Si
è inaugurata la sera dell’8 marzo 2013 la mostra fotografica “Istanti al
femminile” allestita nelle sale di Palazzo di Primavera: il
nucleo è costituito dalle istantanee inedite del Concorso fotografico
nazionale organizzato nel 2012 dalla Pinacoteca comunale Orneore Metelli, nelle
quali le donne sono protagoniste dietro e davanti l’obiettivo. La seconda
sezione della mostra è “La città delle donne”: a disegnarla sono state le
ternane che hanno raccolto l’invito della Biblioteca comunale a riscrivere la
storia della città in prospettiva di genere. Le loro fotografie,
numerosissime e in gran parte inedite, offrono la possibilità di ripercorrere
un secolo problematico come il Novecento cogliendole nel loro difficile cammino
verso l’emancipazione in casa, al lavoro, nel tempo libero. Il primo tratto di
strada, grazie al materiale fornito dall’Archivio di Stato di Terni, si fa con
le “centurinare” , quelle che per prime abbandonarono i campi per la fabbrica e
lottarono per un lavoro umano e un equo salario. Poco più avanti, grazie
all’Archivio Thyssen Krupp, si incontrano le signorine, quelle alla moda,
per le quali è decoroso lavorare solo finché si è nubili. E se un cospicuo
numero di immagini documenta la rivoluzione dei costumi negli anni’ 50 e ’60 e
il nuovo protagonismo degli anni ‘70, è difficile parlare di “liberazione”
quando la rivoluzione digitale fa emergere la cultura globale che spesso nega
alle donne pari opportunità e pari diritti. Con questa mostra, allestita come
già detto presso Palazzo di Primavera e visitabile fino al 14 aprile,
l'Assessorato alla cultura del Comune di Terni nell'ambito di Donna
sempre, il progetto di ricerca-azione che ha introdotto nelle strategie
culturali il valore della differenza, disegna all'interno dei servizi
culturali, spazi di studio e ricerca di genere. Invito i lettori del blog che
si trovano ad una distanza non troppo eccesiva da Terni, a fare una
gita nella mia città, Terni appunto, e visitare questa bellissima mostra aperta
al pubblico tutti i giorni, eccetto il lunedì, dalle ore 10,00 alle ore 13,00 e
dalle ore 16,00 alle ore 19,00 – ingresso gratuito. Come amante della
poesia, segnalo, accanto alle tante fotografie, anche la presenza di
bellissime poesie, due delle quali qui sotto riporto:
Assenza di Wislawa
Szymborska http://it.wikipedia.org/wiki/Wis%C5%82awa_Szymborska
C'è mancato poco
che mia madre sposasse
il signor Zbigniew B. di Zdun'ska Wola.
e se mai fosse nata una figlia-non sarei
stata io.
Forse una dotata di più memoria per volti e
nomi,
e melodie udite una volta soltanto.
infallibile nel riconoscere ogni uccello.
Con voti eccellenti in chimica e fisica,
e più scarsi in polacco,
ma che di nascosto avrebbe scritto poesie
subito molto più interessanti delle mie.
C'è mancato poco
che mio padre intanto sposasse Jadwiga R. di zakopane.
E se mai fosse nata una figlia
non sarei stata io.
Forse una più ostinata nell'averla vinta.
Una che salterebbe senza paura nell'acqua
fonda.
Propensa a subire le emozioni della folla.
Vista di continuo in più luoghi
contemporaneamente,
ma di rado su un libro, molto spesso in
cortile
a giocare a pallone insieme ai ragazzini.
Forse si sarebbero perfino incontrate
nella stessa scuola e nella stessa classe.
Ma senza fare coppia,
nessuna parentela,
e nella foto di gruppo ben distanti.
Ragazzine, mettetevi qui
- avrebbe detto il fotografo-
quelle più basse davanti, quelle più alte
dietro.
E al mio segnale fate un bel sorriso.
Ma prima contatevi,
ci siete tutte?
Sì, signore, tutte.
Poi Alda Merini http://it.wikipedia.org/wiki/Alda_Merini
Inno alla donna
Stupenda
immacolata fortuna
per te tutte le creature
del regno
si sono aperte
e tu sei diventata la regina
delle nostre ombre
per te gli uomini
hanno preso
innumerevoli voli
creato l’alveare del
pensiero
per te donna è sorto
il mormorio dell’acqua
unica grazia
e tremi per i tuoi
incantesimi
che sono nelle tue mani
e tu hai un sogno
per ogni estate
un figlio per ogni pianto
un sospetto d’amore
per ogni capello
ora sei donna
tutto un perdono
e così come vi abita
il pensiero divino
fiorirà in segreto
attorniato
dalla tua grazia.
