dall’oblio, dal mercato e dalla cancellazione
dell’impegno sociale come collante civile,
da qualche tempo non si pensi più solo all’8 marzo come
data simbolica per ragionare sulla situazione delle relazioni tra i generi nel
mondo. Prima con il 13 febbraio
di Snoq (Se non ora quando), poi con il 14 di One Billion
Rising, anche febbraio si riempie di fermento tra le donne,
e speriamo anche tra gli uomini. Certo,
sempre in difesa di ciò che per qualche momento si è pensato essere diritto
acquisito: vivere in una parte del mondo dove la cittadinanza, il
lavoro, la giustizia, le pari opportunità, le scelte affettive, quelle sessuali
e riproduttive fossero finalmente un patrimonio consolidato. Non è così. Siamo ancora lontane dal constatare che gli
obiettivi raggiunti dalle donne sono considerate, nella collettività, come
conquiste anche per gli uomini e quindi giustizia e guadagno generale.
Il filo rosso e la parola chiave di questo febbraio così movimentato, e si
auspica partecipato da donne e uomini di ogni età e provenienza di pensiero,
sarà dunque quello della giustizia. Riporto
le parole di Eve Ensler nel suo invito
alla lotta e alla danza: ”Significa immaginare un futuro migliore e scrivere
nuove leggi e una nuova legislatura. Significa rompere il silenzio, condividere
le nostre storie, dare un nome e un’identità alle ingiustizie, creare
richieste, organizzare forum, assemblee ed eventi, scrivere canzoni, poesie e
opere teatrali, girare video. Significa individuare i luoghi in cui
manifesteremo. Significa conoscere le lotte delle nostre sorelle in tutto il
mondo e farle nostre. Significa portare in primo piano le più emarginate.
Significa che la base sarà finalmente al comando. Significa che gli uomini si
uniranno a noi e lotteranno insieme a noi. Significa riconoscere i luoghi di
intersezione e nuotare in un unico fiume di giustizia. E’ una decisione e una
visione del mondo in cui i corpi delle donne e il
corpo della nostra madre
terra saranno onorati, amati, saranno salvi e considerati sacri. Significa
fiducia. Significa alzare la testa e dissolvere i confini, i margini, le
separazioni. Manifestate, liberatevi, danzate per la giustizia”. Ogni giorno, attraverso il sito italiano di One
Billion Rising e la sua pagina Facebook, sono centinaia le
segnalazioni da ogni città, piccola e grande, di iniziative in preparazione
della seconda ondata di balli per il 14 febbraio. Per non dire, poi, del sito internazionale
del movimento creato da Eve Ensler: ci vuole una connessione
potente e un computer altrettanto attrezzato per riuscire a vedere l’immensa
mole di materiale video, audio e di immagini della scorsa edizione. Donne,
uomini, bambini, bambine, persone disabili lo scorso anno hanno
reagito con entusiasmo e generosità al primo evento globale nonviolento
femminista: in contemporanea, tra pochi giorni, riaccadrà. Come già detto, la parola chiave sulla quale riflettere è giustizia. A chi pensa che sia stupido, inefficace, inutile partecipare
il 14 febbraio al ballo voglio porre all’attenzione le parole della stessa Eve
Ensler, racchiuse in una lettera mandata a tutti i gruppi di coordinamento nel
mondo: “Ogni evento fa parte di una decisione collettiva,
carica di energia, per porre fine alla violenza su questo pianeta, che ha
traumatizzato i corpi delle donne e delle bambine e ci ha impedito di
utilizzare in pieno la nostra forza vitale e di poter assaporare il vero valore
della vita. Ogni evento è una danza di unione per porre fine alle ingiustizie
razziali, ambientali, economiche e di genere. Non è possibile fallire. Ciò che importa è che manifestiamo, che diamo un nome all’ingiustizia,
che ci impegniamo ad affermare con i nostri corpi e con le nostre comunità che
questo evento del 14, come tutti i giorni che lo precedono e tutti i giorni che
lo seguiranno, è la nostra vita. Ogni evento per la giustizia fa parte del
fiume di giustizia, la corrente di un nuovo paradigma, un’onda irrefrenabile
che ci unisce attraverso la forza e l’ incoraggiamento della nostra solidarietà
globale”. Ecco: un movimento politico
globale che offre un’occasione così gioiosa, inclusiva, vitale per manifestare
la forza della bellezza contro la violenza che ancora grava sulla metà del
mondo e lo fa senza urlare, senza insultare, senza
usare
parole e pratiche di sopraffazione. Un movimento che mette al centro la
giustizia senza inneggiare alla pena di morte, ma provando a rendere chiaro
che, sopra ogni altra importante declinazione, l’ingiustizia provoca dolore, e
del dolore le donne sono esperte, e vogliono per questo fermarlo e chiamare
altre donne e anche gli uomini nel percorso. Non c’è solo la violenza
agìta a creare scompenso, dolore e quindi ulteriore violenza: ogni
volta che si sottraggono risorse, valore e attenzione alle pratiche e ai
progetti inclusivi per il miglioramento delle relazioni tra i generi si crea
una situazione di ingiustizia. Ed è per
questo che proprio il giorno dopo l’evento globale OBR ci sarà, in Calabria, il
15 febbraio, la prima manifestazione regionale per difendere il Progetto Donna
cancellato dopo il mancato rifinanziamento della legge regionale che dava fondi
e prospettive all’importante strumento a disposizione delle donne calabresi per
iniziative, telefoni rosa, biblioteche, centri d’informazione e percorsi
formativi d’eccellenza. Speriamo che la mobilitazione faccia tornare le istituzioni
sui loro passi: questo sarebbe un segno concreto di giustizia. Per quanto riguarda la città di Terni vi
invito a cliccare al seguente indirizzo:
http://ternidonne.blogspot.it/ indirizzo peraltro collegato all’immagine di
Terni Donne nella colonna laterale di destra
del nostro blog. Oltre a One Billion Rising, segnalo questa iniziativa:
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