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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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482. AL FEMMINILE Dibattito sul ruolo della donna nella società moderna – Venerdì 6 marzo 2015 INTERVENTO DI VALENTINA RAPACCINI
Venerdì 6 marzo, nel quadro delle iniziative per la
festa della donna, si è svolto a Terni il Convegno al femminile organizzato con
successo da Lucrezia Cardinali, direttrice artistica del settore danza della
Polisportiva Ternana. Il Convegno,
seguito con intensa attenzione dai numerosi presenti, ha avuto come tema
principale il ruolo della donna nello sport. Lo sport, nella sua accezione più
sana, deve essere un elemento paradigmatico della società: è un laboratorio nel
quale devono essere valorizzate le peculiarità di genere, prezioso valore
aggiunto. Valentina Rapaccini ha svolto nell'occasione un intervento sulla
donna nella cultura, che di seguito si trascrive. Roberto Rapaccini
***
La cultura, soprattutto la letteratura, è
costellata di personaggi femminili, per cui la mia ricognizione non potrà
essere esaustiva. Qualcuno le chiama ‘eroine’. È un termine che non mi piace,
perché contiene un’attribuzione vagamente maschilista. Gli uomini sono eroi, le
donne possono essere solo eroine. In altri termini, le donne hanno la sola
possibilità di uniformarsi in maniera riduttiva ad un modello maschile, al
semidio, al paladino dei diritti, ad una personalità che, con alone
spiccatamente mascolino, combatte contro le avversità per salvare il genere
umano. Questa riflessione mi consente di precisare il criterio che ho seguito
per preparare questo intervento. Le donne di cui farò cenno non hanno
rinunciato alle proprie prerogative femminili per adeguarsi ad uno degli
stereotipi maschili che di fatto continuano a dominare la storia, ma, al
contrario, hanno esaltato appieno le proprie peculiarità di genere, permeate di
una forza e di un valore che va oltre le contingenze di spazio e di tempo. La
loro femminilità è poliedrica, a sottolineare una ricchezza che non ha caratteri
prefissati. Il mondo classico ha raccontato la storia di Dafne, che, per
sfuggire all'amore ossessivo di Apollo, decise di trasformarsi per sempre in
albero; quella di Eco, la ninfa che si innamorò di Narciso e, non ricambiata,
si consumò fino a restare solo voce. Quella di Ifigenìa, la fanciulla
sacrificata sugli altari della guerra di Troia, e, secondo alcune versioni,
salvata di nascosto da Artemide di cui divenne una delle sue cacciatrici. Poi
c’è Beatrice, amata da Dante e sua guida nella Divina Commedia. Dove la
saggezza, rappresentata da Virgilio, non potè arrivare, in soccorso del
pellegrino Dante supplì la fede, nella presenza salvifica della bellezza e
della luce di cui era portatrice Beatrice. C’è Francesca, condannata ad essere
in balìa di un turbine di vento. È doveroso iniziare questo intervento
ricordando Compiuta Donzella, una musica fiorentina del 1200 che per prima
compose poesia d’arte in volgare italiano. Ci restano tre sonetti. Con coraggio
Compiuta scriveva precorrendo i tempi: …lasciar vorria lo mondo e Deo servire,
e dipartirmi d'ogne vanitate. Con il Dolce Stil Novo la donna crebbe di
importanza divenendo simbolo di gentilezza e di virtù, e sorgente di
purificazione spirituale. Da allora la donna, venerata come angelo o desiderata
come oggetto di brama sensuale, entrò in qualche modo nel mondo della poesia.
Ma soprattutto nel XIX secolo le donne sono protagoniste della letteratura. Già
il titolo di alcuni romanzi ne sottolinea il ruolo centrale: Emma di Jane
Austen, Madame Bovary di Gustave Flaubert, Jane Eyre di Charlotte Bronte, Anna
Karenina di Lev Tolstoj, Eva di Giovanni Verga, Tess dei d’Uberville di Thomas
Hardy, o Béatrix, La Duchesse de Langeais, o La muse du Département, La femme
de trente ans, di Honorè de Balzac, Casa di bambola di Henrik Ibsen. Personaggi
attuali sono quelle donne che, in tempi nei quali l’emancipazione femminile era
ancora lontana, seppero imporsi con i tratti del loro carattere. Elizabeth
Bennett di Orgoglio e Pregiudizio è ironica, intelligente, sensibile. Rossella
O'Hara di Via col vento è tenace, disposta a tutto, anche a sposarsi per ben
due volte senza amore, pur di ottenere ciò che vuole. Si potrebbe definire
un’opportunista, ma la sua complessa personalità le ha tributato una fama
imperitura. Meno nota è Isabel Archer, di Ritratto di signora di Henry James:
una ragazza di carattere, che, convinta delle proprie opinioni, ebbe la pretesa
- a quei tempi di difficile realizzazione - di forgiare il proprio destino. Le
vicende della narrazione la porteranno a commettere degli errori, enfatizzando
una fallibilità che la renderà ancor più umana. Catherine Earnshaw di Cime
tempestose è determinata, piena di orgoglio, di malizia e di passione. Questa
ricognizione - come ho già premesso - considerati soprattutto i limiti di tempo, è necessariamente
lacunosa. Vorrei accennare tuttavia anche ad altri personaggi femminili, che
esulano dal mondo della letteratura, e per i quali ho molta ammirazione.
Innanzitutto, la pittrice Frida Kahlo, autrice di capolavori densi del suo
vissuto personale - il più delle volte drammatico - e delle trasformazioni
storiche e sociali da lei attraversate durante la sua breve ma intensa vita. La
filosofa e scrittrice Hannah Arendt che ha elaborato la geniale e provocatoria
teoria sulla banalità del male. Con colpevole superficialità la teoria è stata
travisata dicendo che approda ad una banalizzazione del nazismo. Al contrario
il suo pensiero non si limita ad una mera critica dei regimi autoritari, ma
ad un approfondimento particolarmente acuto della genesi del male. Per Hannah
la banalizzazione equivale ad una spersonalizzazione: la tragicità del male
infatti spesso consiste nel fatto che l’uomo è un volontario - ma non del tutto
consapevole - esecutore della volontà altrui mediante meccanismi che trovano
nei regimi totalitari la loro sede naturale. Come non accennare poi alla
suggestiva religiosità laica della profonda umanità della poetassa Alda
Merini?. La mia formazione scientifica mi ha fatto approfondire la personalità
di Rita Levi Montalcini, che ci ha insegnato ad affrontare la vita con totale
disinteresse alla propria persona e con la massima attenzione verso il mondo
che ci circonda, sia quello inanimato che quello vivente. Consentitemi in
ultimo una breve sortita apparentemente fuori tema. Nella società araba la
donna ha notoriamente un ruolo recessivo. Eppure uno sguardo sommario alla
cinematografia di quei Paesi evidenzia che spesso protagonisti dei film sono
personaggi femminili. Alcuni esempi: il Giardino dei Limoni, nel quale la
positività viene solo da figure femminili, come anche in Caramel o in Ora dove
andiamo?, o nel cartoon Persepolis, per citarne alcuni. Mi sembra che questo
sottolinei come anche nei consessi umani a chiara impronta maschile, la donna è
il vero motore, il reale fulcro della società. Grazie per la vostra attenzione.
VALENTINA RAPACCINI
***
Valentina RAPACCINI (Terni, 25 novembre 1991) –
Laureanda (ultimo anno) presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus
Biomedico di Roma, segue con passione la Letteratura, le Arti Figurative, il
Cinema. Ha partecipato a numerosi eventi culturali.
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