Per
chiudere il discorso sulla mostra, anche se vicino a grandi poetesse come
la Merini e la Szymborska mi sento veramente “piccola”, voglio proporvi
una poesia da me scritta nel 2002 dedicata alle donne dello Jutificio
Centurini. Dopo la poesia troverete cenni storici e bibliografici che aiutano a
comprendere il testo poetico e a conoscere una pagina della storia ternana.
CARLOTTA E
LE ALTRE di Chiara Passarella
Carlotta, Sara, Lucia,
Alessandra
giovani donne
di inizio novecento
fanciulle del popolo
logorate negli stabilimenti industriali,
ingaggiano la loro grande battaglia.
“Tu languisti come un fiore,
cui è mancata l’aria
ed il caldo bacio del sole”
Elvira, anni 18, morta di etisia
Elisa, anni 20, il braccio destro stroncato da un telaio
Corre l’anno 1914
Carlotta, Sara, Lucia, Alessandra
piccole bimbe
di inizio millennio
cybernetiche creature multimediali
osservano le loro mamme
muoversi con leggerezza.
Il computer acceso
lo schermo ammiccante
riflette il volto di una donna impaurita
Safya, anni 30, condannata a morte per lapidazione,
Tatiana, anni 19, sfigurata al volto dal suo protettore
Corre l’anno 2002
RIFERIMENTI
BIBLIOGRAFICI:
Carlotta Orientale - operaia dello Jutificio Centurini di Terni *
Sara Tabarrini - operaia dello Jutificio Centurini di Terni*
Lucia Pontani Lucchini – operaia dello Jutificio Centurini di Terni*
Alessandra Moretti –operaia dello Jutificio Centurini di Terni*
Elisa Alimenti – operaia Jutificio Centurini di Terni*
Elvira Costa – operaia dello Jutificio Centurini di Terni morta per
tubercolosi*
* i cenni storici riferiti alle donne sopra elencate sono tratti dal libro di
G. Giani “Donne e vita di Fabbrica a Terni” Editrice Sigla Tre - ottobre 1985 –
edito dal Comune di Terni – Consulta Regionale sui problemi della donna –
CESTRES Centro Studi di ricerche economico-sociali _
Safya
Hosseini Tungar-Tudu è una ragazza nigeriana di trent’anni, senza
marito. Ha avuto un bambino e dunque, per la legge fondamentalista
islamica, che nel suo paese ha valore di legge penale, se non interviene
una vasta proposta internazionale, sarà posta in una buca, seppellita sino al
seno e poi lapidata a morte dalla gente del suo stesso villaggio. Chiusa nella
sua capanna, lei allattail bambino che è diventato la sua condanna a morte. Gli
potrà dare il suoseno per qualche settimana, poi la trascineranno nella fossa e
la
massacreranno.
Tatiana : giovane prostituta slava di cui si è avuta notizia tramite i
telegiornali ed i quotidiani nazionali
Cenni
storici sullo Jutificio Centurini e Carlotta Orientale. «Operaie ribelli e chiassose»
sono state definite le donne dello Jutificio di Terni, fabbrica per la
produzione di sacchi di imballaggio e tessuti di juta sorta nel 1886, con una
occupazione iniziale di 315 unità (di cui 280 donne adulte e 16 con età
inferiore ai 14 anni). Nel 1927 arriva a 1.522 addetti, precipita a 551 nel
1932 e a 374 nel 1933, per poi risalire a 822 nel 1935 e stabilizzarsi
sulle 400 unità. Fino agli anni Cinquanta conta circa 600 addetti, nei primi
anni Sessanta l'occupazione diminuisce a 350 unità e su questa cifra si attesta
fino al momento della sua chiusura nel 1972. Studiose e ricercatrici si sono
soffermate sulla «chiassosità» come tratto tipico delle operaie dello Jutificio
Centurini, poi Jutificio di Terni, in riferimento alla storia della fabbrica
dalla sua nascita fino all'avvento del fascismo. Alla fabbrica chiassaiuola
segue la fabbrica «muta e passiva», come lo Jutificio fu dagli anni Trenta alla
prima metà degli anni Sessanta. Poi è di nuovo conflittualità, ma la crisi
difficilissima che la fabbrica attraversa, tra gli anni Sessanta e gli anni
Settanta, si concluderà, dopo un anno di occupazione, con il licenziamento per
tutte. Con la chiusura di quella fabbrica, il 15 luglio 1972, non rimane a
Terni nessun nucleo di classe operaia femminile. È una vicenda per certi
aspetti rimossa dalla coscienza del movimento operaio ternano, ma che rimane
molto viva nella coscienza popolare. Donne e fanciulle di campagna, ragazze
madri, attratte dalla sicurezza che il lavoro alla fabbrica della juta
offre, sopportano fatica, insalubrità degli ambienti, il rischio continuo di
infilarsi le mani sotto il telaio, uno stipendio da fame. Sopportano con grande
dignità, e a dispetto di giudizi non certo lusinghieri che circolano nei loro
confronti, fiere e compatte, spesso amiche. Sono combattive e forti, realiste,
per niente disposte alla mediazione, sempre in prima fila nei momenti di lotta.
