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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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403. “A NEW ROMANTIC AGE” Synthesis (2014) LM Records di Sky Robertace Latini
In Umbria la storia ternana del metal inizia nel 1978 coi
Synthesis di Uccellini, Iatteri e Pieralisi. Oggi altri eroi hanno preso il
loro posto, rimanendo come membro fondatore solo il batterista Uccellini. La
band ha virato nel tempo da uno stile prettamente N.W.O.B.H.M. ad uno molto
ibridato con la verve Hard Rock di Rainbow e Metal alla Malmsteen, grazie
soprattutto al cantante Casini e al chitarrista Rossi; entrambi piuttosto
ispirati. In realtà nacquero insieme
alla nuova ondata inglese e composero senza esserne troppo condizionati, segno
che se avessero potuto davvero farsi conoscere, avrebbero fatto la Storia con
la S maiuscola, poiché le canzoni di allora avevano il sound moderno anni ’80.
Però i Synthesis reali sono questi che da vari anni calcano le scene,
costruendosi progressivamente nel tempo esperienza e tecnica, senza nulla di
cui rammaricarsi, almeno dal punto di vista compositivo, che il successo è
storia di altri tempi, per il panorama musicale odierno. Oggi escono con questo
nuovo lavoro e li troviamo veramente in tiro, riuscendo a realizzare qualcosa
che è un passo notevolmente avanti rispetto all’ultimo del 2008 “A wider
space”. Una espressione artistica finalmente del tutto matura, che completa un
percorso accidentato ma in evoluzione, dove viene suonato un Heavy Metal
tradizionale ma reso personale e riconoscibile come Synthesis Sound. Se ne
evince una produzione doppiamente curata
e con migliori escamotage di arrangiamento, considerando alcune
ingenuità ancora presenti in “A wider space”. La band appare fortemente
motivata e capace di trovare in sè ancora risorse. “THE RETURN” è il brano
apripista che con il suo riff netto, dal bel suono frizzante, dà subito una
impressione positiva e predispone adeguatamente l’ascoltatore. Si tratta di uno
strumentale realizzato come fosse una lunga introduzione, già in grado di
collocare l’album nel suo proprio solco stilistico. “NEVER FORGET YOU” presenta
una malinconia di fondo, su però una corposità sonora dinamica data da vari
inserti della chitarra soffice che realizzano una atmosfera di ampio respiro su
di un ritmo che può essere ballato. Fascinoso l’assolo, spinto da un acuto
prolungato del singer. “YOU DON’T NEED ME” è la song che io preferisco per
songwriting e per energia, e anche per l’originalità della linea cantata. Le
chitarre poi stanno dove devono stare, non si può pensare di spostare alcunchè.
Cambi di velocità e batteria aumentano il senso del ritmo riuscendo a farne un
pezzo intenso. Queste prime tre sono per me un blocco di notevole raffinatezza
e capacità creativa. Le altre sono leggermente minori, ma senza perdere nulla
del loro carisma. “ONE STEP CLOSER” è una ballata che ricorda lo stile degli
Scorpions (tra l’altro la tonalità di Casini è altrettanto alta) e che riesce a
creare l’atmosfera giusta, non cadendo in tranelli melensi. Il finale epico è
una novità per la band, ma ne aumenta il pathos. “YOUNG AND FREE” scorre
allegra lungo una ritmica cadenzata, producendosi in una lineare performance
Street Metal, che non è sporca alla Motley Crue, quanto più di attitudine. “TARANTAROCK”
è un frizzo creato per divertirsi, in una esecuzione che ci racconta anche il
lato ironico della band. Avrebbe comunque potuto farsi scalfire da un assolo
virtuoso che avrebbe donato un certo tono alla song. “TEARS IN MY EYES” sorride
chiara con la sua chitarra ritmica acustica, variando la somma caratteriale
dell’album. L’interpretazione vocale è fluida e la melodia è davvero
accattivante. Un’altra song che sta un po’ sopra la media. “KRIMINAL WORLD” il
pezzo forse più duro, con andamento bluesante stile cavalcata; e a seguire un
assolo chitarristico pregnante. Anche qui, come in “One step closer” c’è un
finale che accenna all’epicità, arricchisce, senza mutare, l’essenza dello
stile. “THE RACING” possiede la riffica Saxoniana martellante e concisa, che fa
il paio in durezza con la precedente, andando anche verso una minima oscurità.
