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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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27. THE HIGHWAYMEN: MOTEL ART? da un'americana a Venezia
La mia amica americana di Venezia mi ha inviato questo suo scritto sul movimento degli Highwaymen, che di recente ha avuto notorietà: “Durante l’ultimo visita a casa mia nel 2010, ho scoperto un movimento d’arte, quello dei cosiddetti Highwaymen, che esiste dagli anni ’50, ma che solo in anni recenti ha avuto notorietà. Girovagavo con un’amica per le gallerie d’arte della città più vecchia degli USA, Saint Augustine, paesino noto per la sua architettura spagnola e Fountain of Youth sulla costa atlantica della Florida. La mia amica, artista che ama dipingere le sensazioni e i colori che prova alla visione dei riflessi della luce sull’acqua, già conosceva gli Highwaymen. Era lei a spiegarmi per prima chi erano, dopo di che mi sono fermata, con la bocca aperta e il cuore che correva come una Cadillac, davanti due quadri del genere “Fire Skies” o Cieli di fuoco. Non esagero quando dico che ero stordita da due tramonti di estrema, quasi violenta bellezza, fenomeno già visto dal vivo nella Florida tropicale e sub-tropicale, ma reso ultra-fenomenale dalla mano di uno che faceva colpo non solo sull’occhio ma anche sull’anima. ll nome “Highwaymen”, uomini della strada, dal 1995 ufficialmente rappresenta circa ventisei artisti di colore, tutti paesaggisti, e tutti maschi tranne una. Agli inizi, negli anni ’50, abitavano nella zona di Fort Pierce dove per loro l’ovvio impiego sarebbe stato di raccogliere gli agrumi per una paga misera, come i loro padri. Invece, gli Highwaymen hanno imparato a dipingere, riproducendo scene della nativa fauna e flora su un povero materiale duro che si chiamava Upson board. Poi hanno fatto le cornici con legno di rivestimento a buon mercato. Era ancora l’epoca di “Jim Crow”, il periodo post-bellum in cui nel Sud fu imposto “il trattamento uguale ma diverso” fra le razze. I bianchi dello Stato di Florida applicavano la segregazione più o meno come facevano gli altri Stati del sud. Quindi, un artista di colore difficilmente esibiva i suoi quadri nelle gallerie d’arte dei bianchi in Florida negli anni ‘50. Gli Highwaymen dovevano mostrare le loro opere lungo le autostrade, solitamente ai turisti che pagavano dai 10 ai 20 dollari per un dipinto. Nei giorni in cui il business lungo le strade andava male, erano costretti di andare di porta in porta nei nuovi quartieri dei bianchi, sperando di interessare una casalinga oppure un ricco pensionato nell’arte, a volte suscitando più interesse nella polizia locale che spesso li accusava di aver rubato quei lavori! In tal caso, spesso gli artisti erano in grado di dimostrare che l’opera era stata fatta da poco. Oppure, vendevano le loro opereai medici e agli avvocati per i loro studi, o ai barbieri e ai proprietari dei motel per le pareti dei loro esercizi. Dal momento che le stanze dei motel erano regolarmente arredate con scene della natura locale, per lunghi anni la produzione degli Highwaymen è stata chiamata, in modo chiaramente significativo, “motel art”. Il fondatore del gruppo si chiamava Alfred Hair (1941-1970). Zenobia Jefferson, insegnante di scuola, ha riconosciuto il suo talento e ha mandato il giovane da un artista già conosciuto per i suoi paesaggi di Florida, A.E. Backus (1906-1990), uomo bianco senza pregiudizi che personalmente ha seguito Alfred ed i suoi amici, inclusa l’unica donna, Mary Ann Carroll. Fra i nomi più conosciuti spunta anche quello di Harold Newton (1914-1994). I soggetti degli Highwaymen includono, per esempio, Ocean Shore (Banchiggia), Breaking Waves (Onde), Stormy Weather (Tempeste), Moonlight on the Water (Raggi di luna sull’acqua), Rivers (Fiumi vari), Back Country and Pines (Campagna interna e pini), Orange Groves (Frutteti di arance), e senz’altro, i “Fire Skies” (Tramonti infuocati). Alcuni Highwaymen, ora anziani, continuano a lavorare. Il valore dei loro quadri oggi può arrivare dai $800 ad oltre $10,000 l’uno. Da un video su YouTube ho saputo che pochi anni fa, un magazzino contenente centinaia di quadri degli Highwaymen ha bruciato nella città di Lakeland, in Florida. Tutto è andato perso. Il loro proprietario non li aveva neppure assicurati. L’incidente mi sembrava l’ennesimo affronto alla loro dignità di artisti. Cosa ha cambiato in me l’esistenza degli Highwaymen? Beh, sono molto più sensibile alla gente di colore della Florida. Poi, so di cercare l’arte vera anche nei luoghi meno probabili. Soprattutto, so che siamo in tanti ad amare la Real Florida, cioè, la Florida naturale. Abbiamo un legame che non conosce né razza né nome, e che non teme nemmeno il fuoco, tutto sommato. Quello che ci lega è semplicemente la poesia, cosa che non ha prezzo”. Roberto Rapaccini
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