia non era
adatta a lui. Due anni dopo, nel 1933, pubblica le sue prime poesie,
"Vespro" e "Prima luce", su due riviste letterarie e, a
Sanremo, dove si trova per il servizio militare, coltiva alcune amicizie
letterarie: Giorgio Bassani, Fidia Gambetti e Giovanni Battista Vicari.
Comincia anche a collaborare con riviste e quotidiani pubblicando recensioni e
critiche letterarie. Nel 1935 inizia ad insegnare alle scuole elementari, prima
a Rovegno poi ad Arenzano. La morte della fidanzata Olga Franzoni nel 1936 dà
lo spunto alla piccola raccolta poetica "Come un'allegoria",
pubblicata a Genova da Emiliano degli Orfini. La tragica scomparsa della
ragazza, causata da setticemia, provoca una profonda tristezza nel poeta come
testimoniano molti suoi componimenti di quel periodo, tra cui vanno ricordati i
"Sonetti dell'anniversario" e "Il gelo della mattina". Nel
1938, dopo la pubblicazione di "Ballo a Fontanigorda" per l'editore
Emiliano degli Orfini, sposa Lina Rettagliata; sempre nello stesso anno si
trasferisce a Roma restandovi solo quattro mesi. L'anno seguente è richiamato
alle armi e nel maggio del 1939 nasce la sua primogenita, Silvana. Allo scoppio
della guerra è prima inviato sul fronte delle Alpi Marittime poi in Veneto. Il
1943 è molto importante per Giorgio Caproni perché vede una sua opera
pubblicata da un curatore di rilevanza nazionale. "Cronistoria" vede
le stampe presso Vallecchi di Firenze, all'epoca editore fra i più noti. Anche
i fatti della guerra hanno gran rilevanza per la vita del poeta che trascorre,
dall'8 settembre alla Liberazione, diciannove mesi in Val Trebbia, in zona
partigiana. Nell'ottobre del 1945 rientra a Roma dove resterà fino al 1973
svolgendo l'attività di maestro elementare. Nella capitale conosce vari
scrittori tra cui Cassola, Fortini e Pratolini, e instaura rapporti con altri
personaggi della cultura (uno su tutti: Pasolini). La produzione di questo
periodo è basata soprattutto sulla prosa e sulla pubblicazione di articoli
relativi a vari argomenti letterari e filosofici. In quegli anni aderisce al
Partito Socialista e nel 1948 partecipa a Varsavia al primo "Congresso
mondiale degli intellettuali per la pace". Nel 1949 torna a Livorno alla
ricerca della tomba dei nonni e riscopre l'amore per la sua città natia:
"Scendo a Livorno e subito ne ho impressione rallegrante. Da quel momento
amo la mia città, di cui non mi dicevo più..." Le attività letterarie di
Caproni diventano frenetiche. Nel 1951 si dedica alla traduzione di "Il
tempo ritrovato" di Marcel Proust, cui seguiranno altre versioni dal
francese di molti classici d'oltralpe. Intanto la sua poesia si afferma sempre
di più: "Stanze della funicolare" vince il Premio Viareggio nel 1952
e dopo sette anni, nel 1959, pubblica "Il passaggio di Enea". Sempre
in quell'anno vince nuovamente il Premio Viareggio con "Il seme del
piangere". Dal 1965 al 1975 pubblica "Congedo del viaggiatore
cerimonioso e altre prosopopee", il "Terzo libro ed altre cose"
e "Il muro della terra". E'
del 1976 la pubblicazione della sua prima raccolta, "Poesie"; nel
1978 esce un volumetto di poesie intitolato "Erba francese". Dal 1980
al 1985 vengono pubblicate molte sue raccolte poetiche ad opera di vari
editori. Nel 1985 il Comune di Genova gli conferisce la cittadinanza onoraria.
Nel 1986 viene pubblicato "Il conte di Kevenhuller". "La sua
poesia, che mescola lingua popolare e lingua colta e si articola in una
sintassi strappata e ansiosa, in una musica che è insieme dissonante e
squisita, esprime un attaccamento sofferto alla realtà quotidiana e sublima la
propria matrice di pena in una suggestiva 'epica casalinga'. Gli accenti di
aspra solitudine delle ultime raccolte approdano a una sorta di religiosità
senza fede" (Enciclopedia della Letteratura, Garzanti). Il grande,
indimenticabile poeta Giorgio Caproni si è spento il 22 Gennaio del 1990 nella
sua casa romana. L'anno dopo veniva pubblicata postuma la raccolta poetica
"Res amissa". Da essa è tratta la lirica "Versicoli quasi
ecologici", oggetto del tema di esame di maturità in Italia, nell'anno
2017. CHIARA PASSARELLA
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