Sia il vostro
parlare
sì, sì; no, no.
Il resto viene dal
Maligno.
(Mt. 5, 37.)
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Corrado G. |
Mangiare la neve; succhiare le stalattiti di
ghiaccio; respirare il vento; accarezzare le montagne. Sono solo alcune delle
cose che mi ha insegnato. Nel tempo dei sogni che cominciano a trasformarsi in realtà,
Corrado è stato grande maestro. Possente, sicuro. Lo vedo ancora così nitido
stagliarsi contro il cielo di febbraio mentre scruta attentamente l’orizzonte. Una
mano sopra gli occhi, per coprirsi da quel raggio di luce fredda che fende le
nubi; l’altra sulle bacchette ravvicinate e ben piantate sulla neve. E ai
piedi? Neanche a dirlo: immancabili gli sci. Più che un mezzo, un prolungamento
del corpo, un tutt’uno con le gambe … un’armonia perfetta. Altre volte lo vedo
sulle gradinate del Centro Remiero: polo rossa, pantaloni beige e binocolo al
collo. “Fuori dall’acqua quella vela! Giù di bolina fino alla Canottieri! Non mollate
quel boma! Stringere il vento … avanti … stringere!”. Noi invece, ogni tanto,
buttavamo giù la vela, appaiavamo i surf e godendoci il refrigerio dell’acqua,
chiacchieravamo delle nostre cose, dei nostri segreti, dei nostri sogni. Il
futuro, che spesso aveva gli occhi di qualche ragazzo incrociato con lo
sguardo, del quale non conoscevamo neanche il nome, sembrava essere così
lontano. Ogni cosa insieme era il semplice pretesto per cantare alla vita, per
mostrare l’amore verso il mondo, per lodare il Buon Dio, come lo chiamavi tu. Quel
Buon Dio che senza troppi complimenti, ti ha preso in una giornata tersa e
ventosa: di quelle che piacevano a te. Gli occhi increduli, asciutti. Neanche
una lacrima, non una parola. La commozione si era rannicchiata in gola. Me ne
accorsi perché mi prese una sensazione strana, di ‘fiato corto’. Ci tenevamo la
mano io e Cristina. Già Cristina: orgoglio della tua vita, pienezza del tuo
cuore, luce dei tuoi occhi. Spesso lo facevamo passeggiando e aumentavamo la
stretta quando incrociavamo qualcuno che ci piaceva.”Hai visto quello quant’è
carino? Somiglia al maestro di sci dello Stelvio. Ricordi? Quanto se la tirava!
Ma no, meglio il brasiliano! Se permetti il mio cuore batte solo per lui: Ray-Ban,
naso scottato dal sole e dalla neve …”. Lo stesso cuore sembrava essersi
improvvisamente fermato, consapevole che quel giorno avrebbe segnato la fine della
nostra spensieratezza. E le mani, saldamente strette, sancivano quel patto, la
nostra resa alla vita. Oggi la nostalgia è un po’ più forte del solito. Il
vento, qui al Centro Remiero, è quello giusto. Lo vedo da come increspa lo
specchio dell’acqua, da come piega la riva di canne. Lo sento da come interroga
le cime degli alberi, da come mette in vibrazione le corde delle bandiere issate
sugli alti pennoni: un tintinnio metallico e regolare che solo nelle giornate migliori si
percepiva. Un vento così … non bastano le braccia. Bisogna contrastarlo con
tutto il corpo, affrontarlo con mente lucida. Cristina c’è. Tu ci sei. Ed io …
tranquillo … non mollo. CRISTINA SPERA
2 commenti:
Un ritratto nitido da cui traspare un sentimento forte e inesauribile. Dona al lettore la possibilità di conoscere la persona a cui è dedicato lo scritto con la stessa intensità che sarebbe stata possibile in un incontro reale di anima e corpo. Conosco le protagoniste, le ragazze, e a loro va il mio abbraccio insieme ad un "brava" all'autrice dello scritto.
Affettuosamente
Chiara P
Senza conoscere ho potuto gustare lo scritto. Ogni descrizione così fluida di un uomo è un incontro; forse l'ho goduta attraverso le immagini del mio archivio esperenziale di ricordi e di sensazioni, ma ne ho percepito comunque la poesia.
Roberto Latini
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