Io sono la tua indomita gazzella
Io sono la tua indomita gazzella,
il tuono che rompe la luce sul tuo petto
Io sono il vento sfrenato sulla montagna
e il fulgore intenso del fuoco dell’ocote.
Io scaldo le tue notti,
accendendo vulcani nelle mie mani,
bagnandoti gli occhi col fumo dei miei crateri.
Io sono arrivata fino a te
vestita di pioggia e di ricordi,
ridendo la risata immutabile degli anni.
Io sono l’inesplorata strada,
la chiarezza che rompe la tenebra.
Io metto stelle tra la tua pelle e la mia
e ti percorro completamente,
sentiero dopo sentiero,
scalzando il mio amore,
denudando la mia paura.
Io sono un nome che canta e si innamora
dall’altro lato della luna,
sono il prolungamento
del tuo sorriso e del tuo corpo.
Io sono qualcosa che cresce,
qualcosa che ride e piange.
Io,
quella che ti ama.
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Yo Soy Tu
Indómita Gacela
Yo soy tu indómita gacela,
el trueno que rompe la luz sobre tu pecho
Yo soy el viento desatado en la montaña
y el fulgor concentrado del fuego del ocote.
Yo caliento tus noches,
encendiendo volcanes en mis manos,
mojándote los ojos con el humo de mis cráteres.
Yo he llegado hasta vos vestida de lluvia y de recuerdo,
riendo la risa inmutable de los años.
Yo soy el inexplorado camino,
la claridad que rompe la tiniebla.
Yo pongo estrellas entre tu piel y la mía
y te recorro entero,
sendero tras sendero,
descalzando mi amor,
desnudando mi miedo.
Yo soy un nombre que canta y te enamora
desde el otro lado de la luna,
soy la prolongación de tu sonrisa y tu cuerpo.
Yo soy algo que crece,
algo que ríe y llora.
Yo,
la que te quiere.
|
scorr
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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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583. IO SONO LA TUA INDOMITA GAZZELLA di GIOCONDA BELLI di Chiara Passarella
Gioconda Belli
Gioconda
Belli nasce a Managua il 9 dicembre 1948 in una famiglia dell’alta borghesia
nicaraguense di origine italiana. La sua storia biografica è narrata nel libro
Il Paese sotto la pelle (2000): «Due cose che non ho deciso io hanno
determinato la mia vita: il paese in cui sono nata e il sesso col quale sono
venuta al mondo […] Non sono stata ribelle fin da piccola. Al contrario. Niente
faceva presagire ai miei genitori che la creatura ammodo, dolce e garbata,
delle mie fotografie infantili si sarebbe trasformata nella donna
rivoluzionaria che tolse loro il sonno.[…] Sono stata due donne e ho vissuto
due vite. Una delle due donne voleva far tutto secondo i canoni classici della
femminilità: sposarsi, fare figli, nutrirli, essere docile e compiacente.
L’altra aspirava ai privilegi maschili: sentirsi indipendente, essere
considerata per se stessa, avere una vita pubblica, la possibilità di muoversi,
amanti. Ho consumato gran parte della vita alla ricerca di un equilibrio tra
queste due donne, per unirne le forze, per non essere dilaniata dalle loro
battaglie a morsi e graffi. Penso di avere ottenuto, alla fine che entrambe le
donne coesistessero sotto la stessa pelle. Senza rinunciare a sentirmi donna,
credo di essere riuscita a essere anche uomo.» Dopo aver completato gli studi,
prima in Spagna in un collegio di suore e poi in America, dove si diploma in
pubblicità e giornalismo, nel 1966 Gioconda ritorna in Nicaragua e ottiene un
impiego come responsabile di un’agenzia di pubblicità a Managua. L’anno dopo,
appena compiuti i diciotto anni, si sposa con una cerimonia fastosa, un
avvenimento per la buona società della città. Nasce la prima figlia, Maryam, e
la sua vita è quella di una disincantata signora borghese, che non vede
alternative alla dittatura che insanguina il paese. «… noi giovani eravamo
stati presi da una specie di sgradevole rassegnazione. L’unica scelta possibile
era quella dei sandinisti […].I sandinisti, però, non erano un’alternativa per
noi: erano guerriglieri. Proponevano la lotta armata, la violenza, il
socialismo. Avevano spesso scontri con la dittatura. […] Il martirio dei
sandinisti, la loro tenacia, ispirava rispetto, ma erano considerati
pericolosi, sovversivi, comunisti. Operavano nella clandestinità. Tra la gente
della mia classe non si parlava di loro. Li si temeva.» La lettura dei libri
femministi di Germaine Greer, Betty Friedan, Simone de Beauvoir alimenta nuove
idee, finché nel 1970, grazie a un collega di lavoro (il Poeta), che le apre
nuovi orizzonti culturali e di cui diviene l’amante, incominciano i contatti
con un militante sandinista e l’impegno politico. Gioconda inizia una doppia
vita: in apparenza è ancora una perfetta signora borghese, ma, in realtà è
un’adultera e una fiancheggiatrice del Fronte Sandinista di Liberazione
