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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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587. “ ASTRONOMY DOMINE” dall’album “THE PIPER AT THE GATES OF DAWN”(1967) dei Pink Floyd di Sky RobertAce Latini
Quest’anno è il compleanno degli inglesi Pink Floyd,
quello legato al primo album della band. Sono passati cinquant’anni perché era
il 1967, e Woodstock ancora non era nemmeno in cartellone. Questo album di
Prog-Rock, nonostante fosse un esordio, è considerato basilare per la
psichedelica in generale, e infatti farà scuola. Inoltre è l’unico lavoro
diretto da Syd Barrett, il mitico musicista che poi uscì dalla band subito nel 1968. Il brano “Astronomy Domine” (4’13”). Composto
dal solo Syd Barrett, è quello di apertura del disco, ed in effetti lo
rappresenta bene. Esecuzione: Barrett-vocals/guitars;
Wright-vocals/keyboards; Waters-bass; Mason-drums. Inizia con voce
trasmessa via radio e poi parte un basso pulsante, ma è tutta la sezione
ritmica a sostenere l’ossessività del pezzo, infatti la batteria permane martellante,
tra pelli e piatti. Tale voce radiofonica e lo scorrere tormentato del ritmo,
paiono voler dare l’idea di astronave che decolla. La voce dalla sonorità
tipicamente anni 60, soffusa, non tenta alcun tipo di virtuosismo in quanto più
o meno tutto è demandato alle trovate della strumentazione. La chitarra svisa e
si inserisce con dinamismo. C’è una pausa e da qui parte il momento strumentale,
il quale dà tutto in mano al solismo della chitarra che si stratifica su più
livelli sopra tappeti di sinth e tastiere. Solo nel finale le tastiere donano una
parziale essenza solista. Il tutto è intersecato
con messaggi vocali radio. Infine torna la voce nella sua semplicità. La sequenza
di accordi espressa non era utilizzata in quel periodo storico. Il tutto
contiene una aria algida, piuttosto rarefatta, il che, insieme alle parti
soliste non lineari ma schizzate come pennellate veloci, forma il senso
psichedelico del suono. L’atmosfera non è claustrofobica, pure appare
misteriosa, con una visione sonora di tipo spaziale e cosmica, che forse a noi
oggi può risultare leggermente infantile, data l’abitudine che abbiamo ai film
di fantascienza; eppure ancora mantiene una buona freschezza musicale. Barrett
scrisse questo pezzo sotto l’influenza dell’LSD; morì nel 2006 dopo un
lunghissimo isolamento per cause psichiatriche (due soli dischi solisti
all’attivo). Curiosità: il brano era eseguito dal vivo allungandone
notevolmente la durata, ma fu eseguita l’ultima volta nel concerto di Roma del
1971 (fu ripresa in contesti live solo nel 1994). L’album è di notevole qualità
anche se la produzione sonora appare datata, ma ciò contribuisce anche al suo
fascino. Successivamente il gruppo prediligerà una psichedelica più bluesata e
si attiverà in contesti meno psichedelici eppur da considerare sempre
sperimentali, del tutto nuovi nel panorama progressive dell’epoca. Saranno
realizzati quindi lavori di altissimo livello, col pregio di riuscire sempre ad
inventare costruzioni di una sonorità del tutto personale e originale, come
pionieri dal vero genio totalizzante. Termina questa ascesa con “The Wall” del
1979, in cui si riesce a sdoganare una serie di approcci sonori facendoli diventare commerciali pur
non essendolo. Sono quattro i padri del progressive mondiale: King Crimson;
Genesis; Yes e Pink Floyd. Chiunque suona Prog utilizza qualche loro schema e
la loro attitudine. I Pink Floyd, fra di essi, sono stati anche quelli che
hanno avuto il merito di diventare mainstream, fornendo arte pura alla massa. Happy Music
Birthday! Sky
RobertAce Latini
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