Interessante assolo più da anni ’70 che ’80. “SENDING OUT THE LOVE” è una
ballata vera e propria. Si percepisce un legame pop, possiede però una
dimensione tutta seriosa grazie al pathos ampliato dall’uso orchestrale delle
tastiere. Sofficemente dolce, la linea
vocale sa attrarre chi ascolta. E il finale, ancorchè linearissimo, è però un
momento importante che se tolto sminuirebbe la composizione: esso gioca su un
input tastiere/chitarra acustica che però poteva essere positivamente allungato
con un assolo acustico di chitarra che io consiglierei dal vivo. Il disco è
durato trentasei ottimi minuti, niente affatto corto, nonostante gli standard
odierni, cosa costava un minuto in più? I Synthesis sono stati più duri in
passato, ma loro, più che esprimere cattiveria, vogliono regalarci energia ed
eleganza. La morbidezza comunque rimane nel solco della durezza, non
inserendosi mai nel genere AoR. Sono Hard Rock ed Heavy Metal vecchio stile,
riletto tramite la loro forte personale sensibilità; non si limitano cioè alla
semplice riproposizione di un periodo storico. Questa loro peculiarità li rende
moderni e attuali (tra l’altro il chitarrista Giulio Rossi ha aggiunto al suo
bagaglio, con i due lavori solisti, il genere Power Metal, non accontentandosi
di rimanere ancorato a una sola modalità compositiva). Inoltre sanno essere
sempre freschi, utilizzando l’orecchiabilità senza cedere alla ruffianeria
commerciale. Il gruppo sa caratterizzarsi con una sonorità di base, ma anche
variare i suoi propri mezzi espressivi, quindi sa trovare soluzioni non
contraddittorie. Un plauso andrebbe fatto ad ognuno dei componenti, poiché ogni
strumento suona in modo efficace. Roberto Uccellini è riuscito, meglio che in
passato, a suscitare tono e vigore, sottolineando bene tutti i passaggi sonori;
è lineare ma non semplicistico, anzi contribuisce alla variabilità compositiva.
Il chitarrismo generale conduce tenacemente le danze non sottomettendosi
eccessivamente alle melodie vocali, ma senza esagerare con il virtuosismo che
avrebbe snaturato l’insieme. E la voce è così particolare che va ritenuta una presenza
di valore; essa è un timbro che caratterizza la band, è il distintivo dei Synthesis.
Naturale che giocoforza ha fatto la creazione di linee melodiche vocali
significative, su cui si regge tutto il songwriting. Naturalmente Bob Casini,
essendone compositore principale, nella maggior parte dei casi le avrà
costruite sulla sua timbrica. Melodie di tutto rispetto che rispecchiano il
momento di grazia della band. Ricordiamo, in occasione di questa uscita
effettuata proprio a Gennaio 2014, Piero Iatteri, anima dei Synthesis, deceduto
nel gennaio del 2013. Starà suonando in cielo i pezzi che aveva pensato per i
Synthesis anni fa, e che ormai sentiremo quando lo ritroveremo lassù (mai
essere tristi nel pensarlo). Nel ’79, lo conobbi; tutti più giovani ed il metal
era una scena quasi underground di appassionatissimi. Questi Synthesis sono
diversi dai suoi ma gli sarebbero comunque piaciuti. Roberto
Sky Latini
Synthesis:
Bob Casini – vocals/electric acoustic
guitars
Giulio Rossi – electric/rhythm/acoustic guitars
Massimo Evangelisti – bass/vocals
Roberto Uccellini - drums
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