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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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329. “MORE THAN ONE WAY” Voodoo Circle (U.K./Germania) - 2013 di Sky Robertace Latini
Ecco un gruppo di Hard
Rock la cui storia sonora pur essendo contemporanea (il primo album è del 2008)
sembra ambientata direttamente alla fine degli anni ’70. “GRAVEYARD CITY” vive di ritmica tirata che
accompagna un cantato in contrapposizione più lento ma molto enfatico con un
4/4 vicino al middle-time. Un forte impatto per iniziare l’album in pienezza di
suono. Assolo di classe senza troppi arzigogoli ma non povero. TEARS IN THE
RAIN” è un perfetto blues che esprime massimamente quel pathos dal tepore
antico. L’anima sinuosa si dipana tra la cadenza ritmica e l’ugola
superCoverdeliana del cantante, con grande feeling e forza struggente. Assolo
chitarristico di ottima caratura.“HEART OF BABYLON” cerca una ambientazione di
maggior respiro coniugandola ad un ritornello accattivante e melodico. Brano
riuscito appieno dove più degli altri pare che al microfono ci sia Coverdale
stesso. La parte migliore è quella solista di chitarra e tastiere. “ALISSA” è
un bel brano ballata. La chitarra ritmica acustica iniziale presenta con grazia
una canzone addolcita da una tastiera atmosferica e suoni sparsi tra voce e
guitar. “BAIN OF MY EXISTANCE” tesse un bel ritmo cadenzato che fa muovere
gambe e testa. Canzone lineare che sa donare lo spirito giusto all’Hard rocker
che ama essere stimolato in modo diretto e semplice. Prima dell’assolo il tono
aumenta d’intensità e l’assolo mantiene tale densità di emozione. “VICTIM OF
LOVE” è un morbido tempo medio, caldo e suadente. Davvero il suo suono risulta
avvolgente. Brano perfettamente costruito, e forse appena appena più personale
delle altre tracce. “OPEN YOUR EYES” è suonato live, ma è brano inedito, che
appare per la prima volta in questo disco. E’ stata una idea azzeccata suonarlo
così visto che ha proprio il piglio del brano da concerto. La chitarra è
veramente Blackmoriana e le tastiere pur brevi sono alla Lord, e anche lo
spirito è quello dei Deep Purple, forse l’unico momento che si riallaccia ad
una verve non Whitesnekiana. Bellissima traccia. “SHAPE OF THINGS TO COME” sta
tra Deep e Whitesnake, in un tempo medio che ricorda brani classici sia di Deep
che di Rainbow. Gustosa la linea melodica svolta con grande capacità
interpretativa dalla voce pastosa che leggermente si discosta dal timbro di
Coverdale (ma non abbastanza). L’album passato “Broken heart syndrome” (2011)
era leggermente più personale di questa terza fatica, anche lì si faceva
fortemente il verso ai Whitesnake ed a Coverdale, ma qui risulta anche più
spinto in tal senso; anzi in quell’altro si sentiva anche un po’ di Rainbow
alla Ronnie James Dio, ispirazione qui quasi completamente assente. E’ un bel
disco ma la band ha perso quel pizzico di distanza dall’originale da apparire
una copia, per quanto professionale ed energica. Non è la presenza di canzoni
fotocopia a deludere, in quanto infatti non c’è un mero ricopiaticcio, anzi
esse sono belle e non sfigurerebbero nell’album dei Whitesnake, ma sono
precisamente quelle che comporrebbero i musicisti ai quali i V.Circle si
ispirano, testi e titoli compresi. Con i Whitesnake ancora in circolazione
(quest’anno presenti sul mercato con un live) e che l’anno scorso hanno persino
prodotto un disco magnifico assolutamente migliore di questo dei V.Circle, che
senso ha seguire passo passo la scia dei maestri? Ad ogni modo devo per forza
spezzare una lancia in loro favore: come si fa a non godere della voce di David
Readman? Per quanto uguale, la bellezza del timbro di Coverdale ammalia sempre.
E se Coverdale morisse avremo ancora per anni i Voodoo Circle: lunga vita a
questi cloni dalla abile capacità tecnica e umorale. Sky
Robertace Latini
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