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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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538. “STAZZEMA – Victims of Horror”(2016) del Giulio Rossi Group (Italy-Terni) di Sky Roberto Latini
Il
brano non è una novità, ma è stato già pubblicato nel 2013. Faceva parte di
“The Second Act”, appunto il secondo album di Giulio. Qui però sono cambiati i
musicisti, voce compresa. Giulio Rossi è chitarrista dei Synthesis, band
storica italica dell’underground metal anni ’80. Nel 2009 il chitarrista decide
di iniziare qualcosa da solista, esce allora “Victims of the Past”; qui lui si
fa aiutare da diversi musicisti e cantanti. Ogni canzone vede l’apporto quindi
di persone che non sono membri di una band stabile. Il secondo disco è pensato
allo stesso modo. Ma dal 2014 egli si organizza diversamente e forma un gruppo
che ai suoi occhi deve rimanere immodificabile. Con questa formazione a quattro
escono il primo e il secondo singolo coi relativi video. Nel 2014 appunto la
scanzonata (ma non troppo) “I’ll Come to see You Tonight” e nel 2015 “Dirty
with my Blood”, dalla tematica pesante (la violenza sulle donne). Membri sono,
oltre a Giulio, Samuele alla voce, Max al basso e Patrizio alla batteria. Ma
per il terzo singolo si vuole un tastierista; ed ecco Gianluca, che diventa la
quinta presenza nel nuovo video di quest’anno. Il brano: “STAZZEMA (VICTIMS OF
HORROR)” https://www.youtube.com/watch?v=LPAKBxvwDSE
Si tratta di una ballad, ma in realtà
possiede un tono forte che la rende più epica che dolce. Inizia con un arpeggio
acustico a cui subentra immediatamente un tappeto chitarristico elettrico, e
quando ritorna l’arpeggio s’infila il cantato dalla bassa tonalità. La voce
inizialmente non fa presagire la tensione acuta, che arriva poi con un
cambiamento in cui l’ugola, leggermente roca, diventa forte e passionale sul
tappeto di chitarra accennato inizialmente. Di nuovo strofa-ritornello, strofa
sempre appoggiata all’acusticità della sei corde, il ritornello invece quasi
urlato sopra l’elettricità della stessa, e infine ecco Stazzema nominata due
volte in due tonalità diverse, la seconda volta quasi disperatamente; non è un
ritornello ma introduzione all’assolo di stile classicheggiante dal piglio
drammatico, preceduto da un rifframa corposo ma non violento. Torna il cantato
e quando viene rinominata Stazzema, c’è una certa tristezza per un feeling più
enfatico rispetto alla prima volta. Il finale è un prolungato tappeto tastieristico
galleggiante sul vuoto creato dalla cessazione degli altri strumenti, quale
epilogo drammatico di una tragedia che il testo racconta; e il nome Stazzema
riecheggia per l’ultima volta in un senso di afflizione e pietà, giungendo dopo
un “aah” che è come un lamento. Si sente la pienezza totalizzante
dell’interpretazione canora del singer che non si risparmia, cantando per la
maggior parte con toni molto alti, in questo aumentando molto il tasso
emozionale del pezzo. Le tastiere non sono strumento principale, ma compattano
la linea melodica; la chitarra immette pochi inserti, ma dona comunque una
certa variabilità di arrangiamento.
Il
video (Regia di Massimiliano Proietti)
Girato
a novembre proprio sui luoghi dell’eccidio nazifascista, è stato montato con il
materiale originale che consta di parti estratte dalla lunga chiacchierata con
Enio Mancini, uno dei superstiti, e di parti riguardanti la scena della band,
che sul posto suonava in playback. Il video contiene una introduzione quindi di
Enio che situaziona i drammatici eventi, e poi la song vera e propria. Ma
all’interno del video sono inserite anche immagini di repertorio, comprese
quelle di una fucilazione e di cadaveri, poste entrambe al termine quando
inizia il finale soffice. Attenzione: non sono state usate riprese mobili di
repertorio riguardanti direttamente Stazzema, perché non ne esistono. E’ stata
fatta codesta scelta in quanto esse sono servite a contestualizzare il tema
raccontato, dando l’idea dell’atmosfera opprimente bellica in cui i civili si
trovavano in generale in quel periodo. Il gruppo è ripreso in due punti: uno è
quello davanti alla chiesetta, luogo principale del massacro e l’altro è presso
l’ossario dove stanno appunto i resti delle vittime. E’ stata una esperienza
umana oltre che artistica.Il genere suonato dal Giulio Rossi Group è un Hard
& Heavy a metà strada fra gli anni ’70 e ’80, con un pizzico di
Power-Metal. Ma in realtà gli ultimi due singoli dimostrano una grande
versatilità e una maggiore modernità. Le tematiche della sua produzione non
sono tutte seriose, ma certo il tema della morte è ultimamente piuttosto
presente. I tre video infatti ne parlano da angolazioni diverse.
“Stazzema-Victims of Horror” più che la narrazione di una storia è una
descrizione di un sentimento, una empatia provata per quei morti che un
documentario sull’evento suscitò nel chitarrista Giulio, il quale se ne sentì
subito ispirato per buttare giù le note, emerse, riferisce, spontaneamente.
Questa seconda versione, secondo me, migliora il senso emozionale che si
tentava di comunicare quando fu pensata.
Sky
RobertAce Latini
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