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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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78. CERCANDO E RITROVANDO IN UN LIBRO da un’Americana a Venezia

Ho appena riletto un breve volume che mi aveva fatto colpo anni fa quando ero studentessa.  Mi riferisco a Franny and Zooey di J.D. Salinger (1919-2010), più conosciuto per il suo unico romanzo, The Catcher in the Rye (Il giovane Holden, un libro molto caro al creatore di questo divertente e impegnato blog!)  Ancora una volta, Franny and Zooey è stata una rivelazione. L’epoca in cui studiai, cioè, alla coda degli anni della neo-cultura californiana, famosa ora per il Woodstock Festival tenuto a New York, sarà ricordata come un breve e intenso periodo di storia americana in cui molti figli del melting pot hanno accolto con braccia aperte qualche nuova idea.  A proposito, un certo storico di nome Toynbee disse che lo scorso secolo sarebbe maggiormente visto come l’incontro fra Est e Ovest.  E così è stato. Da giovani, molti di noi, nati assieme alla Guerra Fredda e la bomba a idrogeno, erano in costante ricerca di significato nelle relazioni interpersonali come anche nella propria vita interiore e religiosa. Rileggendo Franny and Zooey, originalmente pubblicato in The New Yorker nel 1955, 1957 e nel 1961 come racconti (intimamente collegati fra di loro), ho capito solo ora, nel 2011, che J.D. Salinger, volendo o no, aveva aiutato con i suoi racconti dell’eccentrica e numerosa famiglia di Bessie e Les Glass, attori di teatro vaudeville con casa a Manhattan, ad aprire la strada verso la globalizzazione spirituale.  Quasi non credevo ai miei occhi quando ho riscoperto il suo uso casuale di termini allora esotici per noi come chakras, il terzo occhio, satori, Zen, Atman e Nirvana, a non parlare della parata di nomi illustri:  Jesus, Saint Francis, il Gautama Buddha, Dr Suzuki, Lao Tzu, e pellegrini vari.  Poi, Epictetus, Shakespeare, Whitman, Blake, Kafka, Tolstoy, Dostoevski, Rilke, Emily Dickinson, e Mary Baker Eddy, fondatrice della Christian Science.  Persino Anna Magnani, visionata come Natasha in una produzione di Guerra e pace, i sogni, un gatto di nome Bloomberg, e il vecchio George Washington meritano una menzione.   Poi, Salinger, newyorchese, ci portava nell’immaginario da Madison Avenue ai Monti Fuji e Sinai, dal Regno di Dio al teatro dell’università, da un bis di martini e l’ennesima sigaretta in un bar Ivy League ad una conversazione in cui si parla di uno starets, che sarebbe un specie di guru russo, e una mantra cristiana che si induce a vedere Dio.  In moderno gergo americano si direbbe che in Franny and Zooey, Salinger non esita a cercare il significato delle cose all over the map.  Cioè, dappertutto.  E riporta a noi senza troppi fronzoli quello che ha trovato.  In un articolo del 1961 per il New York Times, John Updike, autore forse più prolifico di Salinger ma sicuramente più commerciale, scrisse, “Zooey è semplicemente troppo lungo; ci sono troppe sigarette, troppe bestemmie, e troppo chiasso verbale attorno a troppo poco.”  In difesa di Zooey, dirò che lo stesso Zooey ammette che il fumo aiuta ad ancorarlo a questa terra; che Salinger una volta spiegò che i suoi molteplici “God damn” e “goddam” non erano che una bassa forma di preghiera e che la bestemmia verbale, al suo avviso, fosse solo un concetto ipocrita inventato dal clero; e in conclusione, se la spiegazione dello scopo dell’arte e la pura essenza del cristianesimo che Zooey offre a sua sorellina Franny, che si trova in piena crisi mistica, nelle ultime pagine del libro sono alla fine “troppo poco,” allora Gesù ebbe mille volte ragione quando disse, “Se uno ha orecchi per ascoltare, ascolti!”  Grazie, Signor Salinger, per aver avuto il coraggio di dire il Suo negli anni ’50.  E di tacere per il resto della vita pur di mantenere la Sua dignità.  Qualcuno ancora ascolta.  UN’AMERICANA A VENEZIA



1 commento:

sky ha detto...

Toccherà leggerlo....

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)