Il
giardino di Freud a Palermo
(appunti
di una psicanalista che corre)
Premessa
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Sigmund Freud |
Il desiderio dell’analista è di ascoltare la domanda dell’analizzante, che esprime un disagio attraverso l’enigma del sintomo. E’ un viaggio all’interno di un dispositivo, un percorso archeologico per Freud, un incontro con
“un sapere inconscio” per J. Lacan. La passione di
analizzare può divenire, se
usata senza etica rigorosa un “accanimento terapeutico” se si pone al servizio del giudizio, dell’interpretazione se promette felicità e guarigione. Freud scriveva che educare, guarire e
governare sono “mestieri impossibili”.
La corsa
Dopo 40 anni di lavoro in un servizio
di neuropsichiatria infantile e di formazione a Napoli avevo deciso di
sospendere la posizione di analista e dedicarmi ad altre “tranquille” passioni: lo studio della lingua araba, a Palermo, presso le Officine
Medioevali e la corsa sul lungomare. Essendo abituata alla corsa
nei parchi ho preferito correre nei viali della città Universitaria e nel parco d’Orleans. Ogni corsa anche se piccola e limitata è un atto di scoperta. Così una mattina ho individuato la presenza
di un sito archeologico all'interno della Facoltà di Agraria il “Piano della
Garofala”, una pianura
adiacente a un bosco di lecci e pini. Per il linguaggio quotidiano nulla
succede a caso! Proseguendo nel percorso rimosso dal tempo, uscendo dai
padiglioni tra vasche d’acqua, porticati
di glicine e rose ho trovato il giardino di S. Freud.
Il giardino di S. Freud
Il giardino di Freud è stato realizzato dal Comune e su
volontà del Centro di Psicoanalisi di Palermo
come segno di riconoscimento all’amore di Freud verso la Magna Grecia e il
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Sandor Ferenczi |
grande interesse per le piante e i fiori. Freud
scriveva alla moglie Marta “Non ti so dire quanto oggi ho visto e annusato di belle cose: la
magnificenza e il profumo dei fiori nei parchi mi fa dimenticare di essere in autunno”. Freud amava la lavanda, le rose
canestrine, gli aranci amari e i gelsi. I dati biografici inerenti alla vita
privata ci fanno conoscere un giovane Freud che, prima di essere uno scopritore
delle geografie della mente, era un appassionato studioso di botanica e zoologia.
Quanto la passione per i viaggi e la natura ha influenzato l’inconscio freudiano? Pompei, Paestum,
Amalfi, ma anche Roma e Orvieto sono i luoghi privilegiati che hanno ispirato
testi come: “La Costruzione di
una Analisi” (1937) e “Il delirio i sogni della Gradiva di W.
Jensens” (1906). La Sicilia dopo Pompei è stata la seconda musa ispiratrice. Freud
si imbarcò da Napoli per
Palermo con la motonave “Siracusa” nella sera di un
maggio del 1910 accompagnato da Sandor Ferenczy, un giovane in formazione che
sarà segnato traumaticamente dall’esperienza siciliana. A Palermo Freud
soggiornò all’hotel De France nella Piazza della
Marina dove è situato un parco
con una fitta vegetazione di Ficus Magnolioides. Scriveva a Marta “Palermo è stata una goduria inaudita … un tale splendore di colori, profumi, vedute e benessere
non li ho mai visti tutti in una volta!” (Galuagno 2010). Il desiderio archeologico di visitare la Sicilia
(Monreale, Segesta, Siracusa, Agrigento) è però turbato dalla
relazione tra Freud e Ferenczy e passerà alla storia della psicoanalisi con la denominazione di “Il Siracusa 1910”. Sembra che entrambi gli studiosi fossero fissi nella
ripetizione di ruoli Padre/Figlio. Le vicende personali di Ferenczy lo porteranno
in seguito a una drammatica rottura con la società psicoanalitica di W. Ferenczy e sei mesi dopo la
separazione dal movimento psicanalitico morirà di anemia perniciosa. “Caro Maestro perché non mi ami?” Così scriveva Ferecnzi nell’epistolario a Freud. La stessa domanda
di Alcibiade rivolta a Socrate nel Simposio di Platone e commentata da J. Lacan
nel seminario VIII sul transfert. Transfert non sull’amore ma sul sapere inconscio …. sul materiale di lavoro analitico. Un’analisi può supplire una ferita una domanda d’amore? E’ la mancanza? E’ l’angoscia? E’ il vuoto che causa il desiderio? E’ come uscire dall’odio per costruire arte e cultura? Leggendo il libro di Hilman “La cucina di Freud” e curiosando in casa Freud, la leggenda dice che
Ferenczy si sia riconciliato con l’oggetto d’amore mancato
inviando al maestro la ricetta delle frittelle “Le frittelle di Ferenczy”. Silvana
Leali
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