Caro
fratello bianco,
quando sono nato ero nero,
quando sono cresciuto ero nero,
quando vado al sole sono nero,
quando sono ammalato sono nero,
mentre tu, uomo bianco:
quando sei nato eri rosa
quando sei cresciuto eri bianco,
quando vai al sole sei rosso,
quando hai freddo sei blu,
quando hai paura sei verde,
quando sei ammalato sei giallo,
quando morirai sarai grigio.
E dopo tutto ciò,
tu hai il coraggio di chiamarmi
uomo di colore?
Léopold
Sédar Senghor
Oggi 15 dicembre 2013 il Sudafrica ha detto addio a
Mandela. Il presidente Zuma ha detto: il
tuo cammino di libertà si èconcluso, ma il viaggio continua. Nell’ultima newsletter del nostro blog,
Roberto ha ricordato Mandela con alcune sue frasi e con un’opera
figurativa creata da Roberto stesso. Io, oggi,
voglio dare il mio saluto e il mio tributo a Madiba con i versi e con il pensiero di Léopold
Sédar Senghor, il Padre della Négritude,
il grande movimento della specificità culturale africana, che fu cantore
sublime dell'unità dell'uomo e della natura. Senghor fu eletto primo Presidente
della Repubblica del Senegal nel 1960, dopo la liberazione dal colonialismo
francese, e ha guidato il suo paese per vent'anni: lui cristiano, in un paese
musulmano, a dimostrazione della tolleranza religiosa esistente in Senegal. Riporto
alcuni suoi concetti e pensieri e non aggiungo altro.
Concetto di Négritude
Perché il
dialogo? Per il bianco europeo, per la sua ragione discorsiva, ogni cosa è vera
o falsa, buona o cattiva. Il mondo dei bianchi è quello della dicotomia e
dell'opposizione. Il mondo dei blocchi. Per il negro-africano ogni cosa, ogni
forza è di per sé un nodo di forze più elementari, maschili e femminili per
esempio, la cui realizzazione personale può provenire soltanto dall'accordo di
questi elementi: dal loro dialogo. Dialogo interiore, intra-personale, ma anche
dialogo inter-personale, fra esseri o categorie di esseri complementari. L'ontologia
negro-africana non è solamente unitaria: è esistenziale. Tutto il sistema è
fondato sulla nozione di forza vitale. Essa, che pre-esiste all'essere, fa
l'essere. Dio ha dato la forza vitale agli animali, ai vegetali, ai minerali,
agli uomini: perché essi sono. Ma questa
forza ha la vocazione di crescere. Così l'esistenza si fonda sulla pre-esistenza
per sbocciare in un'esistenza superiore. Da questo deriva il posto che occupa
l'uomo nel sistema, nella sua qualità di esistente, cioè di vivente capacedi
aumentare la sua forza, di realizzarsi in una persona, sempre più libero in
seno a una comunità solidale. Il ritmo è l'architettura dell'essere, il
dinamismo interno che gli dona forma. Il sistema di onde che l'essere emette in
direzione degli altri. Esso si esprime coi mezzi più materiali: linee,
superfici, colori, volumi, scultura e pittura, accenti in poesia e musica;
movimento nella danza. In tal modo, orienta tutte queste cose concrete verso la
luce dello spirito. Il ritmo negro si incontra con tutte le arti. Con
procedimenti diversi, combinando il parallelismo e l'asimmetria, l'accentuazione
e l'atonalità, i tempi forti, e i tempi deboli, introducendo la varietà, ossia
la rottura; nella ripetizione, il ritmo nasce, si rafforza, acquista una
funzione dominante, esprimendo così la tensione dell'essere nel suo atto di
produrre qualcosa di essenziale. Il ritmo è, incontestabilmente, l'impronta
della negritudine. Ecco dunque i valori fondamentali della negritudine: un raro dono di emozione,
una ontologia esistenziale e unitaria, che fa capo al surrealismo mistico, a
un'arte impegnata e funzionale, collettiva e attuale, il cui stile si
caratterizza attraverso l'immagine analogica e il parallelismo asimmetrico. La
mia conclusione è questa: la vera cultura è mettere radici e sradicarsi.
Mettere radici nel più profondo della terra natia. Nella sua eredità
spirituale. Ma è anche sradicarsi e cioè aprirsi alla pioggia e al sole, ai
fecondi rapporti delle civiltà straniere...
(da "Poesie dell'Africa")
Definizione di Négritude
"Coscienza di essere nero, semplice
riconoscimento di un fatto che implica accettazione, presa in carico del
proprio destino di nero, della propria storia e cultura. E’ innanzitutto una
negazione, il rifiuto di assimilarsi e di perdersi nell'altro. "
CHIARA PASSARELLA
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