avevano mai distrutto l'ambiente. A differenza dell'Uomo Bianco, l'Uomo Rosso non
tagliava tutti gli alberi di intere zone.
Non eliminava le specie, condannandole all'estinzione. Prendeva e utilizzava solo lo stretto
necessario, in accordo con le stagioni e i tempi di ricrescita. I nativi sapevano bene che tutto era già stato
tessuto a perfezione per loro: l'acqua,
l'aria, la terra, le piante, gli animali, e persino la famiglia dell'Uomo. Fra l'amore per gli Antenati e per la Creazione,
la loro religione includeva anche il concetto del Creatore, spesso chiamato
"Grande Spirito" e anche "Nonno". Il rispetto dei nativi per l'ambiente superava
ciò che noi occidentali normalmente possiamo capire. Fra gli uomini d'origine europea, forse solo
San Francesco d'Assisi propose lo stesso rispetto. Esattamente come i popoli nativi d'oltremare,
San Francesco sentiva fratellanza con gli
elementi e con le creature. Anche lui
parlava di Madre Terra, Sorella Acqua, Fratello Vento, e così via. Anche lui chiamava gli animali "I nostri
Fratelli più piccoli." Per noi occidentali
è difficile concepire l'arrivo a casa al momento della nascita. Abbiamo l'idea di essere entrati in un posto lontano
e ostile. (Forse l'idea del mondo come luogo
inospitale è ciò che permette l'esistenza dell'industria dell'aborto fra noi.) Per gli indiani d'America, questo senso di
alienazione, che comporta una mancanza di scopo se si eccettua quello di lucro,
non esisteva. Il mondo naturale, quello
di torrenti e fiumi puliti, di terra ricca e indisturbata, di foreste piene di
cibo e di medicina, e di stagioni regolari, non era un posto pericoloso da dominare. Sicuro, per i nativi esistevano insidie: fenomeni
meteorologici, incidenti con predatori, qualche tribù ostile, qualche malattia. Ma i nativi vissero in stretta comunità, aiutandosi
a vicenda in ogni momento. Spesso le
loro case erano costruite in forma di cerchio, sistemate in cerchi. Tutto tondo e ordinato, come la Madre. Neanche loro davano per scontato che la vita
dovesse essere facile. Ma la vita aveva
senso. Parlavano poco e di cose
educative e utili. Rispettavano gli anziani. Ascoltavano i suoni della natura e anche la propria
musica. Di generazione in generazione
tramandavano i racconti della tribù, parlando
della meraviglia e del mistero di
vivere, insegnando i segreti della sopravvienza. Fino all'arrivo degli europei, per tempo
immemorabile i nativi riuscirono a mantenere rispetto per la Terra e per gli
Antenati. Floyd "Red Crow"
Westerman (1936-2007) disse in un'intervista qualche anno fa che l'arrivo di
Colombo fu come la Prima Guerra Mondiale per i nativi. Nei secoli a venire, seguì un impietoso genocidio. Le tribù del Nord America una volta contavano
milioni di persone. Questi popoli sono
stati ridotti a un pugno di sopravvissuti che sono abituati a vivere oggi in
ciò che rimane dei lager in cui erano stati rinchiusi e emarginati i loro
antenati. Questo olocausto americano è
durato per almeno 500 anni. Terra
rubata. Dignità calpestata. E la Rete della Vita molto disturbata. Di questo olocausto ci sarebbe molto da
dire. Quanti martiri sono morti per
difendere la terra? Basta per il momento
osservare che i nativi dell'America del Nord non combattevano contro i bianchi sempre
e solo per i campi di caccia. Morivano
soprattutto per la Madre Terra. UN’AMERICANA A VENEZIA

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