le rughe, la preservava giovane, collocandola in una dimensione ‘atemporale’. Mi parlava della sua infanzia, della scuola dalle suore, della guerra, delle prime calze di nylon, delle filastrocche senza senso, di quella volta che per dimostrare quanto Arnaldino fosse legato a lei gli disse: “Lo sai che domani zia muore?” Il piccolo scoppiò in lacrime e lei, fiera alle amiche: “Avete visto quanto mi vuole bene?”. E poi l’incontro con Quinto, suo grande, unico amore, e la nascita dei figli, e la malattia di Alvaro. Si pregava intensamente giorno e notte… L’ascoltavo con piacere mentre sorridendo mi srotolava il racconto della sua vita. Episodi belli e brutti che scandivano un’esistenza trascorsa al sicuro, tra
l’affetto dei suoi, scaldata dal tepore di una religiosità vera che tutti noi percepivamo come unica. Una fede che, ignara di qualsiasi dubbio, l’accompagnò insieme al sorriso, fino alla fine. Un giorno mi confessò: "Da piccola sognavo di diventare come Santa Rita e così tutti i giorni recitavo il Rosario su una pietra, poggiando le ginocchia sempre nello stesso punto, così da imprimervi la forma". "Sai zia, pochi giorni fa ho rivisto la pietra, intonsa e ignara del tuo troppo breve passaggio terrestre. Ma le tua ginocchia, pesanti, sono affondate nel mio cuore. Per sempre. ". CRISTINA SPERA
1 commento:
Un ritratto stupendo di donna "dipinto" con maestria e dono della sintesi. Oserei dire con poche sapienti pennellate.....
Brava e
grazie di averci fatto conoscere una donna così..
ChiaraP.
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