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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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566. Cultura Metal - 1: EDUCAZIONE ALL’ASCOLTO di Sky RobertAce Latini
Parlare
di Metal come di “rumore” è la cosa più luogo comune che si possa sentire da
chi non è avvezzo ad essa. Una cosa è sicura: il Metallo è la musica più
estrema dell’arte sonora. Al di là dell’essere tacciata di satanismo o di
violenza, la prima vera estremizzazione riguarda il suono. Come in tutte le
arti, per apprezzare il Metal, c’è bisogno di un processo formativo, in questo
caso della cosiddetta “educazione all’ascolto”. Educazione all’ascolto che
tocca anche altri generi musicali come la Musica Classica o il Jazz, non sempre
facilmente fruibili, ma che nel Metal è ancor più necessaria data la durezza
della sua essenza. Ogni tipo di musica nasce anche da un ambiente culturale e
al tempo stesso, in un circolo d’influenze, la musica si mette a modificare a
sua volta tale ambiente. Le interviste spesso rendono chiari i meccanismi di pensiero dei musicisti, che sono anche l’espressione del fruitore-fan o
appassionato, in una estensione di vasi comunicanti difficilmente separabili.
In effetti il musicista prima è stato un cultore appassionato dell’arte che poi
esprime mettendo mano agli strumenti (e magari fa crescere). FENRIZ, batterista
dei DARKTHRONE norvegesi dice: “Ciò che sto scrivendo ora è la musica che sta alla base delle
nostre origini, le nostre radici”. Le radici non sono altro che le scoperte
fatte da ragazzini, quelle che hanno portato a rimanere affascinati da ascolti
che rimangono per sempre e in modo nostalgico nelle menti e nel cuore di chi
cresce, e ciò si porta con sé nel tempo anche come musicisti. MONTE PITTMAN,
chitarrista americano di Madonna e Melanie C, è in realtà un metallaro e si
esprime anche da solista: “Mi piace po’ di tutto, ma sono cresciuto col
Metal, era sempre la musica più interessante ed eccitante per me, oltre che la
più divertente da suonare. Sono stato coinvolto nella musica da piccolissimo, attorno ai tre anni, ascoltando i dischi dei Kiss di mia sorella; più tardi mio cugino mi ha introdotto ai Metallica”.
MIKE MUIR, cantante degli statunitensi SUICIDAL TENDENCIES: “Quando avevo 11
anni, mio fratello più grande, per il compleanno, mi regalò il mio primo disco
che erano i Led Zeppelin. Da lì mi sono appassionato alla musica dura e ho
sempre amato i Black Sabbath e Ozzy in particolare”. I punti di riferimento
nella musica possono aumentare, conoscendo anche dopo l’età adolescenziale
strumentisti che riescono a influenzare il musicista già in carriera, ma gli
input iniziali rimarranno sempre i più importanti, almeno dal punto di vista
simbolico; MR. Lordi (finlandese) afferma: “Sono da sempre un fan di KING
DIAMOND (cantante dei M. Fate), per anni una vera e propria ossessione
della mia esistenza. Moltissimo di quello che ho amato di più in musica viene
dai MERCYFUL FATE e dai suoi album solisti”. L’imprinting adolescenziale è
potente, e sappiamo che non comprende solo i contatti artistici, ma ogni tipo
di campo esperienziale che diventa bagaglio psicologico ed espressivo. Più è
ampia l’esperienza dell’individuo più si amplia la caratteristica espressiva e
relazionale della persona. Anche in campo musicale-artistico vale la stessa
legge; racconta NIILO SEVANEN dei finlandesi INSOMNIUM: “Una caratteristica
che differenzia le band finlandesi è l’amore per la vecchia tradizione
dell’Hard Rock, che invece manca alla maggior parte degli artisti della nostra
generazione provenienti da altre parti del mondo”. Con questa frase Sevanen
vuol dire che i finlandesi sanno inserire molte influenze nella propria musica
perché hanno vasta conoscenza musicale, non relegata a pochi generi. Le
influenze sul musicista possono essere più o meno conscie, lo sono però sempre
parzialmente e non è detto che ciò che si sta componendo rispecchi l’idea del
