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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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502. LA LETTURA DI FANTASCIENZA NON E’ SEMPLICE SVAGO - “SOCIETA’ IPOTETICHE” di Sky Robertace Latini
L’estate
fa venir voglia di leggere. Il caldo fa venir voglia di star fermo. Quale
migliore occasione? Era da un po’ che non leggevo più romanzi ma solo saggi.
Troppo serioso, bisogna anche svagarsi un po’, nel senso non di divertirsi ma
di essere svagato, quasi come un sempliciotto. Ho un e-book con tante cose
dentro, per caso inizio con la fantascienza di Dick, a me la fantascienza piace
proprio. Philip K. Dick (1928-1982), statunitense, scrive all’antica, nel senso
che si percepisce la modalità anni ’60, più semplice e diretta, rispetto ai
romanzi attuali, sempre in tema di fantascienza. Ma Dick ha idee originalissime
e particolari, e così, anche se i racconti non sono sempre sviluppati nel
migliore dei modi, ti attira e ti mantiene alla lettura. Tra i suoi libri in
digitale che ho, ormai la carta occupa troppo spazio, i temi trattati sono
vari. Ma due elementi mi hanno colpito. Come sarebbe la società se…..? Se si
basasse su diversi schemi mentali e culturali? Due storie che ipotizzano una
società umana diversa da quella che conosciamo: una del futuro che si basa
sull’eutanasia, e una in cui invece la società umana è costruita da malati di
mente. Di colpo ho ricordato un racconto di un altro scrittore di fantascienza,
un tal Russel, inglese, contemporaneo a lui ma più vecchio. C’era anche in
quello di Russel l’ipotesi di una società dai valori diversi, basata
sull’ideologia Gandhiana. La cosa che c’è in comune è che si tratta sempre di
esseri umani, non di extraterrestri, perché le pulsioni e i concetti sono in
effetti quelli reali dell’uomo; creazioni vissute dall’essere umano. Gandhi è
morto nel ’48; nel ’51 ancora l’eco mondiale delle sue imprese era forte ed in
quell’anno Erik Frank Russel scrisse “…E NON NE RIMASE NESSUNO”: che cosa
succederebbe se, nell’impero galattico, una colonia umana fosse stata
dimenticata per tre secoli e in questi tre secoli un valore umano di stampo
gandhiano avesse preso il sopravvento? Dopo tutto questo tempo un incrociatore
armato atterra sul pianeta per la riconquista, e che trova? Nessuno collabora,
nessuno. E l’esercito coi suoi capi non sa cosa fare e come fare;
collaborazionisti non ne trova, e così se ne riparte senza attaccare: a che
servirebbe uccidere tutti? Il pianeta non potrebbe essere sfruttato comunque. Non
rimase nessun invasore, veramente uno si, ma convertito al pianeta; quindi
nessuno con la vecchia mentalità. Russel aveva combattuto nella seconda guerra
mondiale nella Royal Air Force, forse la cosa non lo aveva divertito tanto; in
realtà fu spesso critico verso il militarismo. Nell’affrontare le storie di
Dick, ho avuto il particolare piacere di apprezzare tale approccio. E’ molto
divertente scoprire cosa viene fuori dal portare alle estreme conseguenze un
concetto piuttosto che un altro. In “Il
Dottor Futuro” del 1960 un medico si ritrova nel futuro (anno 2405), in una
epoca dove l’eutanasia è alla base della regolamentazione sociale, e che
troviamo in una società così? Bè, se essa diventa prioritaria, la medicina
diventa inutile, e i medici curano solo piccole cose, non esistono più anzi. La
media di vita è molto bassa, sono tutti giovani, ogni malattia è prontamente
debellata con l’atto finale. E il numero della popolazione umana è regolata in
modo che sia fissa senza aumentare. Ma non solo, se ciò che conta è la salute
fisica totale, la procreazione deve essere controllata per eliminare ogni
rischio, quindi in provetta selezionando i geni migliori. Una umanità generata perché
sia sempre più sana, vive per la massa e non per i singoli, unita per clan che
fanno a gara per dimostrare di essere i più sani. In “Follia per sette Clan”
del 1967 invece, in una luna di Giove, la Terra crea ospedali psichiatrici e vi
trasferisce i malati ripulendone la società. Ma per una guerra tra pianeti la
luna viene abbandonata e lasciata a stessa per lungo tempo. I terrestri
decidono di tornare a conquistarla (qui l’idea assomiglia a quella di Russel),
e si scopre che ogni singola tipologia di malattia mentale ha radunato persone
con la stessa patologia intorno a sè, e quindi si trovano sette città diverse,
una per sindrome. I Man (maniaci); gli Eb (ebefrenia); i Dep (Depressi); gli
Schizo (schizofrenici); i Para (paranoici) e i Poli (schizofrenia polimorfa).
Alla fine si aggiungerà un Norm (normale) che è il personaggio principale del
racconto, che perde tutto e quindi non gli resta che trovare un posto nella
luna, fondando l’ottava città. Secondo elemento che si ricollega al racconto di
Russel, quello di far rimanere un nuovo terrestre nella vecchia colonia. Il
concetto comunque pare essere quello che forse i malati possono guarire e che
integrarsi è possibile. Gli abitanti infatti si ribellano all’invasione proprio
perché non hanno intenzione di essere rinchiusi in qualsivoglia ospedale. Ma in
senso più largo, nessuno vuole perdere la libertà. Le idee di Dick sono belle.
Ricordiamo che è da suoi romanzi che sono stati realizzati due dei più
importanti film di fantascienza: “Il cacciatore di Androidi che divenne “Blade
Runner” diretto da Ridley Scott e “Rapporto di minoranza” che divenne “Minority
Report” di Steven Spielberg. Dick è da considerarsi geniale per le intuizioni
letterarie, che testimoniano quanto ingiustamente la fantascienza fosse in
passato considerata futile e letteratura di serie b. Invece spesso è stata riflessione sulla realtà umana. In
grado di ribaltare visioni e impostazioni, legate culturalmente a idee
preconcette e a omologazioni di pensiero che sclerotizzano i comportamenti. Se
non sempre profonda riflessione filosofica, comunque stimolo ad essa. Nel caso
di queste storie, la deriva culturale di popolazioni staccate dalla cultura di
provenienza non fa regredire ma solo cambiare. Non è perdita di concetti umani,
ma conservazione solo parziale di quei concetti. E i parametri cambiano
modificando i valori che funzionano solo all’interno della propria cultura,
sempre impermeabile a forzature impositive. Alcuni esperimenti reali nel mondo hanno
funzionato e hanno risposto ad alcuni interessanti quesiti: che succederebbe se gli adulti giocassero
come i bambini? Che succederebbe se l’estetismo prendesse il sopravvento? Che
succederebbe se la gente credesse solo alla TV?
Bene, la mia testa ha assimilato. Ma ora che ho riflettuto, ripartiamo a
leggere per passare bene queste ore estive. Solo che se riprendo Dick ho paura
che tornerò a riflettere. SKY ROBERTACE LATINI
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