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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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225. HALFWAY TO HEARTACHE - Halestorm (dagli USA, 2012) di Sky Robertace Latini
Alcune recensioni hanno esagerato nell’incensare
questo secondo album del gruppo, però possiamo dire che si tratta di un lavoro
gustoso. L’ascolto mi ha suggerito molti personaggi: prima fra tutte Alannah
Miles, ma anche i Saraya o Alice Cooper per la verve intrigante ed ironica, e
persino Joan Jett (“Freak like me”) o Pat Benatar (“Rock show”). Ma ci sono
altre impressioni ancora, non sempre nel senso del rock duro: più di una volta
ho pensato che la traccia che ascoltavo suonasse come se Pink o Avril Lavigne
fossero metal. La colpa è soprattutto di alcune linee vocali anche venate di
poprock: per esempio “I miss the misery” non sfigurerebbe in un disco di Pink e
“Beautiful with you” invece in uno di Avril. E’ così, anche se con una abilità
interpretativa che supera entrambe. Però la cosa, secondo me, abbassa il
livello compositivo dell’opera. Peggio ancora con una canzone soft come “Break
in” che potrebbe essere cantata da Adele, ma stavolta senza essere all’altezza
di Adele, nonostante sia una buona ballata. E purtroppo abbiamo anche una song
banale come “In your room”. “LOVE BITES (SO DO I)” è l’unico brano davvero
Metal, veloce e pesante. Un bel pezzo duro e puro pur in presenza di un
ritornello catchy. Il migliore episodio in assoluto. “MZ. HYDE” è uno dei momenti che mi ricorda
la teatralità di Alice Cooper. Traccia variegata nella sua eccentricità. Un
colpo scenico ad effetto. “DAUGHTERS
OF DARKNESS” è una bella canzone dove far cantare “Nah nah nah” al pubblico.
Frizzante e corale, vive di elettrica esuberanza. “YOU CALL ME A BITCH LIKE IT’S A BAD THING”
possiede un senso provocatorio e di incedere ribelle, con suoni corposi e voce
poco educata. Buona intensità. “AMERICAN
BOYS” per qualcuno sarà un brano minore, per me no, poiché qui finalmente c’è
tutta l’americanità dello Street Metal, scavata nel solco della polverosa terra
a stelle e strisce. “DON’T KNOW HOW TO
STOP” è una ottima Bonus Track, corposamente energetica e la chitarra la riempie
di scosse elettriche. Da cancellare le altre due Bonus senza carattere. La musica di questo disco si basa tutta sulla
voce. Pochi assoli, e la struttura esiste solo per sostenere la cantante Lizzy
Hale sebbene lei sia anche chitarrista ritmica. Del resto è Lizzy che guida le
danze, essendo il suo nome anche nel moniker. Dal canto suo lei ci mette tutta
l’energia e il carattere possibile, e il suo possibile va piuttosto oltre, è
davvero una cantante coi fiocchi: quando cattiva e quando dolce con una forza
espressiva che sa utilizzare bene nelle varie occasioni, modulandola alla
grande. Il titolo dell’opera si ispira
alla storia del Dr. Jekyll (“Lo strano caso del dr. Jekyll e mr. Hyde”), storia di luce e di oscurità. A parte qualche caduta di
tono, a me piace anche quando suona meno metal perché non si è mai nel
compitino poco ispirato. Purtroppo tutto è costruito sempre sui tempi medi,
eccetto il brano d’apertura che è un attacco formidabile, facendo notare che la
band sa produrre vero Heavy Metal…solo che ha deciso di non produrlo. In
effetti la prima traccia trae in inganno, tanto è slegata dal resto dell’album.
Non si potevano avere altre due bordate come “Love bites”? Sky Robertace Latini
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