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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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526. “NON UCCIDERE – L’interpretazione giudaico-cristiana” di Sky RobertAce Latini
Il
quinto comandamento del Vecchio Testamento, quello inciso con altri comandamenti
sulle tavole della legge, gli ebrei prima se lo tramandavano oralmente. Poi
hanno avuto lo scritto biblico e l’hanno trasmesso a noi civiltà moderna.
Tutti, in linea di principio, danno credito al fatto che tale comandamento sia
inscritto nel cuore e nella mente dell’essere umano, che la natura stessa abbia
fornito alla psiche il senso profondo di questa limitazione, in modo da
preservare la specie. Per il popolo ebraico e per il Cristianesimo, la legge è
si, naturalmente scritta nel cuore umano, ma è lì dentro per volontà di Dio che
quella natura e quel cuore l’ha creati. Uccidere è sempre un togliere valore
all’essenza dell’uomo, ma per un credente, uccidere è anche togliere Dio dalla
realtà. L’uomo vuole farsi Dio di sé stesso, e se io sono Dio, ogni altro uomo
è meno di me. Invece la credenza è che Dio ha creato tutto, tutto appartiene a
Dio e nessuno può decidere al posto di Dio. Questa è la fede. Dio ama, Dio fa
tutto bene, ma come fa invece l’uomo a sapere quando si può togliere la vita ad
un altro essere umano? Dio è sapiente e onnisciente, l’uomo no. Per questo il
Signore si sarebbe rivelato, dato che da soli gli uomini non sarebbero riusciti
a comprendere i valori della vita. Non esisterebbe nessuna vera possibilità di
andare in estasi e da soli raggiungere
la verità, senza un’azione divina (l’estasi sarebbe possibile ma è azione
divina). Dio entra nella storia e l’uomo giunge alla conoscenza. E’ con un atto
di Dio che l’uomo lo conosce. La società umana occidentale, che parla di
diritti civili, non dà eguale valore a tutte le vite umane quando parla di
aborto e di eutanasia. Quando parla di guerra giusta sa darsi il limite esatto?
Quando vuole difendere l’essere umano, difende in egual misura feti e malati?
Il diritto alla vita pare l’unico diritto non universale. Il diritto alla casa
è inutile se non ho la vita, a meno che una bella bara foderata non la
consideriate “estrema dimora”. Anche la pena di morte è una contraddizione che
riguarda il diritto alla vita. Nemmeno Dio uccise l’omicida Caino, infatti il
movimento che combatte quella pena usa la frase “Nessuno tocchi Caino”. Quale
immagine abbiamo noi della persona umana, come ci raffiguriamo il suo valore
all’esistenza? Cerchiamo dei punti oggettivi per dire quando uno è umano e
quando no: “non è umano fino a tre mesi dal concepimento, non è umano chi
vegeta in coma”. Ma questo affanno a trovare scuse per usare la morte non è mai
oggettivo, non riesce ad esserlo. Il fatto è che senza Dio non si sa su cosa
appoggiare la dignità umana, o è troppo animalesca o è solo una energia del
cosmo. Ma quando è se stessa? Quando è così com’è? La persona ha la sua dignità
quando è così com’è o quando riflette le nostre aspettative? E se le
aspettative della maggioranza sono per la morte, allora la morte diviene
oggettivamente necessaria. Basta la maggioranza numerica a decidere su questo
tema? In questi discorsi entrano anche il dolore e la sofferenza. Se l’uomo
soffre non vale la pena che viva. La sofferenza è inutile, perché bisogna
soffrire? Si arrivano a dire molte banalità quando si vuole negare il valore di
una emozione umana di tale portata. Fino a dire che le relazioni non hanno
valore se creano contrasti. Come se fosse possibile esistere senza di essi.
Esiste un essere umano che non ti infastidisce o non ti delude mai? Ancora la
domanda è: “Il diritto alla vita non dobbiamo darla all’essere umano così
com’è, in qualsiasi modo egli sia?” Se
il male c’è, il perdono è la soluzione;
si può provare per vedere se funziona. L’essere umano trova molte
soluzioni ai mali, ma se sceglie come soluzione l’eliminazione fisica, forse
siamo di fronte ad un essere umano limitato, non libero. Se hai bisogno di
uccidere il debole, l’inerme, oppure se non riesci più a vivere senza cercare
vendetta, senza ammazzare chi ti è scomodo, sei sicuro di essere libero e
forte? Anche sfruttare e offendere è assimilabile all’omicidio; quante
distruzioni di dignità umana operiamo tutti i giorni? Quanta gente trattiamo
male, che se lo meriti o meno? Per il Dio giudeo/cristiano tutti meritano la
morte e la punizione, tutti sono peccatori perché solo Dio è perfetto.
Nell’Antico Testamento infatti si sacrificavano le bestie per l’espiazione dei
peccati. Per il cristianesimo invece non vanno fatti sacrifici d’animali (a
soddisfazione degli animalisti), è Cristo sulla terra a purificare gli uomini, a
dare la redenzione, in quanto non esiste uomo buono: “solo Dio è buono”, egli dirà.
