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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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186.NORME PER LE POLITICHE DI GENERE E PER UNA NUOVA CIVILTÀ DELLE RELAZIONI TRA DONNE E UOMINI – PROPOSTA DI DISEGNO DI LEGGE DELLA REGIONE UMBRIA di Chiara Passarella
Si è svolto a Foligno il 27 giugno u.s. un incontro/confronto
sulla proposta di disegno di Legge della Regione Umbria "Norme per le politiche di genere e per una nuova civiltà delle relazioni tra donne e uomini". Dopo il saluto
dell’Assessore alle Pari Opportunità del Comune di Foligno Rita Zampolini, le
relazioni di Marina Piazza Coordinatrice
del Comitato Scientifico Politiche di genere della Regione Umbria e Alessandra
Bocchetti Teorica Politica del Pensiero della Differenza, si è tenuta una
tavola rotonda con moderatrice Tiziana Bartolini, Direttora
di Noi Donne. Sono intervenuti:
Fausto
Cardella, Procuratore capo della
Repubblica di Terni
Susanna
Cenni, Parlamentare Camera dei Deputati
Letizia
D’Ingecco, Responsabile Politiche di
genere CISL Umbria
Margherira
Raveraira, Docente di Diritto
Costituzionale - Università degli Studi di Perugia
Patrizia
Romani, Direttore Rai Umbria
Rosanna
Rosi, Responsabile Politiche di genere CGIL nazionale
Luisa Todini,
Imprenditrice
Alla fine le conclusioni
della Presidente della Regione Umbria Catiuscia Marini. Credo che sia opportuno riassumere in
breve il preambolo al disegno di legge che ha dato l’avvio a questo
interessante dibattito. Nuove forme di cittadinanza e di convivenza, più
giuste, più partecipate e propulsive delle differenze rispetto alle attuali, sono
al centro di un’agenda politica che aspiri ad affrontare con consapevolezza la
complessità del nostro tempo e ponga le basi di un futuro desiderabile. Nuove
forme di cittadinanza e di convivenza si stanno già delineando a partire dalla
libertà femminile e dal profondo mutamento nei rapporti tra uomini e donne
avvenuto negli ultimi decenni. Non possiamo ignorare che la cultura a cui
apparteniamo è in parte ancora segnata dall’organizzazione per ruoli, per primi
quelli che separano gli uomini dalle donne. Ancora uomini e donne, coscienti o
incoscienti di questo, agiscono costretti in vecchi stereotipi, che dividono e
che solo apparentemente uniscono: da una parte il lavoro, dall’altra la cura. Ma oggi tutto
questo è inattuale e soprattutto inattuabile, non solo perché la presenza
sempre più attiva e competente delle donne nel governo della vita quotidiana e
della cosa pubblica impone la valorizzazione del loro apporto e dei loro
saperi, generativi di una nuova idea del vivere sociale, ma soprattutto perché
il mondo di oggi ha bisogno della partecipazione consapevole, del lavoro e
della cura di tutti. E’ essenziale mettere al centro dell’attenzione politica,
sociale ed economica la dimensione della relazionalità e dell’interdipendenza,
che esclude la violenza e il senso individualistico e proprietario dei rapporti
umani e dei rapporti con il vivente, che lega tra di loro gli esseri umani e
questi agli altri esseri viventi, alle risorse naturali, produttive e culturali
in un’ottica di condivisione delle responsabilità. Partire dall’esperienza
della dipendenza reciproca è cosa nuova. Infatti, questa semplice verità che ci
rende tutti simili, che è radice profonda dell’esperienza umana e che quindi
dovrebbe essere fonte primaria della democrazia, non si è ancora tradotta in
criteri di governo. E’ questa una nuova lettura delle relazioni, che deve
vedere impegnati, per la sua realizzazione, gli attori che, nelle varie forme,
governano il territorio. Con questo obiettivo, la regione Umbria si
propone di :
v
Sollecitare l'impegno di tutti, del
pubblico e del privato, in una rinnovata, trasparente e fertile alleanza, per
un modello di sviluppo giusto e solidale che, superando lo sperpero delle
risorse comuni e l'appropriazione di pochi, metta al centro la soddisfazione dei
bisogni materiali, culturali e spirituali delle donne e degli uomini di tutte
le età nelle loro differenze. Uno sviluppo umano basato sul valore della
sobrietà, sul saggio utilizzo delle risorse ambientali, della conoscenza e
della ricerca e del patrimonio artistico e culturale della regione. Basato su
un’idea ricca della” persona”, colta nella sua complessità multidimensionale e
nelle sue differenze, di cui diritti, lavoro e cittadinanza si ripropongono
come coordinate decisive.
