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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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523. VIDEO MAKERS A SANT’ANNA – In piedi dove caddero le vittime dei nazisti di Sky RobertAce Latini
Il Giorno della
Memoria fa venire in mente in automatico due facce: quella del soldato tedesco
indurito sotto il casco dell’uniforme e quella dell’ebreo impaurito o privato
di se stesso. Non è possibile escludere le due immagini per quanto possano
rischiare di essere uno stereotipo. Ma certo raccolgono, comunque a ragione, un
immaginario che è stato evento di terra e fango, una storia di fatti e
avvenimenti, reali quanto un pugno in faccia o un coltello che gira nella
ferita. Dietro al nazismo e all’olocausto c’è molto di più, ma le due immagini
sono vere, e in ogni caso centrali.La violenza
contro gli ebrei ha un significato concettualmente proprio, che non è
associabile ad altri stragi e altre persecuzioni. Eppure la sofferenza inflitta
ha sempre un denominatore comune che è la devalorizzazione della vita umana.
Questo è il dolore empatico che io e i miei amici abbiamo sentito sulla
montagna di Sant’Anna di Stazzema. La figura del tedesco in uniforme della
seconda guerra mondiale, porta sempre con sé, culturalmente ormai, una
vibrazione negativa, molto angosciante. E dalla storia italiana di quel
periodo, che è iniziata con un nemico americano, la percezione comune ha
ereditato un nemico germanico. Sono stati l’esercito teutonico e le SS ha
torturare e deportare fisicamente gli italiani, la bomba USA è passata in
secondo piano. Il soldato del nord-Europa ha usato mani e piedi contro i corpi,
mentre l’aereo lontano passa come un ricordo sbiadito: a chi è nato dopo quel
periodo quello che rimane è l’orrido del nazista. Ma in fondo hanno ragione,
perché il culto nazista pare portare in sè un concetto maggiormente
raccapricciante. Durante la nostra avventura abbiamo percepito la storia di chi
lì è sopravvissuto o vi è morto; abbiamo visto i tedeschi raggruppare la gente,
ucciderla, straziarla. Abbiamo visto il sangue, le fiamme, le case distrutte. E
abbiamo visto i bambini cercare i loro amichetti. Abbiamo sentito il puzzo di
bruciato; abbiamo sentito le urla, le richieste di pietà, gli spari. E’ stato
per noi un immergersi nella sofferenza altrui, di una paura che diventava
nostra. Ci ha aiutato, in questo, il luogo e soprattutto i racconti fatti sul
posto. Non si vive spesso una esperienza così forte e importante. I tecnicismi
e il lavoro fatto per girare il video non ci hanno distratto dal senso di ciò
che stavamo vivendo. Tanto che in cima all’Ossario il singer ha sentito il
bisogno di cantare con impeto tutta la song. Non è stato un giorno come un
altro. Probabilmente la nostra piccola uscita a Sant’Anna non può legarsi al Giorno
della Memoria ma a quella più in generale della guerra, ma sappiamo che nulla è
a sé, e noi siamo tutti sommersi dalla forza degli avvenimenti. Il pensiero
nazista che ha fatto proprio razzismo e
antisemitismo, amplificandolo in modo fintamente scientifico, non poteva però
che portare alla guerra, quella guerra che ha causato sofferenza a tutti. La
guerra non ha sfiorato “Sant’Anna Di Stazzema”, l’ha inondata! In realtà là non
si è consumato un evento solo di guerra, ma un evento di malvagità. I tedeschi non si sono limitati ad un
“lavoro”, hanno invece infierito gratuitamente. Il compito era quello di
eliminare tutti gli abitanti del paese, invece hanno perpetrato azioni che sono
andate oltre, prima di uccidere. Ecco, vivere un giorno quel luogo, ci ha fatto
entrare in una bolla temporale, ferma nel tempo, ma non come punto a sé stante,
ma come punto di partenza per tutti gli uomini di buona volontà. Le parole
ascoltate non sono state solo il ricordo di un male, ma anche una speranza;
parole che hanno espresso l’idea di essere significativi per il futuro, di
ricordare per una giustizia verso le vittime ma anche di ricordare perché non
si ripeta quel male. Ma sant’Anna possiede altri pensieri, pensieri particolari
per quei tedeschi che non hanno scelto di essere il male, che hanno sparato in
aria invece che sui prigionieri, che hanno lasciato andare invece di terminare
delle vite. Questi “strani” uomini forse sono pochi, ma comunque sempre
esistenti tra gli anfratti dell’orrore. E in questa iconografia dolorosa una
delle immagini simbolo è il girotondo dei bambini di Sant’Anna. E’ strano pensare
che, in una epoca dove le macchine fotografiche non fossero comunissime, poco
prima dell’eccidio si sia riusciti a fotografare per caso quel momento
infantile gioioso, come se una mano superiore volesse lasciare un segno della
vita di prima. E’ tanto strano quanto è strano questo nostro esistere sempre in
bilico tra la vita e la morte. Strano per il semplice fatto che il corpo è sia
resistente che debole…siamo forti finchè non diventiamo deboli, e viceversa, e
non sappiamo mai dov’è il confine. La foto c’è, racconta di quale forza
alberghi nello spirito umano: i bambini ridevano anche se i tempi erano duri,
ma sapevano ancora giocare. E sono le foto uno degli elementi chiave del
racconto di Sant’Anna. Foto che noi abbiamo osservato come hanno fatto per anni
in tanti, cercando di indovinare il carattere di chi si era messo in posa nella
sua vita piena. Io ringrazio chi gentilmente ci ha accolto quel giorno e ci ha
descritto quelle ore. Io ringrazio però anche Giulio per aver scritto la
canzone. Lo ringrazio poiché mi ha permesso di entrare in una storia importante,
mi ha dato una scusa per tornare all’essenza del vivere. Mi ha permesso di
esserci. L’idea di girare il video in quei luoghi è stata sua, con lo stesso
pathos che lo ha portato a comporre su quel tema, afferrato con forza dal
documentario di Minoli. Tra pochi giorni uscirà il video, e questa vicenda dura
sarà nuovamente raccontata; almeno ci abbiamo provato come meglio potevamo nel
nostro passaggio nel tempo. Il passato e il futuro non esistono più
fisicamente, ma almeno il passato può esistere se si mantiene la memoria, e la
memoria è nel presente, e così anche quella storia è nel presente. E’ una
ripetizione che prosegue grazie agli uomini e alle donne di Stazzema; una
ripetizione per gli uomini che non possono credere quanto l’uomo sia crudele.
Ma nel cuore di ognuno che ascolta non si tratta di una ripetizione, è la
vibrazione di un momento reale e unico. Chi uccide nega che la vita sia un
valore; chi uccide nega che l’altro fuori di sè abbia un valore. Il valore però
esiste se qualcuno ricorda quella vita, e quella vita, di nuovo resa degna dal
ricordo, permane preziosa. Sky RobertAce
Latini
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