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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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577. HITLER, DEMAGOGO, ED I SUOI PRIMI ACCOLITI da un'Americana a Venezia
Nell'antica Roma come nelle nazioni moderne, la
storia propone casi di leader demagogici.
Che cos'è un demagogo? La parola,
greca in origine (demos, il popolo + agogos, che guida), descrive un politico che cerca
l'appoggio delle masse attraverso appelli ai pregiudizi "populisti" piuttosto che ai discorsi
razionali. Un demagogo getta benzina sul
fuoco in una società dove una grande parte del popolo è sofferente oppure
disillusa e quindi pronta a cercare capri espiatori. La demagogia è sempre pericolosa perché è in
grado di creare i meccanismi necessari per sostituire la democrazia con un
regime dittatoriale con la scusa di placare lo scontento. I demagoghi esaltano le qualità etniche e
nazionali della folla cui viene promesso un nirvana collettivo. Un'analisi della demagogia come realtà
politica appartiene ai mondi della psicologia e della sociologia. In questo momento vediamo la salita al potere
di un demagogo statunitense, che sta per diventare presidente grazie all'uso di
proposte scontrose, anche inverosimili.
Ha dichiarato durante la sua campagna elettorale che se sparasse per
uccidere nelle strade di New York, "la gente mi voterebbe lo stesso". E se avesse ragione? Costernati, molti speravano che la sua
popolarità non arrivasse a tal punto. Il
demagogo più distruttivo della storia moderna sicuramente è stato Adolf
Hitler. La sua scalata al potere ha
avuto inizio nelle sale pubbliche e nelle birrerie della Baviera nel 1917, quando
i lavoratori tedeschi, specialmente quelli di destra, erano moralmente prostrati
dopo la Prima Guerra Mondiale. La
società tedesca, impoverita e costretta dal Trattato di Versailles a ripagare i
danni, era pronta al "ritorno alla grandezza" proposta loro da Hitler. Giovani tedeschi, spesso disoccupati, hanno
ascoltato i discorsi furibondi dell'imbianchino austriaco, studente di arte
mancato, attratto ora dalla letturatura di cospirazione e membro di un gruppo
occulto che corteggiava credenze e teorie allucinanti. Come ha mostrato la storia, questo demagogo
ha fatto in modo che le masse tedesche hanno alla fine attribuito le colpe della
loro condizione a tutti tranne che a se stessi.
Verranno messi sotto pressione i professionisti di origine ebraica, poi
tutte le persone di origine ebraica; poi i comunisti ed i governi democratici; poi
le chiese cristiane, soprattutto quella Cattolica Romana nonché i testimoni di
Geova. Verrà condannata l'arte
"degenerata" assieme agli omossessuali, le "razze inferiori"
e tutti coloro che si oppongono al Partito Nazista. Pare che la base del partito già esistesse
prima del debutto di Hitler come oratore da pub. Il futuro dittatore trovò la sua prima platea
entusiasta dove le persone comuni, ed anche quelle meno comuni, ascoltavano i
suoi deliri sotto l'influenza dell'alcool.
Lì trovò anche un seguace eccentrico in grado di appoggiarlo, Dietrich
Eckart, finanziatore di organizzazioni "segrete" come il Circolo
Fichte di Berlino e la Società Thule di Monaco, fortemente antisemita. Nel 1918, Eckart assume un certo Alfred
Rosenberg, feroce antisemita, principale ideatore della filosofia del Partito
Nazista. Nel 1919 costui propone la
teoria sul complotto mondiale giudaico-bolscevico-massonico. Le idee di Rosenberg, grande amico di Eckart,
che per primo finanziò Hitler dopo averlo sentito parlare dentro una birreria,
avranno grande influenza sul pensiero del Fuhrer. Anche i demagoghi devono trarre ispirazione. Per loro non importa quanto irrazionale e
fantastica essa possa essere. Le notizie
false, la disinformazione, oggi come
allora, gli bastano. Già redattore del
primo quotidiano nazista, il Voelkischer
Beobachter, Rosenberg diventerà responsabile del partito mentre Hitler è in
carcere (1923-4) dopo il fallito Putsch
di Monaco. Per Hitler, Rosenberg sarà
"ideologo capo" del movimento nazista, e "responsabile del benessere
spirituale del popolo tedesco". Rosenberg pubblicherà Der Mythus des 20, Il Mito del XX Sec. (1930), il libro più diffuso
del nazismo dopo il Mein Kampf. Sotto l'influenza di Eckart e Rosenberg, Adolf
Hitler costruì il fondamento per teorizzare il dominio del popolo tedesco,
"razza superiore", sul mondo intero.
Insomma, un pugno di uomini paranoici e razzisti al limite della follia è
riuscito a spingere Adolf Hitler, piccolo demagogo di Baviera, verso l'incarico
di Cancelliere della Germania nell'anno 1933. UN'AMERICANA A VENEZIA
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