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In questi anni abbiamo corso così velocemente che dobbiamo ora fermarci perché la nostra anima possa raggiungerci. (Michael Ende) ---- A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro. Sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi. (Carl Gustav Jung)

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO

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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO:QUANDO LA BANDA PASSAVA...
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128. UNA SERATA COME TANTE di Cristina Spera

Una serata come tante altre. In quel periodo gli incarichi internazionali di mio marito ci portavano spesso a Roma, ospiti di Ambasciate, di spettacoli teatrali, di cene al Grand Hotel, all’Excelsior…“Stasera si và al teatro dell’Opera”disse Roby mentre, dopo aver disposto ordinatamente sul letto un ventaglio di cravatte, sceglieva quella più adatta. “ Che fatica!” pensai tra me. “Abito nero…elegantissimo; camicia bianca di seta… qualsiasi cravatta andrà bene!” Io invece non sapevo davvero cosa indossare. Pochi vestiti, sempre gli stessi. Decisi per quello nero, dalla linea morbida, con un’ampia scollatura. Ci abbinai delle scarpe ricercate (tacco dodici, si direbbe oggi), di raso, impreziosite da qualche zircone. Raccolsi i capelli, presi una sciarpa di seta e approvai la cravatta color ghiaccio scelta alla fine da mio marito. Salimmo in macchina. L’itinerario era ormai consolidato: Salaria, Fiano, Settebagni, parcheggio Ludovisi e qui avremmo preso un taxi che ci avrebbe portato a destinazione. Poco traffico in entrata. In un paio d’ore eravamo già al Teatro dell’Opera, pronti a trascorrere una serata come tante. Ma qualcosa di profondamente diverso già mi colpì nella fila per entrare: così composta e ordinata. Centinaia di persone silenziose che si salutavano con minimi cenni del capo. Tutt’al più qualche sorriso.  Sembrava si conoscessero tutti.  Dopo aver esibito gli inviti, un giovane, deferente, ci accompagnò ai nostri posti riservati e privilegiati, con le autorità, proprio di fronte al grande palco che si andava popolando di strumenti e di musicisti. “Da qui non ci perderemo niente” Pensai. E così andò. Poco dopo iniziò la serata e solo allora appresi, dalla voce commossa e asciutta di Arnoldo Foà, che si commemoravano i cinquant’anni della Fondazione dello Stato di Israele. Venivano proiettati stralci di filmati d’epoca: testimonianze di vita vissuta, di morte annunciata, di sofferenza, disperazione e speranza.  Bach, Mozart, Verdi e Vivaldi sottolineavano con vigore i momenti più toccanti.  Uno ne ricordo in particolare: la foto ingiallita di un gruppo di deportati. In primo piano una bambina rinsecchita, che per nulla aveva rinunciato alla sua innata civetteria e davanti all’obiettivo sfoggiava il suo sorriso migliore. “Chissà perché i bambini, davanti ad una macchina fotografica, si mettono sempre in posa e sorridono!” Il resto furono cose note a tutti: ossa, cadaveri, divise a righe, occhiali, denti, forni e fumi. Uscimmo composti così come eravamo entrati. Niente taxi per tornare alla macchina. Niente parole.  Tutto era diventato stupidamente superfluo. Solo il rumore  dei nostri passi che ci ancorava saldamente alla terra. Ci incamminammo così. Respirando la luna…avidi di vita. CRISTINA SPERA

1 commento:

Anonimo ha detto...

l'argomento è terribile per cui nessun commento enfatico da parte mia, sarebbe fuori luogo e irrispettoso...
ma non posso esimermi dal dire che è scritto con maestria, garbo, cuore.
Chiara

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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI

(Michael Ende)

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A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.

(Carl Gustav Jung)