Un
grande testimone della storia del blues è andato via, spentosi a 89 anni il 14
maggio 2015. E’ stato omaggiato da tutti, e a lui è stato riconosciuto, a
ragione, lo status di leggenda vivente. Ciò soprattutto in merito al fatto che ha
suonato e interpretato il genere rispettando la migliore tradizione. Il blues:
la musica senza la quale né il Jazz né il Rock sarebbero nati. Il vero nome era
Riley King. Fu tolto il nome di battesimo e aggiunte le due B derivanti dal
soprannome “Blues Boy”, che gli fu affibbiato agli inizi di carriera. Suonava
la chitarra Gibson denominata da lui stesso “Lucille”. Iniziò a registrare musica nel 1949, e fu inventore
della tecnica del vibrato detta “Colibrì”, dato che è effettuata con minimi
movimenti. Cantante e chitarrista, ha visto nascere il rock con il R’n’R anni
50 e lo ha attraversato tutto collaborando anche con i rocker. Un credente con
molte contraddizioni (tanti figli da donne diverse) che affermava di dover
seguire il cuore perché “il Signore mette
nel cuore le cose belle che danno la direzione giusta”. Riguardo al
razzismo affermava di non odiare quelli che lo odiavano, nemmeno chi odiasse
gli altri per il colore della pelle o per essere di un’altra cultura; ma
naturalmente era contro la segregazione razziale. Egli ha suonato tantissimo,
una carriera basata più sui concerti che sui dischi, sebbene abbia avuto
all’attivo 43 album da studio, dei quali l’ultimo nel 2008. Nei confronti della
propria musica una dedizione senza sosta. Sempre raccontato del piacere di
suonare: “Ancora mi diverto come un matto”,
diceva, e fino all’ultimo ha desiderato stare sul palco. Molta umiltà verso i
musicisti con cui ha avuto rapporti, sin dall’inizio: “Notte dopo notte capii che non suonavo bene come loro, allora cominciai
ad ascoltare gli altri e a studiare con maggiore intensità”. E fino a
vecchio la stessa attitudine: “Io conosco
i miei limiti con la chitarra e con la voce, Dio mio se li conosco, per questo
continuo a studiare ogni giorno”. E rispetto per il pubblico, con il
pensiero che se si affida il proprio destino nelle mani della gente che
ascolta, non conta cosa si pensa di se stessi, ma conta solo il giudizio dei
fan. E quindi: “La gente si congratula
con me, io ringrazio, poi vado a casa e comincio a studiare”. Tra
le collaborazioni storiche quella con Eric Clapton, del quale King ha tessuto
le lodi, citandolo come amico, persona molto gentile e miglior chitarrista
Rock’n’Roll del mondo: “Clapton suona il
Blues molto meglio di molti musicisti del Mississipi”. King ha considerato
la collaborazione con Clapton come un piacere e riconosciuto che tale
collaborazione ha aiutato lo stesso King nella carriera. In realtà ha aiutato
entrambi: è un fenomenale atto promozionale mettere due miti insieme. Il
brano: “BLIND LOVE”. “Blind Love” uscì nel ’53 come singolo, entrò poi a far
parte del primo album di B.B.King, “Singin’ the Blues”, pubblicato del 1956.
Otto delle dodici canzoni sono state scritte insieme a Jules Taub. La song
inizia subito con l’assolo di chitarra lungo ben 29 secondi, sopra un ritmo
cadenzato ma non veloce, anche se per lo standard blues non è calmo. Nel
cantato semplice si ineriscono i fiati e il pianoforte, ma la chitarra
liquida di King continua a sottolineare
le pause fra una frase e l’altra, mentre il pianoforte in sottofondo sottolinea
la ritmica. A metà song altri 29 minuti di assolo con in mezzo gli “All right”
vocali che ne dano una dimensione simile a quella dal vivo. La parte finale
cantata aumenta la pesantezza della batteria con una maggiore enfasi ritmica
globale di tutti gli strumenti. Le ultime note sono quelle del giro
tradizionale del blues. Il pezzo è un momento estremamente pieno e vivace, con
la flemma però tipica per il genere che non raggiunge mai la frenesia e la
sguaiatezza dinamica del rock’n’roll.
Il
testo di “Blind Love”
People, I was standing at my window
Tears running all down my cheeks
Yes, standing at my window
Tears running all down my cheeks
Well, I could see the woman I'm loving
Stopping everyone in the world she meets
Well, standing on the corner
Between 35th and Main
Well, standing on the corner, people
Between 35th and Main
Yeah, that's where a blind man's seen my woman
People, a dumb man called her name
He said, "Oh, I'm blind
You brought eyesight and made me see"
"Oh, I'm blind
You brought eyesight and made me see"
Yes, and the dumb man asked a question
"Woman, who may your good man be?"
Yes, I'm standing by trembling, people
People, my heart's laying in my hand
I'm standing by trembling, darling
With my heart's laying in my hand
Well, I could hear my baby say
"Lord, I ain't got no man"
B.B.
King rimase sempre uno stretto musicista Blues, anche se alcuni pezzi risentono
dell’avvento del rock’n’roll, ma lui stesso ammise che pur capendo
l’innovazione e l’affermazione del rock, non riusciva a d immergersi in quella
nuova dimensione, riusciva solo a suonare blues. Non un purista convinto, ma un
purista per istinto. Carattere allegro e scherzoso, le sue smorfie dal vivo
rimarranno una icona incancellabile; King ha sottolineato sempre le note con
l’espressione corporea valorizzando l’anima di una musica che non può
prescindere dal pathos. Long Live Blues.
Sky Robertace Latini
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