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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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439. CINEMA DELLA ZONA PIU’ MARTORIATA DEL MEDIO ORIENTE di Cristina Giacometti
Stordita
ed inorridita dalle notizie provenienti in questi giorni dalla Palestina, ho
cercato di fare il punto sul cinema di questa
terra martoriata credendo profondamente nella capacità di questo mezzo di
fungere da dialogo. Di grande aiuto e supporto sono stati alcuni articoli
scritti dal critico cinematografico Mauro Gervasini che mi hanno introdotto
nella storia del cinema palestinese e che con modestia tenterò di illustrare
con questo mio post. Paradossalmente la Palestina è oggi quello che l’Italia era per Matternich nel 1800: un’espressione
geografica. Un intero popolo, privo di uno stato nazionale, è considerato solo
nelle sue singole parti senza una identità collettiva. L’immaginario di una comunità
passa attraverso la sua capacità di raccontarsi e raccontare il mondo secondo
un punto di vista condiviso e il cinema è da 50 anni lo strumento tramite cui i
palestinesi cercano di rompere l’isolamento e il silenzio al quale sono
costretti dal 1948. Subito dopo la fine della Guerra dei sei giorni vinta da Israele, nasce in Giordania “l’Unità del cinema palestinese”, cellula
di film maker guerriglieri voluta da al-Fatah per realizzare opere di
propaganda commissionate dall’OLP di Arafat. Con la nascita dei “territori
occupati” il cinema è militante, quasi solo documentaristico. Negli anni 70,
alcuni intellettuali palestinesi scelgono l’esilio in Europa dove alcuni
giovani cineasti elaborano nuove forme di narrazione non più propagandistiche. E’
il caso di Michel Khleifi, originario di Nazareth ma naturalizzato belga. Il
suo “La memoria fertile” del 1980 è
il primo documentario realizzato con una tecnica molto vicino alla fiction. Khleifi è un cineasta laico che stigmatizza
gli aspetti arcaici della sua cultura, quale il ruolo della donna, e per questo è
stato spesso criticato dal mondo arabo. Nel 1996 Khleifi gira “Le conte des
trois diamantes” ispirato a una antica leggenda popolare che racconta di un
ragazzino, Youssef, innamorato di una bella gitana che gli si concederà solo se
lui riuscirà a trovare tre diamanti perduti. La pista che deve seguire Youssef
porta fuori dalla striscia di Gaza e durante la prima intifada ogni via di
comunicazione è controllata da tsahal, l’esercito israeliano. E’ proprio il
contrasto tra una situazione fiabesca e la drammatica realtà dell’occupazione
che ha entusiasmato il pubblico ed i critici della “Quinzaine des réalisateurs
“ a Cannes. Purtroppo è inedito in Italia. Rashid
Masharawi, dopo un lungo soggiorno a Roma, decide di tornare in Cisgiordania
ove fonda la società di produzione Aylul che
si ingrandisce fini ad essere la più grande casa di produzione con sede a
Ramallah. Suoi film acclamati sono Curfew
del 1994 e Palestine Stereo del 2013. Molto
diverso dagli altri registi è Elia Suleiman nato a Nazareth nel 1960 arabo
cristiano vissuto quasi sempre a New York e Parigi i cui film, di produzione
francese, appaiono troppo distanti dalla realtà non vissuta in prima persona. Sarà
in giuria al prossimo festival di Venezia. Il suo primo lungometraggio Cronaca di una sparizione è stato
giudicato Miglior opera prima a Venezia nel 1996 ma è Intervento divino del 2002 a fare incetta di premi e riconoscimenti:
Gran premio della giuria a Cannes, Miglior film straniero agli European Awards
di Roma e Premio internazionale della critica. Ha mancato solo l’Oscar,
ufficialmente perché la
Palestina non è formalmente uno stato, ufficiosamente perché
la politica ha prevalso sull’arte. Menzione particolare è dovuta al regista
israeliano Eran Riklis che è presente al prossimo festival di Locarno con il
suo ultimo film Dancing Arabs nel
quale racconta la storia di un giovane arabo israeliano che, accettato in una
scuola di eccellenza, essendo unico mussulmano, per evitare discriminazioni, si
finge ebreo rubando l’identità di un amico molto malato. Il film denuncia le
condizioni di discriminazione in cui vivono gli arabi israeliani in un paese
che dovrebbe essere il loro.
Filmografia
del conflitto:
LA
MEMORIA FERTILE 1980 di M.
Khleifi
NOZZE IN GALILEA 1987 di M.
Khleifi storia di una festa nuziale sottoposta al coprifuoco israeliano;
CURFEW 1993 di R.
Masharawi 24 ore di coprifuoco per una
famiglia di Gaza costretta in casa. Saranno le donne a reagire.
INTERVENTO
DIVINO
2002 di E. Suleiman un ragazzo palestinese vorrebbe incontrarsi con la sua
fidanzata di Ramallah ma non ci riesce a causa dei checkpoint.
JENIN, JENIN 2003 di M.
Bakri un documentario durissimo della battaglia di Jenin durante la seconda
intifada conclusasi con un massacro compiuto da Israele.
PARADISE NOW 2005 di Hany
Abu-Assad Storia di due Kamikaze felici di diventare presto martiri, Non tutto
andrà come previsto.
IL GIARDINO DI
LIMONI
2008 di E. Riklis il ministro della difesa israeliano ordina di distruggere gli
alberi di limoni della vicina palestinese convinto che nascondano terroristi.
Lei non si arrende. Regista di Israeele che racconta le contraddizioni casa
sua.
IL TEMPO CHE
RIMANE
2009 di E. Suleiman Film autobiografico che racconta le torture subite da suo
padre in esilio da cui tornerà muto come “Buster Keaton”. Puro colpo di genio
cinematografico.
OMAR 2013 di Hany
Abu-Assad. Omar ama Nadia, sorella di Tarek. Un uomo del Mossad lo ricatta
chiedendogli di far cadere in trappola Tarek o altrimenti sarà la fine per lui e
Nadia.
GIRAFFADA 2013 di R.
Massalha Un veterinario e suo figlio tentano di portare oltre il muro ed i
checkpoint una giraffa.
Cristina Giacometti
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