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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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472. “STEELCRUSHER” (2014) - Hammercult (Israele) Sonik Attack Records/SPV di Sky Robertace Latini
Da Israele arriva
il terzo lavoro da studio dei “martellatori” (il primo è un minicd del 2011).
La tipologia estetica è violenta ma non innovativa, eppure in grado di colpire
efficacemente. Catalogato fra il Thrash ed il Death, si rende fruibile proprio
per le sue slinguate Thrasheggianti, nonostante rimanga ostico a chi non è
abituato al genere. Il modo di scrivere non risulta complesso, preferendo dare
pugni diretti e rimanere nella semplicità, in questo avvicinandosi
all’atteggiamento punkcore, che anche i cori latrati sottolineano. Il suono
orientaleggiante di altri gruppi israeliani qui non c’è, ci prova solo l’intro
“Hymn to the Steel” e ancor meno si trova nella title-track che ne immette solo
un accenno. Per il resto è tipico e folle “american/european style”.
“STEELCRUSHER” ha urgente voglia di esplodere e la sua compattezza è il
classico attacco frontale senza tentennamenti. C’è epicità guerriera e tutto il
brano suona feroce. La chitarra solista impazza furibonda e velocissima. Pur
essendo un episodio estremo, non appare semplicistico, anzi è uno dei momenti
migliori, il cui songwriting è ben curato. “INTO HELL” è atmosferico rimanendo
nella pesante espressività. La cosa più bella è il suo assolo, fluido e meno
compresso del brano. “WE ARE THE PEOPLE” è forse la song migliore del
lotto. Il cantato è orecchiabile per quanto lo permette il loro stile, dentro
infatti vi è un ammorbidimento relativo rispetto a tutto il lavoro. Il pezzo
comunque rimane aggressivo, e sia per ritmica che per attitudine rimane una
pazza battaglia. “METAL RULES THE NIGHT” rappresenta dell’album l’ambito più
lineare e primitivo. C’è compattezza e brevità, nessun fronzolo e nessuna idea
intellettualistica. Del resto il testo ricalca la musica: divertente icona
metallara con le tradizionali frasi di rito sul fregarsene nello stile di
“Sesso, birra e Rock’n’Roll”. E’ accompagnato da un video a cartone animato che
spinge sull’ironia. Maggiore attitudine punk si denota in “Satanic Lust” che di
satanico atmosfericamente ha ben poco, ma dal punto di vista formale ricorda
appunto la scorribanda punkeggiante. Poi nel finale si mescola il Thrash con
il commerciale Metalcore di “In the Name of the Fallen”, uscendo
dall’input stilistico fin qui utilizzato andandoci a perdere in grinta, del
resto si tratta di una traccia minore, ma non andava posta proprio al termine
dell’opera, in quanto l’ascoltatore viene salutato con un suono che
lascia “l’amaro nelle orecchie”. Una certa maturità c’è, ma si alternano buone
prove con altre meno avvincenti. Escursioni come “Liar” e “Damnation arise”
abbassano il livello globale. Ciò che salta agli occhi come talvolta critica, è
l’esibizione di linee vocali spesso povere. Troviamo tre modalità tecniche di
cantato: lo Screaming utilizzato più ampiamente; il growl non così scuro e la
deflagrazione dei cori abbaiati che si comporta da ritornello o da
sottolineatura di passaggi sonori. Quest’ultima sopperisce all’assenza di
musicalità, dirigendo con migliore impatto la linea cantata. Non c’è rozzezza
pur sviscerandosi una brutalità istintiva. Il Martello è il loro simbolo
(la parola è nel moniker) e lo manovrano bestialmente, conservando però un
minimo di evocativa sostanza. Alcuni brani paiono promettere più di ciò che è stato
suonato, lasciando intravedere spazi che potevano essere migliorati e
arricchiti, come anche abbiamo visto per la voce. Forse però i membri del
gruppo non sono capaci di vederli. Quello che vince è il divertimento che non
fa del disco una opera imprescindibile, e che però soddisfa il lato più focoso.
Si sente lo spirito del vero metallaro, legato alla buona tecnica, e alla fine
è ciò che conta per le fiamme di una notte.
1. Hymn to the Steel
2. Steelcrusher
3. Metal rules the Night
4. Into Hell
5. We are the People
6. Burning the Road
7. Ironbound
8. Unholy Art
9. Satanic Lust
10. Liar
11. Damnation arise
12. Heading for War
13. In the name of the fallen
Yakir
Shocat – voce
Arie
Aranovich – chitarra
Guy
Ben David – chitarra
Elad Manor – basso
Maayan Henik – batteria
Sky Robertace Latini
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