Il pomeriggio scorso Radiotre ha dedicato una trasmissione alla definizione filosofica ed artistica della creatività. Nell’occasione è stato ricordato come una delle definizioni più efficaci ed originali della creatività umana sia stata data da Henry Poincarè, nel suo libro “Scienza e Metodo”, pubblicato nel 1906. Poincarè è un matematico e filosofo della scienza vissuto nella seconda metà dell’800 (è morto nel 1912). Nel libro scienza e metodo il matematico, valendosi della propria esperienza, chiarisce il suo pensiero sui processi mentali che generano le intuizioni creative. In particolare, Poincarè ritiene che la creatività nasca da elementi preesistenti nella mente umana, che si combinano in maniera rinnovata ed originale, producendo come risultato utilità e/o bellezza (naturalmente la bellezza va intesa in senso matematico, ovvero come armonia). Questa definizione di Poincarè è valida sia per le scienze che per le arti. La creatività è quindi la capacità di intuire il prodotto utile o bello che si ottiene dalla combinazione di tessere di un mosaico preesistente nella mente umana. Emerge pertanto, come caratteristica principale della creatività, la novità che nasce dal preesistente, finalizzata all’utile e/o al bello. La “quantità” di utile e/o di bello esprime l’entità della creatività. Conseguentemente, per tradurre questo concetto in termini matematici, l’utilità e/o il bello non possono dare come risultato un numero uguale o minore di zero. Sembra un ragionamento semplicistico ed ingenuo, ma l’intuizione di Poincarè, sebbene si collochi all'interno della rigidità del mondo razionale, fornisce un criterio per un approccio oggettivo ed omogeneo circa il significato della creatività: un'idea, in assenza di novità, utilità o bellezza, non può essere definita “creativa”. Roberto Rapaccini.
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1 commento:
Quando e' utile e' anche bello e viceversa.
Forse Poincare' e' stato il matematico piu' creativo nella storia.
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