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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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616. SALVATOR MUNDI di Roberto Rapaccini
La vendita all’asta del Salvator Mundi fa riflettere. Fa
riflettere che il quadro abbia un valore inestimabile se è accertato che l’autore
sia Leonardo, e valga altresì molto meno se è di un suo allievo. È noto che l'indagine
volta ad individuare l'autore di un’opera costituisce il presupposto per
monetizzarne il valore. Questo testimonia la crisi del concetto di Arte, che
dovrebbe essere considerata una realtà che vive di vita propria e che si impone
all'uomo con un linguaggio autonomo e non convenzionale, di
straordinaria forza evocativa ed emozionale. Quantificare il valore di un'opera
in relazione all’individuazione del suo autore significa sconfessare che il
prodotto della creatività umana viva un’esistenza indipendente, ovvero, in
pratica, disconoscere che l'artista sia soltanto solo un faber, un medium
inconsapevole, un tramite fra la bassa realtà degli uomini e un alto universo
che si rivela attraverso cromatismi, segni e forme. Incuriositi e meravigliati
abbiamo apprezzato l'acuta provocazione concettuale di Piero Manzoni, che negli
anni sessanta inscatolò le proprie feci indicandole ironicamente come opera
d'arte in quanto esse costituivano il prodotto di un’artista; stigmatizzava
così che la qualificazione di un oggetto artistico potesse fondarsi in maniera
eteronoma sulla sua genesi piuttosto che su endogeni connotati oggettivi. La
sua ‘Merde d’Artiste’ ci ha fatto sorridere, ignari di essere parte di questo
equivoco: come fruitori e pubblico consideriamo prioritaria la notorietà
dell’autore di un’opera piuttosto che il
suo valore intrinseco; dimentichiamo che anche gli artisti più celebrati, fra
le numerose opere realizzate in vita, hanno portato a termine solo alcuni
capolavori. Un modo per uscire dall'equivoco è ritenere che il mercato
dell'Arte non abbia nulla a che vedere con l'Arte stessa dal momento che in
concreto mutatis mutandis consideriamo
il valore economico di un’opera esclusivamente con i parametri simili a quelli
che si applicano per qualsiasi altro bene da collezione, come se si trattasse
di un francobollo o di una moneta. Naturalmente con questo non si vuole
affermare che l'indagine che porta ad individuare il contesto, la scuola, e possibilmente
l'artista-autore, non abbia significato: l'analisi storico-sistematica è un
puntuale strumento di interpretazione del lavoro che spesso inconsapevolmente l’artista
produce attingendo da archetipi collettivi, , e che non di rado integra anche
il precipitato di un'epoca: su questa indagine può fondarsi la decodificazione
parziale dell’opera, ma non un
automatico giudizio sulla sua quantificazione economica, ammesso che
l'espressione di un linguaggio che riflette il mistero dell'universo possa essere
stimato in maniera determinata. La definizione del valore economico di un’opera
è un esercizio dell'imperfezione umana, riflette una perversa abitudine
all’illogicità mentale. È anche questo un passivo adeguamento al pensiero unico
imposto dalle convenzioni. ROBERTO RAPACCINI
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WEBMASTER: Roberto RAPACCINI
A chi può procedere malgrado gli enigmi, si apre una via. Sottomettiti agli enigmi e a ciò che è assolutamente incomprensibile. Ci sono ponti da capogiro, sospesi su abissi di perenne profondità. Ma tu segui gli enigmi.
(Carl Gustav Jung)
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