Hai suonato
per me ieri sera. Dai,
ammettilo. Eravamo in
tanti: occhi fissi sul palco e braccia al cielo. Ma tu hai
suonato solo per me. L’ho capito
da subito, dalle prime note. Una serie di
accordi in bilico tra tonalità maggiore e minore, che si sono fatti strada tra
le mani in aria e mi sono arrivati diretti sulla pelle e nella schiena.Inaspettatamente. Mille
concerti in passato… sempre in prima fila. Gambe
stanche di saltare, braccia stanche di applaudire, capelli appiccicati sul collo
per il caldo ed il sudore,
occhi avidi di gioia e di colore. Ma ieri sera
no. Ero ferma.
Immobile. A destra la
carrozzina di Roberto. A sinistra deambulatori, sedie, stampelle, zainetti ed
altre carrozzine. Tra le gambe l’aspiratore. Io e Roberto
ci siamo tenuti la mano per tutto il concerto. Non per abitudine ma per la paura
di perderci tra le maglie di una vita che sembra non
appartenerci. Poi sei
arrivato ed hai suonato per me. Ed io ho
cantato per te. Tutte le
canzoni, tutte le parole, le giuste pause. Neanche un errore, una nota
sbagliata, un anticipo sul tempo. Siamo
professionisti, noi!
Inaspettatamente sei riuscito a far
breccia su un cuore invecchiato dal tempo, indurito dalla vita, inaridito da un
sole cocente che asciuga la vista. Grazie! Da parte mia
ed anche di Roberto al quale, stamattina, sto ancora stringendo la mano.CRISTINA SPERA(da "…FULGIDO ESEMPIO DI VIRTÙ ED ALTISSIMO SENSO DEL DOVERE... - Appunti disordinati per un De Profundis", testo inedito di Roberto Rapaccini)
1 commento:
Questi momenti sono generosi flash di emozioni. Ho potuto empaticamente sentire la commozione della situazione che un concerto legato alla propria storia(nonostante la mia avversione per i Pooh)può evocare.
E scritto in modo tale da riuscire nell'evocazione.
Latini
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