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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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398. “AVENTINE” AGNES OBEL (2013) - RECENSIONE di Roberto Rapaccini
Agnes
Caroline Thaarup Obel, danese, appartiene a quel filone musicale le cui voci femminili
sono veli leggeri su canzoni introspettive.
Una scuola che viene da Kate Bush prima e Tori Amos dopo, quali esempi
principe. E’ una scia che passa dal pop al rock, dal country al celtico, dal
jazz al blues, mantenendo sempre un cantautorato americaneggiante. E’ un filone
che ha generato personaggi come Dido nel panorama commerciale, e come Obel in
quella meno meanstream. A differenza di Tori Amos, il pianoforte che lei suona
possiede un afflato classico alla Chopin e similari, che le proviene dalla
madre, pianista. In verità l’impronta dell’album è musica classica solo nei
passaggi ritmici, ma non nell’attitudine che è apertamente riferita a molteplici
modelli. Il ritmo, solitamente pianistico o acustico, viene suonato piuttosto
nervosamente, con ossessione e ostentazione, toccando spesso il ¾ del valzer ,
in un procedere che si contrappone energicamente al cantato soffuso. Nonostante
tali suoni appaiano a primo ascolto morbidi, in realtà ripetono circolarmente
il loro andamento con una ripetitività che perde parzialmente il senso del
tenero, sostenendo un’anima invece che appare insofferente. Il suo primo album è “Philharmonics” del 2010,
ed ecco nel 2013 una seconda prova di valore. Il titolo è riferito proprio al
monte di Roma: l’ Aventino. Dopo una
prima traccia strumentale, solo pianistica, invero molto semplice per quanto
atmosferica, s’infilano subito tre bei
brani , uno meglio dell’altro. In realtà ben cinque sono le perle, ma anche i
brani minori posseggono il loro fascino. “FUEL TO FIRE” si dipana su tessuto
chitarra-piano in cui calda voce afona, associata ad acuti e mormorii, canta un sentimento greve
la cui dolcezza non appare spensierata. Ma è il violoncello a scurire
densamente l’atmosfera. “DORIAN” è song più lineare della precedente, e appare
leggermente meno ombrosa. Ma porta
comunque con sè un certo peso dell’anima. Il ritornello accende comunque una
certa luminosità. “AVENTINE” è un valzer che con altri suoni pizzicati vuole
portare aromi freschi e frizzanti che un violoncello pastoso non riesce a
rabbuiare. “THE CURSE” è un altro ritmo ¾ che gioca sofficemente con una
cadenza da conta fanciullesca. La voce è ancor più preponderante che negli
altri pezzi e quando dalle strofe passa al ritornello si alza aumentando
l’enfasi, in un momento che può essere considerato vicino alle cose di Kate
Bush. “PASS THEM BY” è fra tutte le tracce il brano più marcatamente U.S.A, avvicinandosi
alla verve western-countryrock che si percepisce tra le note. Anche i violini
fanno il verso all’ambientazione classica del cantautorato americano. Il violoncello diluito e fluido, con la sua
consistenza, fa quasi sempre da
contraltare ai suoni agitati della ritmica, ma non libera da una sensazione di
inquietudine, anzi spinge più in basso, senza mai diventare oppressivo, ma
certo alla fine realizzando un carattere interlocutorio della musica, che non
si apre mai alla rassicurazione. Attenzione, qui non troviamo malinconia, è che
non c’è nemmeno quella triste dolcezza consolatoria di tanta musica soft. In
effetti non si tratta di ballate, ed è proprio il ritmo a non lasciare in pace
la melodia. Un disco che va ascoltato più volte per assimilarne la sostanza.
Forse non l’artista fra le più originali in questo tipo di sound, però
un’artista che sa elicitare con sensibilità le emozioni dell’ascoltatore,
ponendo gli accenti giusti. Ringrazio Cristina Spera che nel blog ha iniziato
questo percorso musicale, segnalando musica alternativa al mio target recensivo.
Non conoscevo questa musicista, e ancora non so com’è il suo primo lavoro, che
la critica pare abbia preferito a questo. Mi piace molto la corrente di questo
tipo di stile, spesso difficilmente commerciale e molto raffinato, pur rimanendo
semplice. Sky Robertace Latini
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WEBMASTER: Roberto RAPACCINI
A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.
(Carl Gustav Jung)
1 commento:
Cristina, quali sono i tuopi cinque brani preferiti di questo disco? Sono curioso visto che l'avevi segnalata tu.
Sky
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