musicista in quel momento, lo ammettono a volte essi stessi dopo aver lasciato
depositare il lavoro e averlo riascoltato a mente fredda. Sempre FENRIZ: “A
metà dello scorso anno decisi d’iniziare la composizione, e lo feci con quattro
dischi in mente (tra cui uno dei Candlemass). Dopo che tutti i brani
vennero incisi li riascoltai e mi
accorsi che non c’era nulla che mi ricordasse i CANDLEMASS, al contrario
scoprii d’aver infilato alcuni riff di altra gente come IRON MAIDEN e primi
EXODUS”. Chi comunque tenta la via della sperimentazione cerca spesso di
intessere un processo consapevole e fa una analisi delle sue conoscenze o per
mescolarle o per allontanarvisi. STEVE VON TILL degli americani NEUROSIS: “Abbiamo
sempre cercato di creare un nostro stile. Da ragazzi ascoltavamo molto Hardcore
e Metal Classico, più i PINK FLOYD, e abbiamo semplicemente cercato di creare
una commistione originale di ciò che ci piaceva”. Nel tempo le persone
possono ampliare le proprie visioni, e amare anche situazioni mai sperimentate
prima, quindi si può avere un ampliamento dei gusti artistici e musicali;
l’americano MYLES KENNEDY (degli ALTER BRIDGE) dice: “Io ascolto ancora oggi
i JUDAS PRIEST, gli IRON MAIDEN, i primi METALLICA , ma sono contento di vedere
nuove band che stanno portando il Metal a fare un passo ulteriore,
contaminandolo con vibrazioni differenti. Io sono un grande appassionato di
Jazz e Black Music”. Lo stesso vale per lo svedese MIKAEL AKERFELDT degli OPETH: “Negli ultimi tempi
ho cercato di ampliare un po’ i miei gusti. Ho iniziato ad ascoltare il Jazz e
ho comprato un sacco di dischi di JOHN COLTRANE. Non avrei mai pensato che
potesse piacermi tanto, perché a me piace il cosiddetto “Dinner Jazz”, quello
più morbido, sornione, rilassante”. Alla fine però il primo amore non si
scorda mai, esso permane dentro di sé con la forza più istintiva possibile;
ancora AKERFELDT aggiunge. “A parte COLTRANE, ho comprato lo stesso tipo di
dischi di sempre. Prog, Rock Sinfonico, cantautori Folk, Heavy metal, Hard rock”. In
qualche modo si può affermare che non ci sono regole. In realtà ci sono, il
Metal deve rimanere, in un certo senso, “forte”, e usare in maniera
soverchiante la distorsione chitarristica, ma non si tratta di regole
totalizzanti. Il mondo della musica è un continuo fermento di ibridazioni. Se
da un lato esistono fan e musicisti molto integralisti che aborrono le fusioni
di genere, rimanendo molto coerenti con se se stessi, sia come fruitori di
generi specifici, sia come compositori, altri variano in maniera direttamente
proporzionale alla propria attitudine. Dai due lati della barricata si
esprimono culturalmente i due atteggiamenti, ad intensità variabile. Ma il
pubblico metal è più aperto che in passato e le sperimentazioni vengono seguite
come viene seguita la tenace fedeltà, entrambe con un mercato densamente
popolato. I metallari sembrano educati a ricevere ed elaborare il nuovo. Se
nasce dai musicisti una diversità di stile, essa trova spazio in una fetta di
ascoltatori; magari la novità rimane una nicchia, ma sopravvive.
L’intransigenza è parziale, ciò rende il mercato metallico piuttosto fluido, e
ricco di sfaccettature che produce generi Metal differenti. E rende anche il
metallaro uno dei maggiori acquirenti di cd, nonostante la crisi, in un
circuito musicale che gli è proprio, e che sopravvive senza pubblicità. Il
metallaro appare generalmente educato all’ascolto; infatti per riuscire a
gustare l’ “estremo”, che solitamente per gli altri tipi di fruitore è
repulsivo, bisogna che si sia abituati a tal linguaggio, per forza va
strutturato un processo d’apprendimento. Capirla però non vuol dire poi amarla.
La differenza con la musica leggera è che quest’ultima è bagaglio culturale di
tutti nella nostra società moderna e non necessita di educazione, è un
linguaggio immediatamente accessibile. Anche in questo caso, non significa che
piaccia a ogni individuo. Sky RobertAce
Latini
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