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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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153. 19 MARZO: S.GIUSEPPE “FRITTELLARO” di Cristina Spera

 
“Oggi si festeggia S.Giuseppe frittellaro…”.  Così iniziava il tema di zio Alvaro in seconda elementare; tema che ha fatto il giro del quartiere suscitando l’ilarità di pochi e il sorriso di molti. Già, perché da noi era davvero così: ogni occasione il pretesto per pregare e per mangiare. Si festeggiavano tutti i Santi, non solo i più importanti - ammesso che si possa fare una graduatoria - ma anche quelli sconosciuti, come un certo Sant’Omobono, protettore dei sarti, a cui nonna Bianca era particolarmente devota, avendo da ragazza lavorato in una sartoria. Si pregava e, tra un Rosario e l’altro, si metteva a bagno il riso nel latte già la sera prima. E noi piccoli pregustavamo la festa di S.Giuseppe stando nei banchi di scuola. Suonava la campanella e giù per le scale…di corsa a casa. Un pranzo veloce, subito i compiti e poi si partiva a piedi per raggiungere la chiesa di S.Valentino. Quanti eravamo! Ci muovevamo da Piazza della Pace, alla volta dello “Stradone”. Alla spicciolata si aggiungevano via via  giovani, vecchi e bambini: il passo di uno era il passo di tutti. Nessuno restava indietro.  Soltanto noi piccoli saltellavamo avanti e indietro, correndo e giocando e sudando, in quella prima giornata di primavera in cui i cappotti cominciavano ad essere di troppo. Sul sagrato ci aspettava Padre Vincenzo sorridente. Ci invitava ad entrare. Con la coda dell’occhio cercava la “sporta”di zia Iolanda. Sapeva che anche per lui e per i frati ci sarebbero state le frittelle. Zia non se ne sarebbe dimenticata! Ma lui voleva comunque accertarsene. La comitiva chiassosa improvvisamente ammutoliva. In silenzio occupavamo ordinatamente i banchi, ognuno trovando il proprio ristoro: chi al dolore, chi alla fatica, chi come noi bambini, semplicemente al caldo patito per la corsa e per i cappotti. A quell’età si vive intensamente il presente e il futuro…è colorato da sogni. Si pregava, si cantava e poi, finita la funzione, si tornava a casa dove ci aspettavano finalmente le frittelle. Non si mangiavano in cucina, non in sala da pranzo, ma nel cortile, nelle panchine del quartiere, i vecchi nel pianerottolo delle scale condominiali. Nessuno rimaneva da solo. Tutto si condivideva. Che festa che era! E così, alle soglie dei cinquant’anni, funzione dopo funzione, frittella dopo frittella, mi ritrovo con qualche chilo di troppo ma con un cuore grande che mi porta a spezzare il mio pane, a dividerlo e a condividerlo. E poi… non ho neanche una ruga. Saranno state le frittelle?  CRISTINA SPERA

1 commento:

sky ha detto...

Non so se le frittelle fanno evitare le rughe sul viso, ma sul viso i ricordi possono far aprire i sorrisi.
Se da bambini abbiamo vissuto davvero il gioco, che siano stati i santi o il semplice stare insieme, ogni ricordo sarà sempre una perla speciale, come una frittella dolce in bocca.

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)