Nazionale. Per “tenersi insieme” in questa complicata condizione comincia a
scrivere e a pubblicare poesie, raccolte poi nel libro Sobre la Grama, che
destano grandi consensi tra gli intellettuali, e sconcerto e scandalo nella
buona società. Nasce un’altra figlia, Melissa; Gioconda si separa dal marito,
sí innamora di un dirigente sandinista, Marcos (Eduardo Contreras Escobar) e si
impegna sempre più attivamente nel Fronte Sandinista. Nel 1975 affida le sue
figlie ai genitori perché costretta a rifugiarsi all’estero per evitare
l’arresto. Gioconda racconterà di quegli anni nel suo primo romanzo, pubblicato
nel 1988, La donna abitata, in cui leggenda e realtà si mescolano armonicamente
attraverso la storia di due donne, vissute in epoche diverse, un’india che
combatte contro i conquistadores e una donna moderna che vive sotto una feroce
dittatura centroamericana, le cui vite si incontrano magicamente nell’amore e
nella guerriglia. Dopo essere fuggita in Messico, dove scrive nei primi tre
mesi le poesie di Linea de fuego che vincerà a Cuba il premio Casa de Las
Amèricas nel 1978, Gioconda , per decisione di Marcos, si reca in Costa Rica
per organizzare la rete dei rifugiati, divorzia dal marito e riesce a farsi
raggiungere dalle figlie. Nonostante l’abbia abbandonata per un’altra donna,
soffre terribilmente per la morte di Marcos, ucciso nel 1976 dalla Guardia
Nazionale di Somoza. Poco tempo dopo Gioconda si arrende alla corte insistente
del brasiliano Sergio De Castro che sposerà e da cui avrà un figlio, Camilo.
Ma, nonostante gli impegni familiari, accresciuti dal parto prematuro che mette
in pericolo di vita la madre e il figlio, continua alacremente a sostenere la
guerriglia, lavorando a una rivista filosandinista, favorendo spedizioni
clandestine di armi in Nicaragua, recandosi a Cuba come rappresentante della
GPP alla celebrazione del XX anniversario della rivoluzione, viaggiando in
Europa per raccogliere fondi. In quegli anni, totalmente occupata dalla
politica, scrive poco («In Costa Rica composi poca poesia […] Mi resi conto in
quel momento della simbiosi che c’era tra la mia poesia e il Nicaragua […]. La
mia poesia continua a essere l’espressione del corpo e prende forma quando la
mia anima ritorna alle sue radici.» Il 20 luglio 1979, dopo la vittoria della
rivoluzione sandinista, Gioconda può tornare finalmente a Managua e le viene
affidata la direzione della televisione di stato. Potrebbe finalmente trovare
la tranquillità , ma si è innamorata pazzamente del comandante Modesto (Henry
Ruiz), uno dei nove membri della Direzione Nazionale, e, pur lacerata dai sensi
di colpa, rompe il matrimonio con Sergio e inizia un rapporto devastante e
contraddittorio («Fu un rapporto sconvolgente quello che mi travolse e mi fece
perdere tutti i punti di vista») che le mostra, nell’umiliazione di subire il
maschilismo di Modesto, la propria dipendenza: «Non riuscivo a stare sola.
Avevo rischiato di essere colpita dalle pallottole, di morire, avevo trafficato
in armi, pronunciato discorsi, vinto premi, partorito figli, e tante altre
cose, ma non sapevo com’era la vita senza il pensiero di un uomo, senza l’amore
di un uomo. Non sapevo chi ero davvero, senza il punto di riferimento di
qualcuno che mi nominasse e mi facesse esistere con il suo amore». Alla crisi
sentimentale segue la crisi politica, Gioconda ha divergenze col partito e
sente il bisogno di dimettersi dalle cariche e ripensare nel silenzio alla sua
vicenda esistenziale. Nel 1984 arriva un nuovo amore; si tratta di un «gringo»,
un giornalista americano, Carlos (Charlie Castaldi) di origine italiana, che il
partito le vieta di frequentare; ma questa volta si tratta di un amore adulto,
paritario, che durerà a lungo. La Belli lo sposa nel 1987 e inizia la sua
seconda vita, divisa tra l’America e il Nicaragua, dedita soltanto alla
famiglia e alla letteratura. Nel 1990 pubblica il suo secondo romanzo, Sofia
dei presagi e nel 1992 un racconto per bambini, La fabbrica delle farfalle. Nel
1993 avrà da Carlos una figlia, Adriana. Negli anni successivi continua a
pubblicare romanzi, che saranno tradotti in tutte le lingue e diverranno
successi internazionali: Waslala (1996), Il paese sotto la pelle (2000), La
pergamena della seduzione (2005), L’infinito nel palmo della mano (2008). Relativamente
alla sua poetica posso dire che tutte le poesie sono caratterizzate da una
forte carica sensuale, un marcato accento erotico che pervade ogni singola
parola. Nei suoi versi l’amore è una calda e sapiente miscela di eros e spiritualità.
CHIARA PASSARELLA
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