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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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322. “C’MON TAKE ON ME” Hardcore Superstar (Svezia) - 2013 di Sky Robertace Latini
Album numero…. di una
band che ricalca alla perfezione lo stile “scoppiato” dell’America anni ’80,
quello patinato e sniffato di Wasp e Motley Crue, e terminato coi possenti Guns
and Roses, cui subito dopo seguirono i Nirvana facendo nascere il Grunge che
ferì quasi a morte lo Street Metal zozzo e sessuomane. In questi ultimi anni di
gruppi come gli Hardcore Superstar ne sono sorti vari, ma invece che in
America, stanno qui in Europa e suonano come dei tori imbizzariti, bene e con
energia. “C’MON TAKE ON ME” è la seconda traccia che appare dopo la prima
“Cutting the slack”, la quale è solo introduttiva e che poco ha a che fare con
il sound del disco, essendo quasi gotico-sinfonica. Invece questa title-track è
tipica della sguaiateza Glam-Street che contraddistingue la band. Un bel pezzo
scoppiettante e fresco, dalla pura dinamicità. “ONE MORE MINUTE” è il brano più originale,
con un susseguirsi di cambi tra ritmo e linea melodica. Fa le bollicine e passa
dal riff scuro alla chitarra acustica con ritornello orecchiabile senza seguire
lo standard compositivo comune, ma procedendo variamente senza rinchiudersi
nello schema classico. “ARE YOU GONNA CRY NOW” è un vero potente attacco di
adrenalina. In un sound alla Def Leppard troviamo il feeling perfetto per darci
dentro. Insieme a “One more minute” è la canzone migliore dell’album:
aggressiva e graffiante. Anche l’assolo chitarristico, diviso in due parti,
taglia in maniera affilata le orecchie, portando una atmosfera che aumenta il
pathos parzialmente scuro che aleggia anche grazie al riff. Una piccola perla. “STRANGER
OF MINE” è una deliziosa ballata che trasporta in un periodo passato, con la
sua voce suadente e grazie all’arrangiamento sinuoso. Si percepisce lo spirito
blues considerando anche il leggero sound dell’assolo acustico; uno spirito che
per quanto diluito nell’orecchiabilità è sempre sullo sfondo in questo tipo di
rock duro. “DEAD MAN’S SHOES” è un tipico Hard Rock che sfila un pò come un brano
alla Bon Jovi. Il ritmo sostiene la composizione e la voce insiste con tenacia
senza farne mai calare il tono umorale. Non vi sono pause e si prosegue fino in
fondo con saltellante chiara luminosità. “BECAUSE OF YOU” è il pezzo più
limpido e lineare del disco poiché ne è anche il più semplice. E’ la scuola che
insegna come fare una bella song senza complicarsi la vita. Essere bravi
mantenendosi appunto semplici. Linea melodica essenziale per un ritornello
azzecatissimo su un arrangiamento iperdinamico stile cavalcata e via di nuovo
strofa ritornello, assolo giusto per finire: questa è vera capacità artistica. “TOO
MUCH BUSINESS” è un altro pezzo classico dello Street Metal: senza fronzoli ci
si accende per scatenarsi, non ci sono scuse per non saltare verso il sudore e
la contrazione isotonica. Mani in aria a pugno o a corna e guai a voi se
rimanete incollati alla sedia. La pausa soft dell’assolo di chitarra serve per
entrare meglio nello spirito rock’n’roll e per dare tono da brivido a chi ama
il rock verace. Sarebbe stato perfetto come ultima traccia per lasciare il
segno, invece poi quella dopo, che termina l’album, è un momento calmo. “Above
the law” è un brano minore perché troppo commerciale, ma ci hanno realizzato il
video proprio per questo e comunque ti prende e viene voglia di farlo scorrere
fino in fondo. La carica ce l’ha. “Long time no see” è una bella ballata stile
Tesla, ma è meno personale e abbastanza scontata, il fatto è che è gestita
benissimo dalla band, che ha imparato bene la lezione dei più grandi. Divertente,
ecco il termine appropriato per un funny rock’n’roll come questo, dove durezza.
melodia e frizzantezza si mescolano fregandosene di tutto e di tutti. Chi non
ama lo Street Metal in quanto considerato troppo commerciale, in questo lavoro
non troverà motivi di godimento, ma il “vero” metal è anche qua dentro.
Spiacente per chi non lo capisce. Davvero piacevole far scorrere la musica di
un tal disco, anche se alcuni pezzi minori ne abbassano leggermente il valore,
senza però apparire come dei filler. Siamo di fronte a quel rock duro che
proviene dai Motley crue, però io ci vedo molto più i Ratt che pendono
maggiormente verso il lato GlamRock e meno verso quello BluesRock che i Motley
avevano imparato dagli Aerosmith. Naturalmente il genere musicale è lo stesso
ma prediligendo il lato Ratt, viene scelto quello che “zompa” di più. Sky Robertace Latini
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