Ma guarda caso Gesù deve morire, e l’uomo buono non appare, anzi, l’uomo buono muore
proprio lì sulla croce, l’unico uomo buono: Dio fatto uomo. Ma si può diventare
buoni per grazia di Dio. Il cristianesimo usa la frase : “Sii libero di
scegliere il bene”. “Occhio per occhio , dente per dente” era solo educativo
per bambini lontani dalla maturità, serviva ai popoli antichi perché incapaci
di fermare le faide sproporzionate senza questa frase. Gesù nel nuovo
testamento vuole superare la pena proporzionata, ed eliminare la morte del
tutto. Eliminarla fino a immettere la resurrezione nella realtà concreta. Se
anche oggi ci si ostina a pensare alla pena di morte e alla vendetta assassina
come soluzione, quanto sarà stato difficile a quei tempi convincere gli antichi
a cavare solo un occhio se il proprio parente aveva subito quel torto.
L’istinto umano è lo stesso di allora, è la cultura che è leggermente meno
violenta. Ma la pace nel cuore è solo un piccolo fremito, subito distrutto se
qualcosa va storto. Se si elimina l’esistenza di Dio, dove si aggrappa l’uomo
che sente di cedere dal dolore di un torto subito? Come può perdonare davvero
se il torto è grande? E come fa a
pensare al valore dell’altro se la certezza oggettiva, che la natura non
riesce a dare, decade? Oggettivo è Dio
se lo si crede. Ma come si fa a credere a Dio, se nel cuore ci dà fastidio che
qualcuno sia più potente e forte di noi? Il diavolo è stato invidioso di Dio, e
anche Adamo ed Eva. Adamo ed Eva sono gli archetipi umani: invidiosi come
Satana. Tre sono i primi eventi: Dio crea; L’uomo disubbidisce; Caino uccide.
Dio è amore e crea; dalla negazione di questa realtà creatrice si giunge subito
all’omicidio. La Bibbia vuole essere didattica. Conosce ontologicamente
l’essere umano: senza Dio l’uomo è incapace di star fermo nei propri propositi
positivi. Senza Dio l’uomo non capisce se stesso; così nella città di Babele
non capisce cosa sia l’uomo, cosa sia se stesso e cosa siano gli altri con cui
vive. Parlano diverse lingue nel senso che ognuno vive guardando solo al
proprio ombelico. Quante volte moglie e marito parlano senza capirsi? Dio è la
chiave di lettura dell’essenza umana. Ebraismo e cristianesimo hanno in comune
questa che chiamano verità: Dio è il Signore di tutte le cose. Se lo è, sa come
trattarle, sa come devono vivere, sa che possono essere felici e in che modo
possono auto infliggersi infelicità. Dio sarebbe infinito, penetra il
significato di tutto. L’essere umano è finito, non capisce neanche se stesso,
come può capire tutta la realtà? Nessuna persona da sola riesce a capirsi, ha
bisogno sempre di aiuto, di educatori di qualche tipo. Ma se Dio sa tutto, è lui
l’educatore perfetto. Ci lascia liberi, e questo è il punto. Liberi di
scegliere tra “fare” il bene o “fare” il male; ripeto e uso il verbo “fare”.
Non libero di “decidere” cosa è bene e cosa è male. Ebraismo e cristianesimo
dicono che bene e male sono oggettivati da Dio; l’uomo ha la sua casa e dentro
di essa si muove, ma la casa l’ha costruita Dio e ci ha messo tutti gli arredi
adatti alla realizzazione profonda della persona umana. Sta solo all’uomo
scegliere se uccidere o sacrificarsi per amore a vivere una vita piena tra gli
altri. “Non uccidere” non serve solo a preservare la specie, ma a vivere la
vera vita, una vita soddisfacente nel profondo. E’ questo il senso religioso di
tale comandamento. E’ un divieto, perché l’omicidio nega Dio alla base. Quando
un uomo uccide, allontana i testimoni da Dio, elimina Dio dalla percezione di
chi sta intorno, di chi assiste, di chi viene a saperlo. Con l’omicidio avviene
un fatto di oscurità che va oltre la morte dell’individuo colpito, è una
tenebra che investe tutti all’intorno. E con la rarefazione della figura divina,
scompare anche la forza valoriale della gente in quanto essere umano vivente e
dinamico. Si apre una voragine paurosa che ha avuto il suo massimo nella
seconda guerra mondiale ma che continua secolo per secolo a opacizzare ogni
luce, luce che non scompare mai davvero grazie a tante persone di buona
volontà, eppure in molti momenti la speranza pare non più figurare. Un mostro
che nasce dai cuori umani e che ingoia gli stessi cuori che l’hanno prodotto.
Chi vuole uccidere la figura di Dio dice che è lui il mostro, era la stessa
cosa che voleva far intendere Lucifero ai due sprovveduti nel Paradiso
Terrestre (riuscendoci). RBERTO LATINI
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