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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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549. “MORE THAN A FEELING” (1976) – Boston dall’album “Boston” di Sky Robertace Latini
Quarant’anni fa esce
il primo album dei Boston. Come racconta anche il nome, si tratta di gruppo
americano. La bellezza del suono è legata soprattutto alle chitarre elettriche
immediatamente riconoscibili per il suono netto e rotondo, spesso suonate
doppie. Pochi album da studio (l’ultimo “Life, Love & Hope” è del 2013), ma
le forti caratteristiche sonore l’hanno resa una band che ha lasciato
l’impronta forte nella storia del rock. Al limite dell’Hard rock, con influenze
AoR, il loro genere è molto melodico anche se non vengono tralasciati suoni ben
tonici. Il brano: “More Than a Feeling” (written by Tom Scholz).
L’autore
è chitarrista e tastierista. Il cantante Brad Delp è deceduto nel 2007 per
intossicazione da monossido di carbonio. Inizia con una dolce chitarra acustica
e lieve batteria su cui entra un cantato aperto e delicato. Ma subito dopo,
nell’alzarsi di tonalità della voce, si inseriscono le note acute di chitarra
solista atte a introdurre, con pathos, i riff corposi ma morbidi di chitarra
ritmica. Il tutto appare come un inizio piuttosto enfatico così da dare subito
un incipit maestoso. Il ritmo di carattere hard, ma comunque non veloce, è
accompagnato dal battito di mani che riempie atmosfera in una parvenza di
partecipazione di gruppo. Qui non c’è strofa, ma direttamente ritornello
accompagnato da controcanto corale, in una rotondità fresca e pulita. La morbidezza della strofa che ritorna, fa da
contraltare al ritornello più tonico e il loro avvicendarsi rende variabile, in
modo superbamente fluido, lo scorrimento della traccia. Il ponte canoro prima
dell’assolo è altrettanto gustoso. L’assolo, non lungo, ma molto significaticvo,
è raffinato come il resto della composizione. Da notare le varie impennate
dell’acuto vocale, soprattutto tra il minuto 3.30 e 3.40, che non è un
virtuosismo fine a se stesso ma assolutamente incastonato nella struttura,
eppure di intensissima espressività. Il brano termina con la ritmica del riff,
sfumando, e lasciando una sensazione positiva nell’ascoltatore; il pezzo è
infatti luminoso e la chitarra distorta non è cattiva ma dona quella energia
necessaria a scuotere percettivamente. Quello che colpisce è la non ripetizione
pedissequa delle strofe, per cui l’ultima non è perfettamente uguale alla prima
ma presenta delle modificazioni; variano alcuni piccoli punti
dell’arrangiamento e alcune note cantate. La song apre il primo album che rimane il
migliore della discografia, e cattura immediatamente il fruitore. Al tempo fu
subito chiaro di trovarsi di fronte ad uno stile personalissimo; in particolare
il suono della chitarra fu innovativo e di impatto. L’album del 2013 è meno
duro dell’esordio, ma la band non fu mai del tutto hard. Comunque sono
riconoscibilissimi a testimonianza della loro peculiarità.
di Sky RobertAce Latini
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