v
Promuovere nuove forme di convivenza
civile, basate sulla coscienza rinnovata della dipendenza reciproca tra gli
esseri umani, innanzitutto nei rapporti tra donne e uomini. Un ordine distorto
di tali rapporti, fino alle forme diffuse di violenza, genera conseguenze
negative in tutti gli ambiti del vivere individuale e sociale, dall’economia
alla cultura, dalle relazioni interpersonali e familiari a quelle pubbliche,
dal lavoro alla qualità dell’ambiente e della vita quotidiana, dalla salute
alla sicurezza dei territori.
v
Impegnarsi a costruire una nuova civiltà
di relazioni, nuove forme di rapporti tra uomini e donne, tra vecchi e giovani,
tra genitori e figli, tra insegnanti e alunni, tra nativi e immigrati, tra sani
e malati, tra governati e governanti, in un’ottica di capacitazione dei
soggetti orientata a libertà effettive e nella prospettiva di promozione di un
nuovo umanesimo fondato su legami di solidarietà e di responsabilità
reciproca.
v
Inventare luoghi e tempi di scambio,
comunicazione e formazione, rafforzare le esperienze che hanno già dato buoni
frutti, promuovere la cultura e l’informazione, i rapporti a livello
internazionale, attingere dalle buone pratiche ispirazione per nuove azioni
pubbliche ma, soprattutto, lavorare nei
modi, nei luoghi, nei tempi possibili, per affermare l’idea che il buon governo
è opera di tutti e non può fare a meno di nessuno.
La
Regione
sottolinea la trasversalità delle politiche di genere rispetto all’insieme
delle politiche pubbliche regionali: nel campo della salute, e non solo della
salute riproduttiva, dell’organizzazione del lavoro e dell'economia, che deve
mettere al centro la vita nella complessità dei suoi bisogni e delle sue
aspettative di benessere e di senso, nell'ambito del welfare e dei tempi/ spazi
delle città e della loro fruizione ottimale. La Regione coordina le
risorse e mette a sistema sul territorio un programma di interventi volto a
promuovere la condivisione e l'attuazione di tale prospettiva presso tutte le
amministrazioni locali dell'Umbria. Si propone di coinvolgere la società civile
nelle sue varie articolazioni, il mondo del lavoro e della cultura, i soggetti
istituzionali e non, in un comune impegno sociale e politico per una nuova
civiltà di rapporti e di relazioni. Credo che sia doveroso citare la segreteria
organizzativa Agenzia Umbria Ricerche – Via Mario Angeloni 80/a – Perugia Ref. MariaRita Di Tel. 075
5045816 – 05 Fax 075 5002905 – politichedigenere@aur-umbria.it,
che ha curato, insieme alla Regione Umbria, l’organizzazione di questo incontro
ed è impegnata da sempre sulle tematiche delle politiche di genere. Le notizie
che ho sopra riportato sono prese dalla sintesi che l’AUR ha preparato in occasione del convegno stesso.
CHIARA PASSARELLA
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(Carl Gustav Jung)
1 commento:
Scusa Chiara se non ci ho capito molto, nel senso che lo scritto mi appare piuttosto generalista.
I vari punti (come "la dimensione della relazionalità e dell'interdipendenza che esclude la violenza e il senso individualistico e proprietario dei rapporti umani e dei rapporti con il vivente, che lega tra di loro gli esseri umani") sono accennati quali capitoli da sviluppare. Ma cosa vuol dire "politiche di genere? Dato che è il titolo del post?
Parlare di "genere" apre ad un mondo in discussione in cui ci sono un sacco di tesi e antitesi, ma pochissima sintesi. Spero che la regione non voglia muoversi sulla sua tesi, ma apra al dibattito anche quello scomodo, e non ci siano norme che eludano scienza e psiche, solo accomodandosi sul già esistente.
Roberto L.
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