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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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166. COPERTINE DAL R’N’R AL METAL (ottava parte) di Roberto Latini
Le copertine
metal: SANGUE E MORTE
In parallelo alle copertine che descrivono guerra e
distruzione (già considerate nella settima parte), troviamo il completamento
con sangue e morte, che, si può dire facciano parte di una unica dimensione.
Però in questo caso la violenza è descritta con maggior senso del raccapriccio
o del mistero. Mentre la guerra e la distruzione divengono un messaggio spesso
socio-politico, il sangue e la morte divengono un elemento più legato alla
repulsione o alla paura epidermica della persona. C’è una sensazione di leggera compiacenza nel modo in cui vengono
trattati questi elementi. In una società dove la morte è un argomento che
bisogna nominare poco, o comunque edulcorare, il metal te la spiattella senza
complimenti, senza mediazioni. Il significato ancora una volta sta nella
provocazione che il metal esacerba senza remore. La forza della malsana essenza
della morte, soprattutto se sanguinolenta, è, nelle immagini, pari solo alla
violenza della musica. E se la musica può essere interpretata, le immagini sono
invece già codificate e quindi esplicite, per cui risultano un vero pugno in
faccia. Il primo album dei Metallica si intitolava “Kill’em all” per
significare che il metal stende tutti; ma tra uccisore e ucciso vibra una corda
che li unisce all’interno di emozioni forti (nel caso del metal una bella corda
di chitarra). Il metal per attaccare il nemico ma anche il metal per urlare il
proprio stato d’animo ferito in una duplice espressione da carnefice o da
vittima.
1. Nella copertina “Killers” (1981) degli
Iron Maiden, si staglia la figura minacciosa di Eddie, la mascotte simbolo
della band. Ha già agito, infatti la vittima è raffigurata dalle mani
aggrappate alle sue vesti, e l’arma è stata l’accetta insanguinata che ha in mano.
Ma non basta, la figura di Eddie è essa stessa racapricciante poiché non ha
pelle…è una mummia vivente. Tutto è disegnato in una atmosfera notturna, per
aumentare il pathos di paura; ma
l’ambientazione è urbana ad intendere che il male è tra noi, nella vita comune.
Ma anche il metal è tra noi, e i concerti sono quasi sempre di sera (ma in
Inghilterra non possono terminare dopo le undici).
2. Nel 1982 invece i teutonici Scorpions
pongono nella copertina di “Blackout” un uomo che urla dal dolore perché ha
delle forchette infilzate negli occhi. Non è la situazione terrificante del
mostro stile “uomo nero”, ma quella
orrorifica di ferite nella carne e con l’aggiunta di un vetro che va in
frantumi attorno alla testa del soggetto e il vetro è tagliente, simboleggia il
mondo intorno che è pericoloso quando si è indifesi. La sua testa è fasciata a
coprire anche le orecchie. Non è, come negli Iron Maiden, il carnefice in primo
piano, ma qui il soggetto è la vittima. Il rock duro esprime violenza del
killer musicale nella copertina dei Maiden, ma esprime anche il dolore provato
da colui che subisce il metal suonato. Il testo di “Blackout” parla di uno
stato d’animo distrutto e confuso perché il metal sa esternare la forza dirompente
della sofferenza intensa. Non c’è sangue ma l’immagine è comunque estrema.
3. Ed ora passiamo ad una copertina del 1991
che davvero è agghiacciante; anche censurabile (e infatti Germania e Italia lo
censurarono) e il sangue abbonda. Si tratta dell’album “Butchered at birth”
(“Macellato alla nascita”) dei Cannibal Corpse, considerato il primo di Brutal
Death Metal. Si vede esplicitamente una donna scarnificata da due macellai
zombie che hanno appeso molti bambini morti. Sangue e visceri dovunque.
Immagine ipereprovocatoria e disgustante che appare in tutta la sua chiarezza;
non ci sono allusioni né cose lasciate ad intendere. L’ucciso dei Maiden era
presentato ancora con un minimo di decenza nascondendolo, qui carnefici e
vittime sono raffigurati visibilmente. E mentre Eddie dei Maiden aveva una
ironico sorriso di cattiveria, quindi di partecipazione all’azione, e quindi un
qualche senso emozionale; gli zombie dei Cannibal C. sono quasi automi senza
sentimento, il che rende tutto ancora più crudo.
4. Gli statunitensi Black Label Society nel
2002 invece mettono un enorme teschio in copertina associandolo allo
schieramento di carri armati e aerei, a sorreggere il binomio guerra uguale
morte. L’approccio concettuale della grafica è quindi netto, senza simboli
arcani da interpretare, del resto anche la musica del disco è diretta, un
pesante ma lineare Heavy Metal. Il titolo rinforza il significato: eterno 1919.
La fine della prima guerra mondiale che invece non finisce mai. Il lavoro è
ispirato all’attentato dell’11 settembre 2001.
5. Nell’album del “The scythe”(2007) della
band italiana Elvenking, la morte viene rappresentata con la tradizionale
iconografia della falce (e infatti è il titolo dell’album). Il tema del disco è
unico, si tratta proprio di un concept
sulla “la morte” che ogni singola canzone sviluppa in modo diverso.
Graficamente si denota un ambiente cimiteriale, e i morti sott’acqua sembrano
voler salire sulla barca. Non è il solito scheletro incappucciato a tenere la
falce, ma una ragazzina forse già cadavere (occhi cerchiati). E’ una immagine
classica da film horror, e l’ambientazione, ormai supersfruttata, spaventa meno
di quanto si possa credere. Il metal ha una certa simpatia per il cinema e la
letteratura, e i soggetti del fantastico e del mistero si affacciano
continuamente nell’immaginario del metallaro, riempiendo di citazioni in tal
senso dischi su dischi. E’ un panorama meno sesso, droga e rock’n’roll, e più
colto culturalmente.
6. In Oliver Weers del 2011, nella copertina
di “Evil’s Back” la morte è presente con teschi (uno pare di soldato come a
voler dire che si muore con la guerra) ma l’atmosfera è particolare seppur non
vistosa. Il paesaggio è formato da cielo e terra; la terra si spacca con linee
di lava che simboleggiano l’inferno sottostante, e da cui spunta un demone; il
cielo è percorso da increspature che sembrano testimoniare una qualche presenza
che attira spiriti, e due angeli sono in piedi. Due umani inermi appaiono a
sinistra come esseri sofferenti. Non si sa cosa significhino le farfalle (forse
che le cose negative passeranno). In una intervista. Weers spiega che il male
rappresentato in copertina è la depressione mondiale, e non è che una scelta
dell’uomo; in questo concetto capiamo la simbologia posta nel confine fra cielo
e terra: l’uomo può scegliere il cielo o la terra. Ad ogni modo il simbolo in
primo piano altro non è che l’insieme di O e W, cioè le iniziali del musicista
danese. Sky Robertace Latini
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