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LA FOTO DELLA SETTIMANA a cura di NICOLA D'ALESSIO
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608. UN ALTRO MODO DI INVECCHIARE da un'Americana a Venezia
In lingua inglese
diciamo, "Time waits for no one."
Il tempo non si ferma per nessuno.
Questo pensiero mi è stato ricorrente nel mese di luglio quando ho passato
tre settimane dentro una residenza per anziani semi-indipendenti. Negli USA questo tipo di struttura si chiama assisted living facility, cioè, vita
assistita. Mio papà (89) e sua sorella (96)
sono vicini di casa nella struttura dove abitano circa 40 residenti in cima ad
una collina nella campagna collinosa dove sono nati. Lì ognuno affitta un appartamento che
consiste di piccola cucina, salotto, camera e bagno. Chi ha la macchina può tenerla nel parcheggio
oppure affittare un posto nel garage. Quasi
tutti i residenti hanno rinunciato alla macchina. La maggior parte di loro non è più capace di
salire in macchina senza assistenza. Mio
papà ce l'ha tuttora e guida ogni tanto.
Lui e la zia, che ha la macchina anche lei, ormai rifiutano di essere
reciprocamente passeggeri, segno dello stato attuale delle cose. Chi ha bisogno di trasporto può averlo gratis
comunque. I residenti possono preparare i
pasti da soli, volendo, oppure possono pagare un tot mensile e mangiare nella bella
sala da pranzo con vista dove sono serviti pasti interessanti in comunità. La maggior parte dei residenti preferisce
questo sistema. Chi vuole tenere un
animale di piccola taglia lo può fare.
Ci sono cagnetti e una gatta nella struttura, anziani anche loro. Di giorno e fino a tarda sera, giovani donne sorridenti
girano fra gli appartamenti per fare i controlli sanitari di routine, consegnando
farmaci, dando assistenza con le attività quotidiane e assicurando che tutti i
residenti stiano bene. C'è un animatore,
un italoamericano di nome Bob, che arriva il lunedì fino a sabato, qualche
volta assistito da due nipotine. Bob
propone attività di ogni tipo. Sotto la
sua guida gli anziani giocano a hockey, a palla, a bowling. Giocano alle carte, ai dadi, a Bingo e agli
esercizi di memoria e di manualità.
Possono scegliere premi utili: tubetti di dentifricio, fazzoletti di carta,
crema idratante, sapone, belle cose fatte a mano, come portaoggetti che vanno
appesi sugli strumenti di deambulazione e sedie a rotelle. C'è chi sceglie invece la scatola di
dolci. Basta che non abbia il diabete. La figlia di Bob arriva per guidare attività
creative. Gli anziani disegnano, dipingono,
fanno oggetti vari e lavorano su progetti da gruppo. Qualcuno fa esercizi nella piccola palestra,
qualcuno lavora sui puzzle da tavola. Periodicamente
arrivano infermieri e terapisti per stimolare un pò di movimento mirato. Ci sono concerti, servizi religiosi, feste
non-stop. Chi vuole sedersi all'aperto
trova un panorama scenico fuori dalle porte del salone comune. Può dondolare sul portico o camminare su una
pista in vista di una grande birdhouse
di legno fatta per gli uccellini. Sotto
il gazebo spunta ogni tanto una
famiglia di conigli selvatici. Qualche
volta passano altri animali di bosco. La
mascotte della struttura, un cucciolo parte Labrador, parte pitbull, gira fra
gli anziani seduti, facendo pet therapy. Altri cani possono entrare anche loro,
ricevendo molto affetto. L'ambiente nella
sua totalità offre ai senior una vita dignitosa in un'atmosfera
amichevole. La residente più anziana
vanta 103 primavere, seduta in sedia a rotelle ma ancora molto sveglia. La più vecchia residente della struttura è
morta il giorno prima del suo 112° compleanno, ricordata da molti come grande signora fino
all'ultimo. Il più giovane residente attuale
è un ultra-sessantenne con gravi problemi di cuore. Come ho già detto, sono rimasta come
residente-in-visita per 21 giorni, ospite nel piccolo appartamento di mio padre. Se la nostra famiglia fosse nata in Italia,
Papà non starebbe in una residenza simile.
Starebbe con noi, i figli, presumo.
Ma negli USA, è insolito accudire gli anziani genitori, un fatto che mi
fa tristezza adesso che sono diventata italiana al cuore. Negli USA una persona compra l'assicurazione
per la cura long-term, a lungo termine,
per poter pagare le rate mensili in una struttura di assisted living come anche di un nursing home, cioè, di una struttura ospedaliera dove girano medici
e infermieri 24 ore al giorno. Gli
anziani dove abitano Papà e Zia sono molto fortunati perchè non solo sono
ancora semi-indipendenti, ma anche perché possono permettersi di vivere gli
ultimi anni in un posto eccezionalmente gradevole e solidale. Che cosa ho portato via da questa mia insolita
vacanza? Cosa pretendono gli anziani,
siano quelli dentro una struttura siano quelli a casa? Credo che vogliano essere visti come le
stesse persone che sono sempre state, sebbene ora piegate dal tempo. Gli anziani vogliono essere amati e
rispettati, esattamente come le persone più giovani. Ma soprattutto, credo, vogliono essere
ricordati. Abbiamo fatto delle conversazioni,
gli anziani ed io. Ho capito che dentro
ogni "old man" e che dentro ogni "old lady" c'è un tesoro
di ricordi e una grande voglia di condividerli.
Quanti di questi nuovi amici mi hanno detto, subito prima della mia
partenza per l'Italia, "Grazie di essere stata con noi. Quando torni ancora in Italia, ricordami." Il tempo non aspetta nessuno, ma noi possiamo
aspettarci a vicenda. Possiamo ricordare
i nostri anziani, vivi o morti che siano, e mandar pensieri e preghiere amorevoli. Guardiamo il più vecchio albero e ricordiamo
che dietro quella corteccia rugosa, quel tronco ormai macchiato e bucato, corre
ancora la vita, sale ancora la linfa.
Quel vecchio albero è in grado di dare più che mai il sollievo dell'ombra
rinfrescante a tutti che si fermano a cercarlo. UN’AMERICANA A VENEZIA
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IN QUESTI ANNI ABBIAMO CORSO COSÌ VELOCEMENTE CHE DOBBIAMO ORA FERMARCI PERCHÈ LA NOSTRA ANIMA POSSA RAGGIUNGERCI
(Michael Ende)
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