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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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473. COSA SI RICORDA IL 27 GENNAIO? da un'Americana a Venezia
Quando
si menziona la travolgente ondata di odio scaricata dai Nazisti contro il
popolo ebraico, e non solo, molte persone, alcune forse in buona fede, volendo
solo dimostrare comprensione del grande male perpetrato, spesso si affrettano a
citare altri "casi" più recenti.
Chiaramente, non hanno una gran voglia di soffermarsi sull'enormità
della Shoah. Quindi, parlano di Hutu e Tutsi
del Ruanda, del conflitto del Darfur e del piano cinese di eliminare la cultura
e la religione tibetana. (In questo
contesto, spesso dimenticano dei casi dei nativi americani, dei popoli africani
e degli aborigini australiani che hanno sofferto per secoli nelle mani dei loro
invasori.) Senza voler togliere niente al
peso del peccato nei casi di sistematica violenza praticata contro culture e
popoli, constato che troppi occidentali tendono a ridimensionare l'Olocausto. Sembra che tanti provino a minimizzare
l'immensa pazzia di una persecuzione perpetrata contro cittadini europei, che
parlavano lingue europee, che studiavano nelle stesse scuole, i cui nonni
avevano combattuto assieme ai loro in battaglie passate. Oggi troppe persone sottostimano il fatto che
il c.d. mondo civile aveva tolerato le "leggi razziali" durante una
fase della storia quando i responsabili dello scempio avevano a loro
disposizione mezzi moderni come il telefono, la radio e la macchina da
scrivere. La massa di benpensanti, quelli
che nominano Darfur e Tibet non appena sentono parlare della Shoah, forse non si
chiedono come si sarebbero comportati se fossero vissuti fra i nazi-fascisti
nel cuore dell'Europa. Forse neanche
loro avrebbero posto resistenza contro certe politiche. Per questo motivo, a causa dell'immobilità o,
peggio, a causa dell'indifferenza della maggioranza, è successo che un terzo degli ebrei del mondo sono
scomparsi durante l'Olocausto. Il
gigantesco programma di genocidio attivato nell'Europa non è stato realizzato a
colpi di ascia. La vergogna della Shoah,
che appartiene alla storia recente, è successa fra telecomunicazioni e con archivi
pieni di schede e, alla fine, con l'invenzione della Zyklon B. La Shoah ha coinvolto famiglie europee che,
quando meno se lo aspettavano, sono state prelevate dalle loro case e dai loro villaggi
--"rastrellate" si dice--e mandate via come bestiame. Perché?
Peché erano ebrei. Solo per questo. Ebrei. Chi fra di loro aveva avuto mezzi economici e
fortuna era già scappato per altre terre, oppure si era rifugiato terrorizzato dentro
qualche nascondiglio. Ma chi non ha
avuto tale opportunità è divenuto vittima di un juggernaut lubricato dal sadismo di menti crudeli. L'intero mondo aveva guardato immobile,
alcuni anzi traendo profitto economico dalla costruzione della macchina bellica
di Hitler. Con le leggi razziali, Hitler
e la sua schiera di deviati avevano annunciato il proprio odio per chiunque
fosse ebreo. Poi, anche l'Italia è stata
contagionata da queste leggi criminali. Così,
quando è scattata l'ora, i Primo Levi dell'Europa, e le Anne Frank, e milioni e
milioni e milioni di individui innocenti sono stati portati via verso luoghi
maledetti dove hanno visto l'inferno in terra.
Pochi anni fa, il professore Elie Wiesel, attivista umanitario e
scrittore di Notte, libro che parla
della sua esperienza nei campi di concentramento e di morte, è stato fra i
conferenzieri a Yad Vashem, grande centro e museo israeliano dedicato alla
Shoah. "Dov'è la furia? La grande rabbia? Perché non siamo posseduti da una straordinaria
e implacabile ira, quella dei killer,
nei confronti di quelli che hanno ispirato i killer, e furia verso gli indifferenti, e verso tutti quelli che
sapevano ma che hanno mantenuto il silenzio.
Dov'è l'ira?" Secondo Wiesel,
è troppo facile dire che la Shoah era un tipico esempio della disumanità
dell'uomo nei confronti dell'uomo. "No!"
rivendica. "Chi è stato nei campi
di morte sa che l'Olocausto è stato invece un atto di disumanità nei confronti
di ebrei." Il genocidio perpetrato dai Nazisti è stato
un crimine assolutamente aberrante in tutte le sue manifiestazioni: cercare,
schedare, segnare, umiliare, togliere gli averi e finalmente, raggruppare le
vittime in "campi di sterminio".
Prima della Shoah, una campagna di odio così concentrata, nutrita da
bugie contro un popolo, non era mai successa.
Per questo, Steven Spielberg descrive la Shoah come "il più grande
crimine della Storia." Ora, chiede
Wiesel, che cosa si deve fare con i ricordi?
Affrontarli, conclude. Ricordare
che in quel periodo era eroico tenere la fede.
Era eroico essere umani. Noi
ricordiamo il 27 Gennaio, data in cui nel 1945 l'Armata Rossa è entrata nel
peggior inferno di tutti, Auschwitz, perché l'evidenza della vergogna che i
liberatori hanno trovato, la Shoah, appartiene ai nostri tempi e alla nostra
specie. Ricordiamo il 27 Gennaio per
ammettere, senza evadere dalla verità e senza insofferenza intellettuale, di
quale brutalità senza senso sia capace l'uomo.
Ricordare e condannare la Shoah è il miglior modo per evitarne un'altra.
UN’AMERICANA A VENEZIA
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1 commento:
Assolutamente vero, assolutamente!
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