Mastercastle
Enfer (De la Bibliotheque Nationale)
Scarlet Records
Un
gruppo italiano (Liguria) che si è ritagliato uno spazietto nell’Heavy Classico
con una chitarra solista di tutto rispetto maneggiata da Pier Gonella e una
ottima singer femminile Giorgia Gueglio. L’apripista è una solida song
d’effetto, elegante e fluida “THE CASTLE”, che possiede una bella linea
melodica. La stessa forma stilistica intrigante si respira con la seconda
traccia “LET ME OUT” e la terza “NAKED”. “Pirates” e “Straight to the bone”,
come brani minori, e la migliore “Enfer” (di cui è stato realizzato anche un
video) scendono invece di più nella dimensione gotica, e le tastiere
sottolineano questa visione. Il Power veloce c’è ma non è preponderante, e
infatti esiste solo in due tracce: ecco una classica “Throne of Time” che nella
semplicità però poi cambia ben tre ritmi, rallentandosi; ed ecco “Venice”, meno
efficace. La ballata “Behind the Veil” prova una linea cantata impegnativa, ma
esce un po’ dal canone dell’album anche se l’assolo malmsteeniano ne recupera
la cifra stilistica; forse l’arrangiamento di questo episodio è troppo povero e
quindi freddo. Il loro passato aveva già dato prova di ottima qualità,
rimanendo in un alveo prettamente Hard Rock; forse qui invece si penetra un po’,
come già accennato, nella modalità gotica del cantato, anche se la forma
predilige sempre un metal tradizionale. Nel loro tipo di lavoro non bisogna
scambiare l’orecchiabilità per superficiale commercialità, in effetti viene
sempre conservata una serietà di fondo, anche nei momenti più leggeri. Io li
preferivo come puro Hard Rock, ma nonostante le differenze con il vecchio
disco, la bontà del songwriting viene conservata. Poi c’è da sottolineare che i
riff di Gonella tentano sempre di superare lo standard scontato riuscendo a
crearne di interessanti. Non c’è il grande salto di qualità, il disco rimane un
lavoro da ascoltare ma senza sbalordire. Ha un che di buono in personalità, ma
serve un piccolo accento in più; un accento che faccia scattare l’ascoltatore
dalla poltrona o dalla sedia. Va segnalata una curiosità che lega , seppure
alla lontana, questa uscita discografica con un’altra sempre italiana. Nello
stesso 2014 a Terni, in un convento di clausura, un gruppo di suore carmelitane
ha pubblicato un album di musica sacra, composto e registrato da loro, con
l’ausilio di un frate e un prete musicisti. Si tratta del “Il Castello di
Teresa”, è un album prevalentemente parlato, sottoforma di documento, in cui la
musica, comunque bella e ben prodotta, è solo descrittiva del testo. Colpisce,
ed è questa la coincidenza, che anche il testo della song “The Castle” dei
Mastercastle, nello stesso anno, utilizzi il castello come simbolo del mondo
personale ed interiore di una persona. In ciò creando una curiosità appunto.
Naturalmente nel “Castello interiore” di Teresa D’Avila si viene a trovare Dio
e la fede, in quello dei Mastercastle emozioni e sentimenti più umani: “Nel tuo
castello, dentro, ho visto una fiamma. Nel tuo castello, dentro, ho sentito il
tuo canto e il tuo pianto”.
1. The Castle
2. Let me out
3. Naked
4. Pirates
5. Enfer
6. Straight to the Bone
7. Throne of Time
8. Behind the Veil
9. Venice
10. Coming Bach
Giorgia Gueglio – Vocals
Pier Gonella – Guitars
Steve Vawamas – Bass
Francesco La rosa – Drums
+++
“IL CASTELLO DI TERESA” (2014)
- Carmelitane Scalze
(Italia-Terni)
In
80 minuti il cd racconta “Il Castello Interiore” che Teresa di Gesù
(D’Avila),spagnola, santa e Dottore della Chiesa, ha scritto nel 1577. Tale
opera si lega all’uomo, in quanto nella propria anima la persona possiede delle
stanze, in cui entrando trova Dio. La cosa straordinaria è riferita alle
semplici condizioni di registrazione di questo particolare lavoro. Le suore
hanno cantato oltre il muro e la grata che le divideva dai due uomini, frate e
sacerdote, rispettivamente Padre Antonio Leva e Don Sergio Rossini, che hanno
suonato in presa diretta di qua della parete. E nonostante ciò il suono non ne
ha risentito. Sto parlando delle “Carmelitane Scalze” del Monastero dei SS.
Giuseppe e Teresa di Terni. La strutturazione è portata a favorire la parte
parlata che descrive i concetti del Castello Interiore, su cui la musica si
innesta con parti minori a descrizione dei momenti esplicativi. Non parliamo
quindi di pubblicazione musicale. Eppure le composizioni sono belle e
tecnicamente ineccepibili. Nel libretto interno non vi sono i nomi delle suore,
e così non sappiamo il nome della voce solista assolutamente di valore. In
realtà questo lavoro è stato ideato per
propagandare il messaggio sacrale della santa, a scopi di evangelizzazione. Per
far conoscere in maniera meno didascalica un percorso cristiano di
perfezionamento della fede. Ma in questa ottica, prestare una maggiore attenzione
alla musica ne avrebbe giovato. Per ciò che concerne la tipologia musicale,
essa continua la tradizione, sulla stessa linea della classica musica sacra,
della liturgia e della celebrazione ecclesiastica. Su questa linea contestuale quindi
le sonorità tendono all’ampiezza luminosa, non raccogliendo le note
pessimistiche che ricordano il peccato dell’uomo, ma più che altro glorificando
la potenza e la dolcezza divina, con note solitamente soft. Peraltro il peccato,
e il degrado che quest’ultimo porta, è nominato nel cd, ma la musica non è
pensata davvero allo scopo di sottolineare tutti i passaggi della “lettura”,
quanto ha farne una decorazione finale, e così, per esempio, il male non è
descritto musicalmente. E’ per questo che il cd non è opera musicale, non solo
per la poca quantità sonora, quanto per un atteggiamento che si autolimita
tendendo, con un certo distacco, a non svilupparsi, in senso globale, nei temi
trattati. Rendo però merito a questa iniziativa, certamente utile culturalmente
(e naturalmente per chi crede, anche spiritualmente), scopo principale per chi
l’ha voluto; ma anche all’aspetto musicale di alta dignità per ciò che è stato
espresso. Altra particolarità è che la musica è stata composta dalle suore
stesse. Se i loro volti non escono dal convento, le loro voci ci appaiono più
che sufficienti. Un respiro internazionale comunque si percepisce, dovuta
all’universalità dei prodotti della fede, oltre che per la qualità tecnica
espressa. Nota curiosa: quest’anno una band italiana, a voce femminile, nel
genere Metal, ha scritto una canzone che si intitola “The Castle” e parla della
persona come di un castello che contiene emozioni. Strana coincidenza con
quattro punti in comune: il tema (anche se nel gruppo rock si perde il lato
religioso); la cittadinanza italiana dei due progetti; lo stesso anno di
pubblicazione e il cantato femminile.
+++
Sky Robertace Latini
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