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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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165. UN NUOVO MODO DI VEDERE I FIORI da un'Americana a Venezia
Un vaso di fiori, freschi e profumati, ha ispirato
questo post. Emerson, poeta e freethinker americano, proclamò nell'Ottocento
che i fiori sono la risata della Terra. Se
avesse ragione, anche la più umile margherita ci dovrebbe rincuorare. Comunque sia, oggi fissavo estasiata gli iris,
fiore primaverile dalla forma stilizzata del fleur de lis. Meditavo lo
scopo delle loro piccole barbe, e ammiravo i delicati petali di seta purpurea,
morbidi come il velluto, ognuno orlato solo nella parte superiore con finissime
strisce bianche dell'effetto tigrato.
Ciascun fiore in quel vaso era sicuramente più splendido di Re Salomone in
tutta la sua gloria, la metafora che usò Gesù parlando dei gigli del campo. E allora ho ricordato una persona che non
aveva paura di dipingere ciò che vedeva.
Disse, "Nessuno vede un fiore veramente:è così piccolo e ci vuole
tempo e non abbiamo tempo, e per vedere un fiore ci vuole tempo, come per avere
un amico, ci vuole tempo." Parole
di Giorgia O'Keeffe (1887-1986), pittrice che ha potuto lavorare grazie soprattutto
all'appoggio di un noto fotografo e impresario di arte moderna, Alfred
Stieglitz, che ha parlato del lavoro di O'Keeffe nel lontano 1918, avendo
esaminato una serie dei suoi disegni astratti in bianco e nero che qualcuno gli
aveva mandato, "Sono le più pure, le più fini, le più sincere cose che
arrivano alla galleria da molto tempo."
Senza consultarla, lui mostrò i disegni nel suo spazio avant garde, la 291-gallery, nella Fifth Avenue a New York. All'epoca, O'Keeffe, originaria del
Wisconsin, insegnante d'arte che aveva studiato formalmente a Chicago ed anche presso
la Columbia University, lavorava nel Texas.
I due si incontrarono e una lunga storia cominciò. Entrambi si erano interessati a lavorare in
modo nuovo. Basta con la tradizione
mimetica! O'Keeffe, pioniera dell'arte
astratta in America, si trasferì a New York City per essere vicina al futuro
marito. La sua carriera si avviò allora. I soggetti che lei trattava nei suoi quadri
includevano le forme astratte, l'architettura, i paesaggi, e la natura: l'acqua, il cielo, le cose non animate, e le
piante. Mostrò il suo primo fiore,
"Petunia, Num. 2" nel 1924, quadro in cui l'attenzione finisce al centro
del fiore, nei dettagli della sua anatomia riproduttiva. I critici hanno proposto l'analisi freudiana invece
di accettare l'opera come arte moderna.
Non scoraggiata, O'Keeffe continuava a dipingere i fiori in modo suo. C'è chi dice che l'artista trattava i fiori
in modo voluttuoso pur di evitare l'idea che, come soggetto, i fiori
appartengono quasi esclusivamente al mondo femminile. O'Keeffe invece vedeva che in tutta la natura,
incluso il mondo vegetale, esistono forze profondamente sensuali. Negli Anni '70, le femministe volevano averla
come loro rappresentante ma lei rifiutò qualsiasi appellativo. In quanto alla sua visione dei fiori, aveva già
risposto ai suoi critici nel 1943 dicendo, "Beh, vi ho costretto a
prendere il tempo per guardare quello che vedevo io, e quando avete notato veramente
i miei fiori, avete appeso tutte le vostre associazioni sul mio fiore; e ora scrivete
dei miei fiori come se dovessi essere io a vedere e a pensare ai fiori nello
stesso modo vostro, e io non lo faccio." Nel Nuovo Messico, dove si trasferì, non
potendo trovare i fiori in natura, cominciò a dipingere i teschi e gli ossi di animali
che lei raccoglieva nel deserto, a volte abbinandoli a squarci del cielo nei
suoi quadri, a volte ornandoli con i fiori finti che lei trovava in paese. Non associava quei teschi alla morte. Diceva invece, "Mi piacevano le loro
forme." Nel deserto del New Mexico O'Keeffe
aveva due case, luoghi ideali dove lavorare in quello che oggi si chiama
"O'Keeffe Country." A lei piaceva
anche la zona che chiamata i badlands
dagli indiani Navajo; apprezzava i colori e la bellezza di quella terra brulla
che pochi sapevano amare. Nel lontano
1922, O'Keeffe spiegò tutto così, "E' solamente attraverso la selezione e
l'eliminazione, e poi, coll'enfasi, che arriviamo al vero significato delle
cose." O'Keeffe lavorò fino a pochi
anni prima di morire all'età di 98. La
degenerazione maculare fermò la sua produzione.
Ma anche se aveva perso la vista, non manca dubbio che ha sempre
preservato la sua visione. Ci vuole
tempo. Ci vuole tempo per vedere i fiori,
e spesso, anche tutto il resto. UN’AMERICANA
A VENEZIA
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