E pur tuttavia poco inclini ad accettare incarichi e funzioni di rappresentanza
ufficiale ed esterna, politica e sindacale. È questa assenza da sedi e
poteri tradizionalmente maschili, il sindacato, le istituzioni locali, i
partiti, che ha favorito la soluzione della crisi dello Jutificio più fedele e
funzionale all'indiscutibile primato delle industrie siderurgica e chimica, che
hanno forgiato la città e l'intera provincia, e ne hanno condizionato lo
sviluppo? È un condizionamento che ha costituito un limite alla ricerca
di nuovi percorsi, più dinamici, diversificati, e soprattutto più rispettosi
della natura e qualità dell'offerta di lavoro. Così, con i sacchi di juta
diventati prodotto difficilissimo da vendere, le donne materiale umano
difficilissimo da utilizzare o da riconvertire, la soluzione più facile non
poteva che essere la cancellazione della fabbrica, la mobilità (parola nuova,
certo) per gli uomini, la fine dell'esperienza del lavoro per quasi tutte le
donne. Il lavoro di una donna è stato giudicato meno importante di quello di un
uomo. La mobilità di 52 maschi dallo Jutificio al Tubificio Itres è una
vittoria. Il ritorno a casa di 250 donne non è una sconfitta, ma semplicemente
l'inevitabile scotto da pagare. Quelle donne tornate a casa, quella miscela
strana di ribellione e di accettazione, sono il vero patrimonio andato
disperso. Un nucleo femminile di classe operaia ternana da allora non è più
esistito. Di questa assenza sono segnate le iniziative, le battaglie, la storia
più recente del movimento operaio e delle sue organizzazioni sindacali.
Carlotta
Orientale nata a Terni il 26 aprile 1893 – sono assenti riferimenti precisi
sulla data della morte – Prima donna Segretario Generale della Camera di
Lavoro di Terni (1916)
Il
contrasto tra le organizzazioni sindacali e le operaie di Centurini si attenua
nel momento in cui sindacalisti rivoluzionari assumono il controllo della
Camera del lavoro di Terni. L'iniziativa della Camera del lavoro non si fonda
più sulla ricerca della mediazione e di conseguenza il livello della
conflittualità si alza, assumendo le forme tipiche delle centurinarie. Nel 1914
la Camera del lavoro aderisce all'Unione sindacale italiana, contrapposta alla
Confederazione ispirata al socialismo riformistico. Nel 1916 proprio una
operaia dello Jutificio, Carlotta Orientale, ne diventa segretaria. Carlotta
Orientale, figlia di padre armaiolo e di madre casalinga, «ragazza alta,
slanciata, con gli occhi chiari e i capelli folti, che veste assai
modestamente, a 16 anni entra come operaia nello Jutificio, poi ottiene la
qualifica di tessitrice». Collaboratrice e poi redattrice del giornale «La Sommossa»,
organo della Camera del lavoro, svolge un'attivissima propaganda tra le
donne. Come segretaria organizza e sostiene le lotte di tutte le fabbriche
ternane, scatenando le ire del presidente della Terni Acciaierie, commendatore
Giuseppe Orlando «Chi è questa signorina Orientale? Chi la conosce? Noi
conosciamo solo i nostri operai, e voi non vi lasciate trasportare dai
dirigenti della Camera del lavoro, essi vi rovinano. Noi, noi soli, che siamo i
vostri padroni vi vogliamo bene, e quindi a noi dovete dare retta! ...».
«Rispondiamo. La signorina Orientale è la segretaria camerale e rappresenta la
persona di fiducia del proletariato ternano, né ha bisogno delle conoscenze di
sì altolocati personaggi per essere tale. Essa è un'autentica operaia che da
mane a sera suda e fatica e che si sente tanto in alto moralmente, da non
temere la discussione ed il fronte avversario. La conoscenza ci sembra
fatta...» Carlotta Orientale si impegna tenacemente per stabilire e consolidare
un rapporto di solidarietà tra donne ed organizzazione sindacale. Durante gli
anni della guerra fa assumere alle donne per la prima e forse unica volta un
livello di direzione su buona parte del movimento operaio ternano. La forza che
le centurinarie ne traggono le porta a inasprire la conflittualità e le lotte
in fabbrica, e a ottenere significative conquiste. CHIARA PASSARELLA
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